Scelte di portafoglio
Scelte di portafoglio
Decisioni che caratterizzano il comportamento di chi desideri bilanciare, in maniera corretta, investimenti con diverso grado di liquidità (portafoglio).
Alla base delle scelte di portafoglio vi è l'ipotesi, proposta da Tobin (v.), che ogni operatore divida la sua ricchezza tra moneta (v.) e titoli.
Questo modello rappresenta il superamento della teoria keynesiana (v. Keynes) secondo cui gli agenti economici detengono ricchezza esclusivamente in titoli o in attività liquide (v. Preferenza per la liquidità).
Per Tobin il punto debole della tesi keynesiana sta nel fatto che il livello futuro del tasso di interesse, che governa la domanda di moneta (v.) per motivi speculativi, sia assunto come certo.
Se invece si considera, come in realtà accade, che le scelte di un investitore sono dettate dall'analisi di un ventaglio di rendimenti solo probabili e dalla propensione individuale al rischio, si perviene a risultati notevolmente diversi.
L'obiettivo, infatti, diventa quello di bilanciare al meglio investimenti ad alto rendimento (e di conseguenza più rischiosi) con investimenti che garantiscono una maggiore liquidità e sicurezza ma diano, com'è ovvio, un rendimento inferiore.
La percentuale di liquidità sul totale del portafoglio detenuto da un individuo sarà proporzionale alle necessità di cassa.
Differentemente dall'impostazione keynesiana, quindi, la teoria delle scelte di portafoglio ha sottolineato come lo spettro delle possibilità d'investimento non sia limitato alla semplice alternativa tra banconote e azioni.
L'approccio di Tobin ha trovato applicazione anche nella teoria dell'offerta di moneta (v.), dando origine alla c.d. new view.
Il modo di operare della politica monetaria viene dunque spiegato da questo schema teorico attraverso un progressivo aggiustamento dei portafogli degli operatori con conseguenti variazioni del prezzo dei titoli e quindi del loro rendimento. Infatti, un aumento della base monetaria (v.) attuato tramite acquisto sul mercato aperto provocherà un aumento della liquidità in possesso delle banche (che hanno venduto titoli) ed un apprezzamento dei titoli stessi (con conseguente riduzione del tasso di rendimento). Si innesca così un processo di sostituzione nel portafoglio delle banche (verranno acquistati altri titoli e concessi nuovi crediti ad un tasso più basso) ed in quello delle famiglie e delle imprese. I privati, in particolare, modificheranno il modo d'impiego della propria ricchezza in relazione ai nuovi rendimenti finanziari e, se vi è un sufficiente grado di sostituibilità, potranno anche rimpiazzare le attività finanziarie caratterizzate da rendimenti troppo bassi con beni reali. Il processo di adeguamento (aumento dei corsi e riduzione del rendimento) interesserà l'intero spettro delle attività finanziarie secondo i relativi rapporti di sostituibilità: più alto è il grado di sostituibilità fra attività finanziarie a lungo termine ed attività reali (investimenti), più efficace è l'azione di politica monetaria.
Decisioni che caratterizzano il comportamento di chi desideri bilanciare, in maniera corretta, investimenti con diverso grado di liquidità (portafoglio).
Alla base delle scelte di portafoglio vi è l'ipotesi, proposta da Tobin (v.), che ogni operatore divida la sua ricchezza tra moneta (v.) e titoli.
Questo modello rappresenta il superamento della teoria keynesiana (v. Keynes) secondo cui gli agenti economici detengono ricchezza esclusivamente in titoli o in attività liquide (v. Preferenza per la liquidità).
Per Tobin il punto debole della tesi keynesiana sta nel fatto che il livello futuro del tasso di interesse, che governa la domanda di moneta (v.) per motivi speculativi, sia assunto come certo.
Se invece si considera, come in realtà accade, che le scelte di un investitore sono dettate dall'analisi di un ventaglio di rendimenti solo probabili e dalla propensione individuale al rischio, si perviene a risultati notevolmente diversi.
L'obiettivo, infatti, diventa quello di bilanciare al meglio investimenti ad alto rendimento (e di conseguenza più rischiosi) con investimenti che garantiscono una maggiore liquidità e sicurezza ma diano, com'è ovvio, un rendimento inferiore.
La percentuale di liquidità sul totale del portafoglio detenuto da un individuo sarà proporzionale alle necessità di cassa.
Differentemente dall'impostazione keynesiana, quindi, la teoria delle scelte di portafoglio ha sottolineato come lo spettro delle possibilità d'investimento non sia limitato alla semplice alternativa tra banconote e azioni.
L'approccio di Tobin ha trovato applicazione anche nella teoria dell'offerta di moneta (v.), dando origine alla c.d. new view.
Il modo di operare della politica monetaria viene dunque spiegato da questo schema teorico attraverso un progressivo aggiustamento dei portafogli degli operatori con conseguenti variazioni del prezzo dei titoli e quindi del loro rendimento. Infatti, un aumento della base monetaria (v.) attuato tramite acquisto sul mercato aperto provocherà un aumento della liquidità in possesso delle banche (che hanno venduto titoli) ed un apprezzamento dei titoli stessi (con conseguente riduzione del tasso di rendimento). Si innesca così un processo di sostituzione nel portafoglio delle banche (verranno acquistati altri titoli e concessi nuovi crediti ad un tasso più basso) ed in quello delle famiglie e delle imprese. I privati, in particolare, modificheranno il modo d'impiego della propria ricchezza in relazione ai nuovi rendimenti finanziari e, se vi è un sufficiente grado di sostituibilità, potranno anche rimpiazzare le attività finanziarie caratterizzate da rendimenti troppo bassi con beni reali. Il processo di adeguamento (aumento dei corsi e riduzione del rendimento) interesserà l'intero spettro delle attività finanziarie secondo i relativi rapporti di sostituibilità: più alto è il grado di sostituibilità fra attività finanziarie a lungo termine ed attività reali (investimenti), più efficace è l'azione di politica monetaria.