Spesa pubblica
Spesa pubblica
Insieme delle spese che lo Stato e gli enti pubblici effettuano per soddisfare gli interessi pubblici. In genere, da un punto di vista strettamente economico, si distingue fra:
— spese di trasformazione, corrispondenti agli investimenti pubblici (acquisto di fattori produttivi e loro utilizzo nella produzione);
— spese di trasferimento, che consistono nella erogazione di sussidi (v.) a particolari categorie di cittadini, imprese ecc. In questo caso si ha un semplice trasferimento di risorse e dunque una redistribuzione della ricchezza.
Dalla definizione data si rilevano i molteplici intenti che la spesa pubblica mira a realizzare e che possono così sintetizzarsi:
— la produzione e la conduzione di pubblici servizi essenziali alla vita della comunità;
— la stabilizzazione e lo sviluppo del reddito dei singoli e delle imprese;
— una redistribuzione più equa del reddito per migliorare il benessere generale.
Nella finanza moderna la spesa pubblica ha assunto un ruolo sempre più importante in seguito all'affermarsi delle teorie di Keynes (v.).
La manovra della spesa pubblica che permette di effettuare investimenti pubblici aggiuntivi rispetto agli investimenti privati, accresce infatti la domanda (v.) globale e quindi il reddito nazionale attraverso il meccanismo del moltiplicatore (v. Moltiplicatore della spesa pubblica).
Le teorie keynesiane e la pratica del finanziamento in deficit (v. Deficit spending) non bastano, però, a spiegare da sole la crescente incidenza della spesa pubblica sul reddito nazionale. L'espansione del settore pubblico ha riguardato tutti i paesi più industrializzati: da un'incidenza inferiore al 10% alla fine del secolo scorso, si è passati all'attuale 50%. Già Wagner (v. Legge di Wagner) aveva ipotizzato che la crescente complessità dei sistemi economici avrebbe comportato un aumento della spesa pubblica.
Gli autori della scuola della Public choice (v.), dal conto loro, ritengono che la crescita del settore pubblico sia motivata da numerosi fattori:
— fattori politici: i Governi, in prossimità delle elezioni, aumenterebbero trasferimenti e investimenti pubblici per accattivarsi il favore degli elettori (v. Ciclo elettorale);
— fattori sociali: la spesa pubblica è vischiosa verso il basso (in altre parole, è più facile aumentare le spese che diminuirle); di conseguenza, in periodi di recessione lo Stato aumenta le spese sociali (v. Welfare State); quando, in periodi di ripresa, lo Stato tenta di ridurre la spesa assistenziale, l'ostilità dei cittadini impedisce il ridimensionamento;
— fattori istituzionali: nel processo di formazione dei bilanci, i burocrati richiedono un aumento delle risorse a disposizione per accrescere il proprio prestigio e la propria posizione (v. Burocrazia).
Insieme delle spese che lo Stato e gli enti pubblici effettuano per soddisfare gli interessi pubblici. In genere, da un punto di vista strettamente economico, si distingue fra:
— spese di trasformazione, corrispondenti agli investimenti pubblici (acquisto di fattori produttivi e loro utilizzo nella produzione);
— spese di trasferimento, che consistono nella erogazione di sussidi (v.) a particolari categorie di cittadini, imprese ecc. In questo caso si ha un semplice trasferimento di risorse e dunque una redistribuzione della ricchezza.
Dalla definizione data si rilevano i molteplici intenti che la spesa pubblica mira a realizzare e che possono così sintetizzarsi:
— la produzione e la conduzione di pubblici servizi essenziali alla vita della comunità;
— la stabilizzazione e lo sviluppo del reddito dei singoli e delle imprese;
— una redistribuzione più equa del reddito per migliorare il benessere generale.
Nella finanza moderna la spesa pubblica ha assunto un ruolo sempre più importante in seguito all'affermarsi delle teorie di Keynes (v.).
La manovra della spesa pubblica che permette di effettuare investimenti pubblici aggiuntivi rispetto agli investimenti privati, accresce infatti la domanda (v.) globale e quindi il reddito nazionale attraverso il meccanismo del moltiplicatore (v. Moltiplicatore della spesa pubblica).
Le teorie keynesiane e la pratica del finanziamento in deficit (v. Deficit spending) non bastano, però, a spiegare da sole la crescente incidenza della spesa pubblica sul reddito nazionale. L'espansione del settore pubblico ha riguardato tutti i paesi più industrializzati: da un'incidenza inferiore al 10% alla fine del secolo scorso, si è passati all'attuale 50%. Già Wagner (v. Legge di Wagner) aveva ipotizzato che la crescente complessità dei sistemi economici avrebbe comportato un aumento della spesa pubblica.
Gli autori della scuola della Public choice (v.), dal conto loro, ritengono che la crescita del settore pubblico sia motivata da numerosi fattori:
— fattori politici: i Governi, in prossimità delle elezioni, aumenterebbero trasferimenti e investimenti pubblici per accattivarsi il favore degli elettori (v. Ciclo elettorale);
— fattori sociali: la spesa pubblica è vischiosa verso il basso (in altre parole, è più facile aumentare le spese che diminuirle); di conseguenza, in periodi di recessione lo Stato aumenta le spese sociali (v. Welfare State); quando, in periodi di ripresa, lo Stato tenta di ridurre la spesa assistenziale, l'ostilità dei cittadini impedisce il ridimensionamento;
— fattori istituzionali: nel processo di formazione dei bilanci, i burocrati richiedono un aumento delle risorse a disposizione per accrescere il proprio prestigio e la propria posizione (v. Burocrazia).