Sistema tributario
Sistema tributario
Insieme di norme che regolano l'attività impositiva dello Stato.
In Italia il sistema tributario è stato oggetto di diverse riforme negli anni successivi all'ultimo conflitto mondiale. Un primo tentativo di Riforma Tributaria si ebbe nel 1951 (c.d. legge Vanoni) con la quale si tentò di porre rimedio ai macroscopici difetti della legislazione anteriore che consistevano soprattutto:
— nell'eccessiva produzione legislativa (spesso frammentaria e poco chiara);
— nel fatto che alcuni beni erano soggetti all'imposizione di più tributi (v. Doppia imposizione);
— in aliquote elevate;
— nella lentezza burocratica.
Successivamente con la legge 685/67 furono fissati i criteri fondamentali dell'odierno sistema tributario:
— la progressività (v. Progressività dell'imposta) secondo il dettato dell'art. 53 della Costituzione;
— l'adattabilità dell'intero sistema alle mutate esigenze di politica economica del Paese, cercando di ridurre il numero dei tributi;
— la coordinazione tra finanza locale (v.) e statale, per evitare conflitti e duplicazioni di tributi;
— la chiarezza del tributo per permettere a ciascun contribuente di valutare rapidamente l'ammontare del proprio onere fiscale.
Una spinta decisiva all'avvio della riforma tributaria (legge delega n. 825 del 1971 cui hanno fatto seguito i decreti di applicazione emanati fra il 1972 e il 1973) è stata data dall'esigenza di far fronte agli impegni internazionali assunti dall'Italia: in particolare occorreva dare attuazione agli accordi CEE che fissavano il divieto di discriminazione fiscale tra i beni prodotti in ciascuno degli Stati membri e sollecitavano con insistenza l'entrata in vigore dell'IVA (v.) in sostituzione dell'IGE (v.).
Le linee fondamentali della riforma del 1971 possono essere così sintetizzate:
— semplificazione del sistema tributario con l'accorpamento di numerosi tributi minori in un'imposta diretta (v. IRPEF) ed un'imposta sugli scambi (v. IVA);
— forte accentramento delle entrate tributarie, con la soppressione di quasi tutti i tributi locali (v.).
Gli anni successivi hanno però visto proliferare particolarismi, regimi di favore e agevolazioni, nonché l'istituzione di nuovi tributi locali (v. ICI). Al fine di porre ordine in questa «giungla fiscale», la L. 662/96 ha delegato il Governo a riordinare il sistema tributario: i 16 decreti legislativi emanati nel corso del 1997 hanno:
— istituito l'IRAP (v.), la terza imposta per importanza nel nostro ordinamento, e la DIT (v. Dual income tax);
— rivisto la disciplina dell'IVA e la tassazione dei redditi di lavoro dipendente;
— riordinato i tributi locali, con la contemporanea soppressione di alcuni tributi minori fra cui l'ILOR (v.) e l'ICIAP (v.).
Di conseguenza, il sistema fiscale italiano si fonda essenzialmente sui seguenti tributi:
— imposte dirette: IRPEF, IRPEG (v.), IRAP (che colpisce una particolare forma di reddito costituita dalla produzione di valore aggiunto netto), ICI (imposta che colpisce il patrimonio immobiliare);
— imposte indirette: IVA, imposte di consumo e fabbricazione (v. Accise) ed altri tributi minori.
Insieme di norme che regolano l'attività impositiva dello Stato.
In Italia il sistema tributario è stato oggetto di diverse riforme negli anni successivi all'ultimo conflitto mondiale. Un primo tentativo di Riforma Tributaria si ebbe nel 1951 (c.d. legge Vanoni) con la quale si tentò di porre rimedio ai macroscopici difetti della legislazione anteriore che consistevano soprattutto:
— nell'eccessiva produzione legislativa (spesso frammentaria e poco chiara);
— nel fatto che alcuni beni erano soggetti all'imposizione di più tributi (v. Doppia imposizione);
— in aliquote elevate;
— nella lentezza burocratica.
Successivamente con la legge 685/67 furono fissati i criteri fondamentali dell'odierno sistema tributario:
— la progressività (v. Progressività dell'imposta) secondo il dettato dell'art. 53 della Costituzione;
— l'adattabilità dell'intero sistema alle mutate esigenze di politica economica del Paese, cercando di ridurre il numero dei tributi;
— la coordinazione tra finanza locale (v.) e statale, per evitare conflitti e duplicazioni di tributi;
— la chiarezza del tributo per permettere a ciascun contribuente di valutare rapidamente l'ammontare del proprio onere fiscale.
Una spinta decisiva all'avvio della riforma tributaria (legge delega n. 825 del 1971 cui hanno fatto seguito i decreti di applicazione emanati fra il 1972 e il 1973) è stata data dall'esigenza di far fronte agli impegni internazionali assunti dall'Italia: in particolare occorreva dare attuazione agli accordi CEE che fissavano il divieto di discriminazione fiscale tra i beni prodotti in ciascuno degli Stati membri e sollecitavano con insistenza l'entrata in vigore dell'IVA (v.) in sostituzione dell'IGE (v.).
Le linee fondamentali della riforma del 1971 possono essere così sintetizzate:
— semplificazione del sistema tributario con l'accorpamento di numerosi tributi minori in un'imposta diretta (v. IRPEF) ed un'imposta sugli scambi (v. IVA);
— forte accentramento delle entrate tributarie, con la soppressione di quasi tutti i tributi locali (v.).
Gli anni successivi hanno però visto proliferare particolarismi, regimi di favore e agevolazioni, nonché l'istituzione di nuovi tributi locali (v. ICI). Al fine di porre ordine in questa «giungla fiscale», la L. 662/96 ha delegato il Governo a riordinare il sistema tributario: i 16 decreti legislativi emanati nel corso del 1997 hanno:
— istituito l'IRAP (v.), la terza imposta per importanza nel nostro ordinamento, e la DIT (v. Dual income tax);
— rivisto la disciplina dell'IVA e la tassazione dei redditi di lavoro dipendente;
— riordinato i tributi locali, con la contemporanea soppressione di alcuni tributi minori fra cui l'ILOR (v.) e l'ICIAP (v.).
Di conseguenza, il sistema fiscale italiano si fonda essenzialmente sui seguenti tributi:
— imposte dirette: IRPEF, IRPEG (v.), IRAP (che colpisce una particolare forma di reddito costituita dalla produzione di valore aggiunto netto), ICI (imposta che colpisce il patrimonio immobiliare);
— imposte indirette: IVA, imposte di consumo e fabbricazione (v. Accise) ed altri tributi minori.