Scuola di Chicago

Scuola di Chicago

Scuola di pensiero, sviluppatasi tra gli studiosi del dipartimento di economia dell'Università di Chicago, che raccoglie intorno a sé i più strenui difensori dell'ortodossia neoclassica (v. Neoclassici).
La nascita della scuola di Chicago risale agli inizi degli anni Trenta ed è legata alla figura F. Knight (v.). Nel corso del tempo ha aggregato economisti che, ferma restando la loro vocazione neoclassica, hanno dato vita ad ulteriori filoni teorici ispirati, talvolta, dal momento storico contingente. Questo ha fatto in modo che il termine scuola di Chicago assumesse un'accezione molto ampia. Durante gli anni Settanta, ad esempio, quando le politiche economiche applicate dai vari governi, in genere di ispirazione keynesiana (v. Keynes), non sembravano in grado di poter frenare la corsa all'inflazione, né tantomeno di aumentare il tasso di crescita dell'economia nazionale, ebbero enorme risonanza le idee dei monetaristi (v.) che promettevano il controllo dell'inflazione (v.) attraverso il controllo dell'offerta di moneta (v.).
L'esponente di maggior rilievo della scuola monetarista è certamente Friedman (v.).
Verso la fine degli anni Settanta si affermò la scuola delle aspettative razionali (v.) che, postulando un comportamento razionale da parte di tutti gli operatori ha riproposto l'idea neoclassica che un'economia di mercato è sempre attorno ad una posizione di equilibrio e che quindi essa è sempre ad un livello di piena occupazione.
Il suo rappresentante più noto è Lucas (v.).
La scuola di Chicago è una vera e propria fucina di premi Nobel (v. Premio Nobel per l'economia): tra i suoi portavoce insigniti dell'ambito riconoscimento, oltre ai già citati Friedman e Lucas, si ricordano G. Stigler (v.), R. Coase (v.) e G. Becker (v.).