Stretta creditizia
Stretta creditizia
Iniziativa di politica monetaria (v.) che determina un restringimento dell'offerta di moneta (v.) e, di conseguenza, degli investimenti e del reddito disponibile. Tra le manovre restrittive maggiormente impiegate si ricordano la variazione delle condizioni sulle operazioni su inziativa delle controparti (v.), le operazioni di mercato aperto (v.) e la limitazione degli impieghi bancari.
Gli studi sugli interventi di politica monetaria hanno evidenziato una notevole asimmetria nella sua efficacia: se, infatti, essa si dimostra adatta a raffreddare una situazione congiunturale caratterizzata da eccessiva crescita dei prezzi o da deficit nella bilancia dei pagamenti, per converso si è dimostrata meno efficace quando si è trattato di ridare slancio all'economia (politica monetaria espansiva). Fra le possibili spiegazioni di questo fenomeno vi è il fatto che il moltiplicatore dei depositi (v.) effettivo è relativamente più grande in occasione di una riduzione, piuttosto che di un aumento, della base monetaria (v.). Inoltre, i tassi d'interesse nominali hanno sempre un valore minimo al di sotto del quale è impossibile che scendano; sarà sempre possibile, invece, un innalzamento dei tassi d'inflazione. Non va, inoltre, sottovalutata l'ipotesi di razionamento del credito (v.).
Un'ulteriore spiegazione di questa asimmetria riguarda l'effetto d'immobilizzo (v.) o effetto Roosa: una politica restrittiva provoca perdite in conto capitale sui titoli a reddito fisso nel portafoglio delle banche e, quindi, ne rende più difficile lo smobilizzo (lock-in); in tal senso una politica restrittiva agisce non solo sulla domanda ma anche sull'offerta di credito.
Iniziativa di politica monetaria (v.) che determina un restringimento dell'offerta di moneta (v.) e, di conseguenza, degli investimenti e del reddito disponibile. Tra le manovre restrittive maggiormente impiegate si ricordano la variazione delle condizioni sulle operazioni su inziativa delle controparti (v.), le operazioni di mercato aperto (v.) e la limitazione degli impieghi bancari.
Gli studi sugli interventi di politica monetaria hanno evidenziato una notevole asimmetria nella sua efficacia: se, infatti, essa si dimostra adatta a raffreddare una situazione congiunturale caratterizzata da eccessiva crescita dei prezzi o da deficit nella bilancia dei pagamenti, per converso si è dimostrata meno efficace quando si è trattato di ridare slancio all'economia (politica monetaria espansiva). Fra le possibili spiegazioni di questo fenomeno vi è il fatto che il moltiplicatore dei depositi (v.) effettivo è relativamente più grande in occasione di una riduzione, piuttosto che di un aumento, della base monetaria (v.). Inoltre, i tassi d'interesse nominali hanno sempre un valore minimo al di sotto del quale è impossibile che scendano; sarà sempre possibile, invece, un innalzamento dei tassi d'inflazione. Non va, inoltre, sottovalutata l'ipotesi di razionamento del credito (v.).
Un'ulteriore spiegazione di questa asimmetria riguarda l'effetto d'immobilizzo (v.) o effetto Roosa: una politica restrittiva provoca perdite in conto capitale sui titoli a reddito fisso nel portafoglio delle banche e, quindi, ne rende più difficile lo smobilizzo (lock-in); in tal senso una politica restrittiva agisce non solo sulla domanda ma anche sull'offerta di credito.