UEM
UEM [Unione Economica e Monetaria]
Processo di convergenza delle politiche economiche e monetarie degli Stati membri della CE (v.) sfociato, dal 1° gennaio 1999, nell'adozione di una moneta unica (v. Euro) e nella istituzione della Banca Centrale Europea (v. BCE).
Il progetto dell'UEM costituisce uno delle più significative disposizioni del trattato di Maastricht (v.), entrato in vigore nel 1993. Sulla scorta del rapporto presentato dalla Commissione Delors, il trattato ha previsto che il processo di integrazione si svolgesse in tre fasi:
— la fase I ha avuto inizio il 1° luglio 1990 e si è conclusa nel 1993;
— la fase II, partita il 1° gennaio 1994, avrebbe dovuto chiudersi il 1° gennaio 1997; problemi operativi hanno però consigliato di prolungarla fino al 31 dicembre 1998;
— la fase III, che ha avuto inizio il 1° gennaio 1999.
Questa scansione temporale ha riguardato sia il processo di convergenza delle politiche economiche (unione economica, appunto) sia l'integrazione monetaria.
La prima fase dell'unione economica ha visto, infatti, l'instaurarsi di meccanismi di sorveglianza multilaterale: gli Stati membri trasmettono alla Commissione le informazioni concernenti le misure adottate nell'ambito della loro politica economica e l'organo comunitario controlla la conformità degli indirizzi di massima adottati dal Consiglio.
A partire dalla seconda fase è stata posta una maggiore attenzione alla politica delle finanze pubbliche. È stata infatti vietata la concessione di scoperti di conto o di altre facilitazioni creditizie da parte dell'IME (v.) o delle banche centrali ad istituzioni comunitarie o enti pubblici nazionali. Inoltre, né gli organi comunitari né gli Stati membri rispondono degli impegni assunti da altri Stati membri (v. No bail out clause). Qualora, inoltre, vengano riscontrati disavanzi pubblici eccessivi (superiori al 3% del PIL), la Commissione trasmette un parere al Consiglio il quale formula raccomandazioni riservate allo Stato membro; se quest'ultimo, entro un termine stabilito, non si conforma alla raccomandazione, essa viene resa pubblica, con le immaginabili conseguenze di carattere economico e politico.
Con il passaggio alla terza fase (dal 1° gennaio 1999), possono essere adottate anche misure sanzionatorie nei confronti degli Stati membri con deficit eccessivi: al fine di assicurare che i singoli Stati perseverino nel rispetto dei criteri di convergenza (v.) anche nella terza fase, il patto di stabilità e di crescita (v.) approvato nel corso del vertice di Dublino prevede, infatti, misure preventive e dissuasive.
Questa severità in materia di finanze pubbliche è facilmente comprensibile se si considera che, dal 1° gennaio 1999, l'evoluzione economica di ciascuno Stato partecipante all'UEM si riflette sull'inflazione dell'area dell'euro (v.) e sul tasso di cambio unico stabilito fra l'euro e le altre monete. Ora, mentre la politica monetaria è gestita da organismi comunitari come la BCE, la politica economica e la determinazione dei livelli salariali restano competenza dei singoli Stati; di qui l'esigenza di una rigorosa sorveglianza delle politiche di bilancio, tributarie e strutturali (nel mercato del lavoro, nell'andamento dei costi e dei prezzi) dei singoli Stati membri.
L'organo cui è stato affidato il coordinamento economico è l'ECOFIN (v.), unico organo autorizzato a formulare gli indirizzi di massima per le politiche economiche (indirizzi che costituiscono il principale strumento per il coordinamento economico).
Per quanto riguarda l'unione monetaria, dopo la totale liberalizzazione dei movimenti di capitali fra gli Stati membri (1° luglio 1990) si è assistito ad una forzata convergenza della politica monetaria (v.) adottata dai singoli paesi. Nel corso della seconda fase, questo maggior coordinamento ha riguardato, soprattutto, i criteri di convergenza (v.) previsti dal Trattato di Maastricht (finanze pubbliche, inflazione, tassi d'interesse, stabilità del cambio).
A partire dal 1° gennaio 1999 l'euro è adottato come moneta bancaria e come unità di conto, mentre i titoli del debito pubblico sono emessi in euro. Contemporaneamente, la BCE ha sostituito l'IME. Il 1° gennaio 2002 inizierà la materiale emissione di monete in euro che, per alcuni mesi circoleranno contemporaneamente alle valute nazionali. Il 1° marzo 2002, infine, l'euro sarà l'unica moneta circolante.
