Scelte collettive
Scelte collettive
Nelle questioni di politica economica (v.) decisioni finalizzate a soddisfare nel migliore dei modi esigenze e bisogni della collettività.
La teoria delle scelte collettive può essere fatta risalire agli studi compiuti da Jeremy Bentham attorno all'utilità (v.) e al benessere collettivo. Partendo da una ipotesi di utilità come funzione cardinale, Bentham afferma che il benessere collettivo non è altro che la somma delle singole utilità godute da ognuno dei componenti della collettività. L'ipotesi di una scala assoluta con cui misurare i valori dell'utilità, e, di conseguenza, la possibilità di costruire una funzione del benessere (v.) sociale è stata messa in discussione, in tempi più recenti, da Kenneth Arrow (v.), che, nel suo saggio Scelta sociale e valori individuali, affermò che l'utilità può essere misurata solo su scala ordinale in quanto, se è possibile operare dei confronti tra le diverse utilità, è però impossibile realizzarne una sommatoria. Approfondendo i suoi studi sulle scelte collettive, Arrow giunse alla formulazione del Teorema dell'impossibilità (v.), basato su una rielaborazione dell'ipotesi del paradosso della maggioranza (v.). Nel teorema dell'impossibilità, Arrow pone un insieme di condizioni che un sistema di scelte collettive deve rispettare, per essere veramente efficiente. Queste condizioni (democrazia, indipendenza delle alternative irrilevanti, dominio universale, condizione paretiana) secondo Arrow, non possono essere soddisfatte tutte contemporaneamente da nessun metodo di determinazione delle scelte collettive.
Sulla scia di Arrow (v.), altri autori hanno esaminato le regole decisionali di una collettività. In particolare, la scuola della Public choice (v.) ha analizzato il comportamento dei protagonisti delle scelte pubbliche considerandoli alla stessa stregua di un qualsiasi soggetto economico:
— i politici, di conseguenza, cercheranno innanzi tutto di massimizzare la propria utilità, in questo caso il consenso degli elettori (v. Ciclo elettorale; Costituzionalismo economico);
— i burocrati, più che astratti doveri, cercheranno di incrementare il proprio prestigio, le risorse gestite, il numero di sottoposti (v. Burocrazia; Efficienza-X);
— gli elettori, che condizionano il proprio voto alla soddisfazione dei bisogni espressi (v. Teorema dell'elettore mediano).
Nelle questioni di politica economica (v.) decisioni finalizzate a soddisfare nel migliore dei modi esigenze e bisogni della collettività.
La teoria delle scelte collettive può essere fatta risalire agli studi compiuti da Jeremy Bentham attorno all'utilità (v.) e al benessere collettivo. Partendo da una ipotesi di utilità come funzione cardinale, Bentham afferma che il benessere collettivo non è altro che la somma delle singole utilità godute da ognuno dei componenti della collettività. L'ipotesi di una scala assoluta con cui misurare i valori dell'utilità, e, di conseguenza, la possibilità di costruire una funzione del benessere (v.) sociale è stata messa in discussione, in tempi più recenti, da Kenneth Arrow (v.), che, nel suo saggio Scelta sociale e valori individuali, affermò che l'utilità può essere misurata solo su scala ordinale in quanto, se è possibile operare dei confronti tra le diverse utilità, è però impossibile realizzarne una sommatoria. Approfondendo i suoi studi sulle scelte collettive, Arrow giunse alla formulazione del Teorema dell'impossibilità (v.), basato su una rielaborazione dell'ipotesi del paradosso della maggioranza (v.). Nel teorema dell'impossibilità, Arrow pone un insieme di condizioni che un sistema di scelte collettive deve rispettare, per essere veramente efficiente. Queste condizioni (democrazia, indipendenza delle alternative irrilevanti, dominio universale, condizione paretiana) secondo Arrow, non possono essere soddisfatte tutte contemporaneamente da nessun metodo di determinazione delle scelte collettive.
Sulla scia di Arrow (v.), altri autori hanno esaminato le regole decisionali di una collettività. In particolare, la scuola della Public choice (v.) ha analizzato il comportamento dei protagonisti delle scelte pubbliche considerandoli alla stessa stregua di un qualsiasi soggetto economico:
— i politici, di conseguenza, cercheranno innanzi tutto di massimizzare la propria utilità, in questo caso il consenso degli elettori (v. Ciclo elettorale; Costituzionalismo economico);
— i burocrati, più che astratti doveri, cercheranno di incrementare il proprio prestigio, le risorse gestite, il numero di sottoposti (v. Burocrazia; Efficienza-X);
— gli elettori, che condizionano il proprio voto alla soddisfazione dei bisogni espressi (v. Teorema dell'elettore mediano).