SME
SME [Sistema Monetario Europeo]
Creato nel 1978, dopo il fallimento del secondo serpente monetario (v.), ed entrato in vigore nel marzo del 1979, aveva come obiettivo la creazione di una zona di stabilità monetaria in Europa per evitare che il disordine monetario ostacolasse il processo di integrazione a livello comunitario. Il suo aspetto più innovativo era costituito dall'introduzione dell'ECU (v.), costituito da un paniere di monete della CE (v.) prese con diversi pesi.
Ogni moneta aveva, dunque, definito la propria parità centrale rispetto all'ECU, e da questa si ricavavano le parità bilaterali fra due qualsiasi monete (cross rate o griglia delle parità bilaterali). Una volta fissate queste parità bilaterali, i paesi membri erano tenuti a difenderle entro un certo margine di oscillazione. Fin dall'inizio, però, si era previsto che alcuni paesi (in considerazione della debolezza della loro moneta) potessero adottare una banda di oscillazione più ampia (± 6%), da ridurre non appena le condizioni economiche lo consentano.
Tra il 1992 ed il 1993 lo SME ha attraversato un periodo di profonda crisi dovuta:
— alla decisione, dell'autunno 1992, dell'Italia e della Gran Bretagna di abbandonare il sistema, in quanto non erano più in grado di mantenere le rispettive monete entro le bande previste; solo nel novembre 1996 la lira ha fatto rientro nello SME;
— all'ampliamento della banda di oscillazione al ± 15%, avvenuto nell'agosto 1993, in quanto diverse monete rischiavano altrimenti di dover abbandonare il meccanismo, in seguito alle forti pressioni speculative.
Con l'introduzione della moneta unica europea (v. Euro) l'esperienza dello SME è terminata in quanto è venuta meno la necessità dell'esistenza di un meccanismo di stabilizzazione dei cambi almeno tra i paesi facenti parte dell'area euro. Per quei paesi che non hanno adottato l'euro è stato istituito invece un meccanismo di cambio tra la moneta di questi paesi e l'euro: lo SME-2 (v.).
Creato nel 1978, dopo il fallimento del secondo serpente monetario (v.), ed entrato in vigore nel marzo del 1979, aveva come obiettivo la creazione di una zona di stabilità monetaria in Europa per evitare che il disordine monetario ostacolasse il processo di integrazione a livello comunitario. Il suo aspetto più innovativo era costituito dall'introduzione dell'ECU (v.), costituito da un paniere di monete della CE (v.) prese con diversi pesi.
Ogni moneta aveva, dunque, definito la propria parità centrale rispetto all'ECU, e da questa si ricavavano le parità bilaterali fra due qualsiasi monete (cross rate o griglia delle parità bilaterali). Una volta fissate queste parità bilaterali, i paesi membri erano tenuti a difenderle entro un certo margine di oscillazione. Fin dall'inizio, però, si era previsto che alcuni paesi (in considerazione della debolezza della loro moneta) potessero adottare una banda di oscillazione più ampia (± 6%), da ridurre non appena le condizioni economiche lo consentano.
Tra il 1992 ed il 1993 lo SME ha attraversato un periodo di profonda crisi dovuta:
— alla decisione, dell'autunno 1992, dell'Italia e della Gran Bretagna di abbandonare il sistema, in quanto non erano più in grado di mantenere le rispettive monete entro le bande previste; solo nel novembre 1996 la lira ha fatto rientro nello SME;
— all'ampliamento della banda di oscillazione al ± 15%, avvenuto nell'agosto 1993, in quanto diverse monete rischiavano altrimenti di dover abbandonare il meccanismo, in seguito alle forti pressioni speculative.
Con l'introduzione della moneta unica europea (v. Euro) l'esperienza dello SME è terminata in quanto è venuta meno la necessità dell'esistenza di un meccanismo di stabilizzazione dei cambi almeno tra i paesi facenti parte dell'area euro. Per quei paesi che non hanno adottato l'euro è stato istituito invece un meccanismo di cambio tra la moneta di questi paesi e l'euro: lo SME-2 (v.).