Punti dell'oro
Punti dell'oro
In regime di gold standard (v.) erano i valori limite del tasso di cambio (v.) di una moneta al di sopra e al di sotto dei quali era conveniente esportare o importare merci con pagamento in oro (v.) e non con divise (v.). Tali limiti erano segnati dalle corrispondenti spese di assicurazione e di spedizione dell'oro.
Poiché in regime di gold standard non vi era alcuna restrizione al commercio internazionale dell'oro e il valore di una moneta era direttamente collegato alle riserve di oro detenute, attraverso l'invio ed il ricevimento dell'oro si aveva un automatico riaggiustamento del tasso di cambio. In particolare:
— nel paese che inviava oro, la moneta nazionale risultava svalutata per cui era conveniente, per importatori stranieri, acquistare merci in quel paese con conseguente invio di oro, il che riportava in equilibrio il cambio;
— nel paese che riceveva oro, la moneta risultava rivalutata per cui le esportazioni di quel paese subivano un rallentamento. Le importazioni, viceversa, erano più convenienti per cui vi era un deflusso di oro che riportava il cambio in pareggio.
Punti dell'oro
Supponiamo che corra l'anno 1898: siamo, dunque, in regime di gold standard; ammettiamo che le parità auree della lira e della sterlina siano le seguenti:
— 1 lira = 0,020 grammi d'oro;
— 1 sterlina = 0,010 grammi d'oro.
È evidente che il tasso di cambio fra le due valute è pari a 0,020/0,010 = 2, ovvero 2 sterline per 1 lira.
Se, per un qualsiasi motivo, venisse stabilito un diverso tasso di cambio (ad esempio 3 sterline per 1 lira), un qualsiasi operatore che avesse a disposizione 100.000 lire potrebbe convertirle in sterline, ottenendo 100.000 ´ 3 = 300.000 sterline. Convertendo, presso la Banca d'Inghilterra, queste sterline in oro, si otterrebbero 300.000 ´ 0,010g = 3.000 grammi d'oro. Se questo oro viene inviato in Italia e ceduto alla Banca d'Italia in cambio di lire, il nostro speculatore otterrà 3.000/0,020 = 150.000 lire. Solo se le spese di trasporto e di commissione bancaria sono superiori al guadagno l'operatore si asterrà dall'effettuare questi movimenti speculativi.
È evidente, allora, che data una certa parità aurea, il cambio può oscillare solo di un margine ristretto, determinato da questi costi di commissione.
In regime di gold standard (v.) erano i valori limite del tasso di cambio (v.) di una moneta al di sopra e al di sotto dei quali era conveniente esportare o importare merci con pagamento in oro (v.) e non con divise (v.). Tali limiti erano segnati dalle corrispondenti spese di assicurazione e di spedizione dell'oro.
Poiché in regime di gold standard non vi era alcuna restrizione al commercio internazionale dell'oro e il valore di una moneta era direttamente collegato alle riserve di oro detenute, attraverso l'invio ed il ricevimento dell'oro si aveva un automatico riaggiustamento del tasso di cambio. In particolare:
— nel paese che inviava oro, la moneta nazionale risultava svalutata per cui era conveniente, per importatori stranieri, acquistare merci in quel paese con conseguente invio di oro, il che riportava in equilibrio il cambio;
— nel paese che riceveva oro, la moneta risultava rivalutata per cui le esportazioni di quel paese subivano un rallentamento. Le importazioni, viceversa, erano più convenienti per cui vi era un deflusso di oro che riportava il cambio in pareggio.
Punti dell'oro
Supponiamo che corra l'anno 1898: siamo, dunque, in regime di gold standard; ammettiamo che le parità auree della lira e della sterlina siano le seguenti:
— 1 lira = 0,020 grammi d'oro;
— 1 sterlina = 0,010 grammi d'oro.
È evidente che il tasso di cambio fra le due valute è pari a 0,020/0,010 = 2, ovvero 2 sterline per 1 lira.
Se, per un qualsiasi motivo, venisse stabilito un diverso tasso di cambio (ad esempio 3 sterline per 1 lira), un qualsiasi operatore che avesse a disposizione 100.000 lire potrebbe convertirle in sterline, ottenendo 100.000 ´ 3 = 300.000 sterline. Convertendo, presso la Banca d'Inghilterra, queste sterline in oro, si otterrebbero 300.000 ´ 0,010g = 3.000 grammi d'oro. Se questo oro viene inviato in Italia e ceduto alla Banca d'Italia in cambio di lire, il nostro speculatore otterrà 3.000/0,020 = 150.000 lire. Solo se le spese di trasporto e di commissione bancaria sono superiori al guadagno l'operatore si asterrà dall'effettuare questi movimenti speculativi.
È evidente, allora, che data una certa parità aurea, il cambio può oscillare solo di un margine ristretto, determinato da questi costi di commissione.