Riforma agraria

Riforma agraria

Riorganizzazione della proprietà fondiaria da parte dello Stato volta alla divisione dei grandi latifondi ed alla redistribuzione delle terre tra i piccoli contadini.
La riforma agraria si è resa necessaria soprattutto in quei paesi dove esistevano grandi proprietà terriere ed una miriade di piccoli contadini, spesso occupati con contratto di mezzadria. Tutto ciò provocava una situazione di stallo che non permetteva nuovi investimenti nel settore agricolo, dato il relativo disinteresse del latifondista (v. Latifondo) e la mancanza di capitale dei piccoli contadini.
L'obiettivo della riforma agraria è quello di superare questo immobilismo, incentivando i contadini attraverso la redistribuzione delle terre ed il credito fondiario. Nei regimi socialisti la riforma agraria ha spesso rappresentato il primo passo verso la collettivizzazione delle terre, in quanto ha permesso di ridurre il potere dei grandi proprietari terrieri.
In Italia, una riforma agraria fu realizzata nel 1950 con tre successivi interventi legislativi che, nelle intenzioni originarie, dovevano essere parte di un più ampio programma di riordino fondiario: le terre appartenenti ai grandi proprietari furono espropriate e ripartite fra i contadini (che assumevano l'impegno di pagare in trent'anni ad un tasso d'interesse molto basso, il valore della terra). Gli ex latifondisti furono indennizzati con titoli del debito pubblico appositamente emessi.