Teoria comportamentale dell'impresa
Teoria comportamentale dell'impresa
Teoria, elaborata nel corso degli anni '60 e '70, che si pone l'obiettivo di mettere in evidenza le diverse variabili che possono influire sul processo decisionale di un'impresa. Questa teoria rappresenta un punto di svolta importante rispetto alle precedenti teorie neoclassiche dell'impresa che presupponevano un comportamento teso alla massimizzazione del profitto, dati alcuni fattori produttivi a disposizione. L'impresa presenta, secondo questa teoria, una complessità tale da permettere ad alcuni gruppi (interni ed esterni all'impresa stessa) di condizionare il processo decisionale. In questo contesto l'impresa non può assumere decisioni con la completa conoscenza di tutte le informazioni riguardanti le risorse disponibili, i vincoli, l'evoluzione del mercato ecc., ma può solo assumere decisioni proceduralmente razionali, ovvero decisioni che, pur perseguendo un obiettivo massimizzante, tengano conto della limitata disponibilità di informazioni. L'impresa, quindi, si caratterizza come un corpo sociale speciale formato da individui (o più spesso gruppi di individui) che sovente hanno obiettivi e aspettative diverse (e anche conflittuali) tra loro; si pensi, ad esempio, alle motivazioni e agli interessi che possono opporre operai, impiegati, dirigenti, azionisti, clienti, fornitori ecc. In questo contesto la fissazione di obiettivi aziendali non può rispondere esclusivamente ad un criterio di massimizzazione dei profitti ma può e deve tener conto di altre variabili. Il ruolo del personale direttivo è, quindi, quello di assumere decisioni che, pur non essendo ottimali da un punto di vista produttivo, risultino soddisfacenti se inquadrate nell'ambito della complessa struttura aziendale; nell'esplicare questa funzione esso è aiutato dalle esperienze passate le quali costituiscono degli utili indicatori per permettere un rapido adeguamento dell'impresa alle nuove esigenze.
La teoria, sviluppata da Cyert e March e che riprendeva studi già compiuti da Simon (v.), ha costituito un fattore importante nella ridefinizione dell'analisi teorica legata alle problematiche del processo decisionale all'interno dell'impresa.
Teoria, elaborata nel corso degli anni '60 e '70, che si pone l'obiettivo di mettere in evidenza le diverse variabili che possono influire sul processo decisionale di un'impresa. Questa teoria rappresenta un punto di svolta importante rispetto alle precedenti teorie neoclassiche dell'impresa che presupponevano un comportamento teso alla massimizzazione del profitto, dati alcuni fattori produttivi a disposizione. L'impresa presenta, secondo questa teoria, una complessità tale da permettere ad alcuni gruppi (interni ed esterni all'impresa stessa) di condizionare il processo decisionale. In questo contesto l'impresa non può assumere decisioni con la completa conoscenza di tutte le informazioni riguardanti le risorse disponibili, i vincoli, l'evoluzione del mercato ecc., ma può solo assumere decisioni proceduralmente razionali, ovvero decisioni che, pur perseguendo un obiettivo massimizzante, tengano conto della limitata disponibilità di informazioni. L'impresa, quindi, si caratterizza come un corpo sociale speciale formato da individui (o più spesso gruppi di individui) che sovente hanno obiettivi e aspettative diverse (e anche conflittuali) tra loro; si pensi, ad esempio, alle motivazioni e agli interessi che possono opporre operai, impiegati, dirigenti, azionisti, clienti, fornitori ecc. In questo contesto la fissazione di obiettivi aziendali non può rispondere esclusivamente ad un criterio di massimizzazione dei profitti ma può e deve tener conto di altre variabili. Il ruolo del personale direttivo è, quindi, quello di assumere decisioni che, pur non essendo ottimali da un punto di vista produttivo, risultino soddisfacenti se inquadrate nell'ambito della complessa struttura aziendale; nell'esplicare questa funzione esso è aiutato dalle esperienze passate le quali costituiscono degli utili indicatori per permettere un rapido adeguamento dell'impresa alle nuove esigenze.
La teoria, sviluppata da Cyert e March e che riprendeva studi già compiuti da Simon (v.), ha costituito un fattore importante nella ridefinizione dell'analisi teorica legata alle problematiche del processo decisionale all'interno dell'impresa.