Vedi tabella.
Processo di convergenza delle politiche economiche e monetarie degli Stati membri della CE (v.) sfociato, dal 1° gennaio 1999, nell'adozione di una moneta unica (v. Euro) e nella istituzione della Banca Centrale Europea (v. BCE).
Il progetto dell'UEM costituisce uno delle più significative disposizioni del trattato di Maastricht (v.), entrato in vigore nel 1993. Sulla scorta del rapporto presentato dalla Commissione Delors, il trattato ha previsto che il processo di integrazione si svolgesse in tre fasi:
— la fase I ha avuto inizio il 1° luglio 1990 e si è conclusa nel 1993;
— la fase II, partita il 1° gennaio 1994, avrebbe dovuto chiudersi il 1° gennaio 1997; problemi operativi hanno però consigliato di prolungarla fino al 31 dicembre 1998;
— la fase III, che ha avuto inizio il 1° gennaio 1999.
Questa scansione temporale ha riguardato sia il processo di convergenza delle politiche economiche (unione economica, appunto) sia l'integrazione monetaria.
La prima fase dell'unione economica ha visto, infatti, l'instaurarsi di meccanismi di sorveglianza multilaterale: gli Stati membri trasmettono alla Commissione le informazioni concernenti le misure adottate nell'ambito della loro politica economica e l'organo comunitario controlla la conformità degli indirizzi di massima adottati dal Consiglio.
A partire dalla seconda fase è stata posta una maggiore attenzione alla politica delle finanze pubbliche. È stata infatti vietata la concessione di scoperti di conto o di altre facilitazioni creditizie da parte dell'IME (v.) o delle banche centrali ad istituzioni comunitarie o enti pubblici nazionali. Inoltre, né gli organi comunitari né gli Stati membri rispondono degli impegni assunti da altri Stati membri (v. No bail out clause). Qualora, inoltre, vengano riscontrati disavanzi pubblici eccessivi (superiori al 3% del PIL), la Commissione trasmette un parere al Consiglio il quale formula raccomandazioni riservate allo Stato membro; se quest'ultimo, entro un termine stabilito, non si conforma alla raccomandazione, essa viene resa pubblica, con le immaginabili conseguenze di carattere economico e politico.
Con il passaggio alla terza fase (dal 1° gennaio 1999), possono essere adottate anche misure sanzionatorie nei confronti degli Stati membri con deficit eccessivi: al fine di assicurare che i singoli Stati perseverino nel rispetto dei criteri di convergenza (v.) anche nella terza fase, il patto di stabilità e di crescita (v.) approvato nel corso del vertice di Dublino prevede, infatti, misure preventive e dissuasive.
Questa severità in materia di finanze pubbliche è facilmente comprensibile se si considera che, dal 1° gennaio 1999, l'evoluzione economica di ciascuno Stato partecipante all'UEM si riflette sull'inflazione dell'area dell'euro (v.) e sul tasso di cambio unico stabilito fra l'euro e le altre monete. Ora, mentre la politica monetaria è gestita da organismi comunitari come la BCE, la politica economica e la determinazione dei livelli salariali restano competenza dei singoli Stati; di qui l'esigenza di una rigorosa sorveglianza delle politiche di bilancio, tributarie e strutturali (nel mercato del lavoro, nell'andamento dei costi e dei prezzi) dei singoli Stati membri.
L'organo cui è stato affidato il coordinamento economico è l'ECOFIN (v.), unico organo autorizzato a formulare gli indirizzi di massima per le politiche economiche (indirizzi che costituiscono il principale strumento per il coordinamento economico).
Per quanto riguarda l'unione monetaria, dopo la totale liberalizzazione dei movimenti di capitali fra gli Stati membri (1° luglio 1990) si è assistito ad una forzata convergenza della politica monetaria (v.) adottata dai singoli paesi. Nel corso della seconda fase, questo maggior coordinamento ha riguardato, soprattutto, i criteri di convergenza (v.) previsti dal Trattato di Maastricht (finanze pubbliche, inflazione, tassi d'interesse, stabilità del cambio).
A partire dal 1° gennaio 1999 l'euro è adottato come moneta bancaria e come unità di conto, mentre i titoli del debito pubblico sono emessi in euro. Contemporaneamente, la BCE ha sostituito l'IME. Il 1° gennaio 2002 inizierà la materiale emissione di monete in euro che, per alcuni mesi circoleranno contemporaneamente alle valute nazionali. Il 1° marzo 2002, infine, l'euro sarà l'unica moneta circolante.
Vedi tabella.