Risparmio

Risparmio

Nell'accezione microeconomica (v. Microeconomia) è la destinazione di una parte della propria ricchezza attuale ad un uso diverso dal consumo (v.). In macroeconomia (v.), invece, si preferisce definire il risparmio come quella quota di reddito nazionale (v.) che, una volta detratte le tasse, non è consumata dalle persone o distribuita sotto forma di utili (v.) dalle società.
La domanda di risparmio proviene essenzialmente da:
famiglie; in tal caso si parla di prestiti al consumo, rivolti cioè alle famiglie che desiderano anticipare il consumo di ricchezza futura;
imprenditori; per i quali la richiesta di prestiti è finalizzata all'investimento nel processo produttivo.
L'offerta di risparmio, invece, proviene da vari settori (famiglie, imprese ecc.) e viene generalmente convogliata verso istituti di credito che, a loro volta, impiegano i fondi ottenuti concedendo crediti a coloro che domandano risparmio.
L'offerta di risparmio è determinata da:
— coloro che hanno un reddito superiore al proprio fabbisogno;
— coloro che accumulano risparmio in previsione di dover soddisfare bisogni futuri;
— coloro che vedono nel risparmio una fonte di reddito e lo accumulano per lucrare l'interesse.
Sul risparmio e sulle motivazioni che determinano le scelte degli operatori economici le scuole economiche hanno espresso diversi punti di vista.
Per Keynes (v.) il risparmio è una variabile residuale ed equivale a quella parte del reddito disponibile che non è stata spesa per consumi. In formula:

S = Y - C

dove S è il risparmio; Y il reddito nazionale e C la spesa per consumi. Poiché il risparmio è una variabile residuale, esso (come del resto il consumo) dipenderà dal reddito: sarà maggiore in corrispondenza di un reddito più elevato. In questo caso la propensione marginale al risparmio (cioè il rapporto tra la variazione del risparmio e la variazione del reddito) sarà crescente; a livelli di reddito molto bassi, infatti, l'individuo consumerà quasi completamente il suo reddito, mentre per livelli più alti egli risparmierà di più. Se il reddito è nullo, il risparmio è addirittura negativo, dal momento che esisteranno sempre consumi cui gli individui e la collettività non possono fare a meno.
Graficamente
(v.), quanto esposto, può rappresentarsi con la simbologia usata in precedenza.
Per i neoclassici (v.) ogni individuo sceglie contemporaneamente quanta parte del proprio reddito consumare e quanta destinare al risparmio. In altri termini, l'individuo rinuncia ad un consumo immediato in modo da incrementare attraverso il risparmio il suo reddito futuro e quindi, in definitiva, i suoi consumi futuri (v. Teoria del reddito permanente). Questa scelta tra consumo presente e consumo futuro dipende dalla prevedibile evoluzione (v. Aspettative razionali) che il reddito subirà negli anni a venire, dal grado di preferenza per i beni presenti e dal tasso d'interesse (v.).
L'orizzonte temporale su cui si muove il risparmiatore viene assunto come infinito.
Analoga nella sostanza, seppur riferita ad un arco di tempo limitato, è la teoria del ciclo vitale (v.), secondo cui ciascun individuo pianifica il risparmio in funzione della propria vita così da assicurarsi un reddito dignitoso anche per la vecchiaia.
Per quando riguarda la domanda di risparmio degli imprenditori, invece, secondo Keynes, essa è influenzata essenzialmente dal rapporto tra efficienza marginale del capitale (v.) e tasso d'interesse.
L'efficienza marginale del capitale, cioè quel tasso di sconto che rende il valore attuale (v.) dei ricavi uguale al costo iniziale sostenuto, è un valore importantissimo da considerare al momento di decidere un investimento. Se l'efficienza marginale prevista è maggiore del tasso d'interesse, all'imprenditore converrà realizzare il suo progetto d'investimento (v.). In caso contrario, per l'imprenditore risulterà più conveniente impiegare i suoi capitali nel risparmio acquistando titoli azionari o bancari.
I fattori che influiscono maggiormente sull'offerta di risparmio sono invece:
— il saggio d'interesse, in quanto si avrà una maggiore convenienza a prestare denaro quando l'interesse atteso è maggiore e viceversa;
— l'ammontare del reddito, poiché, ogni soggetto è disposto a prestare denaro soltanto se ha soddisfatto i suoi bisogni primari; se il suo reddito è appena sufficiente a questo scopo, non vi sarà risparmio per quanto alto possa essere il saggio d'interesse.