Schultz, Theodore
Schultz, Theodore
(Arlington, USA, 1902 - Evaston, 1998)
Economista statunitense. Esponente di rilievo della cosiddetta scuola di Chicago (v.), T. Schultz, indiscussa autorità nel campo dell'economia agraria, ha caratterizzato il dibattito sul sottosviluppo (v.) economico sottolineando, tra l'altro, il conflitto di interessi tra nord e sud del mondo.
Gli studi di T. Schultz evidenziano come i sistemi agricoli dei paesi poveri, per quanto tradizionali, siano espressione di razionalità e di coerenza economica laddove consentano, alle popolazioni rurali, di ottenere il massimo risultato col minimo sforzo.
Partendo da questi presupposti T. Schultz smentisce quanti credono che nei PVS (v.) il surplus di forza lavoro nei campi sia conseguenza dell'esplosione demografica e diffida dell'introduzione di mezzi produttivi più efficienti.
L'economista, infatti, sostiene che certe innovazioni, quando non complementari a una crescita infrastrutturale mirata, ad un'adeguata politica economica e, soprattutto, ad un investimento in capitale umano (v.) in termini di formazione e ricerca, non sortiscono gli effetti desiderati (Trasforming Traditional Agricolture).
Per la sua attività di studioso delle teorie dello sviluppo e delle problematiche dei paesi sottosviluppati, nel 1979 T. Schultz viene insignito, con l'economista inglese Sir A. Lewis (v.) che, tuttavia, muove da posizioni antitetiche, del premio Nobel per l'economia (v.).
(Arlington, USA, 1902 - Evaston, 1998)
Economista statunitense. Esponente di rilievo della cosiddetta scuola di Chicago (v.), T. Schultz, indiscussa autorità nel campo dell'economia agraria, ha caratterizzato il dibattito sul sottosviluppo (v.) economico sottolineando, tra l'altro, il conflitto di interessi tra nord e sud del mondo.
Gli studi di T. Schultz evidenziano come i sistemi agricoli dei paesi poveri, per quanto tradizionali, siano espressione di razionalità e di coerenza economica laddove consentano, alle popolazioni rurali, di ottenere il massimo risultato col minimo sforzo.
Partendo da questi presupposti T. Schultz smentisce quanti credono che nei PVS (v.) il surplus di forza lavoro nei campi sia conseguenza dell'esplosione demografica e diffida dell'introduzione di mezzi produttivi più efficienti.
L'economista, infatti, sostiene che certe innovazioni, quando non complementari a una crescita infrastrutturale mirata, ad un'adeguata politica economica e, soprattutto, ad un investimento in capitale umano (v.) in termini di formazione e ricerca, non sortiscono gli effetti desiderati (Trasforming Traditional Agricolture).
Per la sua attività di studioso delle teorie dello sviluppo e delle problematiche dei paesi sottosviluppati, nel 1979 T. Schultz viene insignito, con l'economista inglese Sir A. Lewis (v.) che, tuttavia, muove da posizioni antitetiche, del premio Nobel per l'economia (v.).