Teoria del fondo salari

Teoria del fondo salari

Teoria basata sull'ipotesi che la domanda di lavoro fosse determinata dalla quantità di capitale destinato a pagare il lavoro e che, pertanto, essa variasse con il variare dell'accumulazione del capitale. In pratica, il salario veniva individuato dividendo il fondo salari (vale a dire il capitale disponibile per remunerare i lavoratori) per il numero della popolazione salariata in cerca di lavoro. Si creava, così, un tasso naturale di piena occupazione.
Questa teoria venne utilizzata per tentare di dimostrare l'inutilità di ogni azione sindacale, volta a modificare il saggio generale di salario o a ritardare il processo di accumulazione del capitale. Per questa ragione, benché il suo autore, J. Stuart Mill (v.), l'avesse in un secondo momento ripudiata, trovò l'entusiastica approvazione della classe dirigente.
La critica alla teoria del fondo salari è motivata dalla considerazione che il capitale destinato ai salari non è un fondo fisso, ma varia insieme con la produttività del lavoro: in sostanza, la ripartizione del reddito a disposizione degli imprenditori fra investimenti e consumi non è fissa, ma si modifica in funzione delle aspettative di profitto.