Produzione
Produzione
Azione finalizzata ad ottenere, in termini di valore, un output superiore agli inputs.
Per inputs si intendono fattori naturali (terra, acqua ecc.), il lavoro ed i beni durevoli (macchinari, edifici ecc.). Con il termine outputs si definiscono beni e servizi ottenuti dal processo.
L'attività produttiva, come tutta l'attività economica, è essenzialmente attività di scelta fondata sulle leggi della razionalità dei comportamenti umani.
L'imprenditore deve, prima di affrontare una certa produzione, esaminare il mercato, studiarne la domanda (v.), i prezzi, valutare i costi e da questa analisi economica comprenderne le potenzialità.
Dopo la scelta del prodotto, all'imprenditore si presenta il problema della scelta del processo produttivo. I procedimenti tecnici per realizzare un dato prodotto, cioè l'insieme delle operazioni materiali da compiere per attuare una trasformazione produttiva, sono molteplici e si evolvono in relazione al progresso scientifico e al progresso organizzativo.
I fattori tecnici ed economici si intrecciano; ma è chiaro che la produzione è sempre un problema economico e fra tutte le operazioni tecnicamente possibili l'imprenditore sceglierà quella che è la più conveniente da quel punto di vista.
Anche per quanto riguarda la scelta tra le varie combinazioni dei fattori della produzione (v.), l'imprenditore si dirige verso quella che, a parità di prodotto ottenuto, comporta il minimo costo totale. Sceglie, cioè, la combinazione ottima dei fattori che gli permetta di realizzare l'unità di prodotto al minimo costo.
La selezione delle tecniche pone in evidenza un principio sul quale si regge il funzionamento del sistema economico, il principio di sostituzione fra i fattori. A parità di risultato produttivo, il fattore che risulta più caro viene eliminato e sostituito dal fattore meno costoso.
Il criterio che guiderà l'imprenditore in questa scelta è quello del livellamento delle produttività marginali ponderate.
La produttività marginale ponderata (v. Produttività ponderata) è data dal rapporto fra la produttività marginale (v.) del fattore considerato (calcolata in moneta) e la somma spesa per ottenere questa ulteriore unità di fattore produttivo.
Si deve tener presente che più l'imprenditore adopera ulteriori unità di un fattore produttivo in una data combinazione, più l'incremento di prodotto totale (dovuto all'impiego delle ulteriori unità del fattore produttivo considerato) va, dopo un periodo di crescita, diminuendo per il principio della decrescenza della produttività marginale (v. Legge dei rendimenti decrescenti).
Quando le produttività marginali ponderate dei fattori si saranno eguagliate (diminuendo per i fattori adoperati in misura elevata e crescendo per i fattori adoperati in misura esigua), l'imprenditore avrà trovato l'ottima combinazione produttiva.
Questa si realizza anche quando l'ultima unità monetaria spesa per l'acquisto di un fattore dà all'imprenditore un guadagno uguale a quello che gli dà l'ultima unità monetaria spesa per l'acquisto di ogni altro fattore produttivo adoperato.
Il problema dell'ottima combinazione dei fattori produttivi si può risolvere rapidamente con l'aiuto di altri strumenti di analisi: gli isoquanti e gli isocosti.
Un isoquanto (v.) è una curva che mostra le diverse combinazioni fra due fattori, ad esempio lavoro e capitale, con cui l'impresa può produrre una specifica quantità di bene.
L'isocosto (v.), invece, è la linea che rappresenta le diverse combinazioni fra i fattori produttivi che un'impresa può acquistare nei limiti delle sue disponibilità finanziarie, considerando dati i prezzi dei fattori.
Il punto di unione fra la curva dell'isocosto e la linea dell'isoquanto determina la combinazione dei fattori produttivi di equilibrio, ovvero la quantità dei due fattori necessari per ottenere, data una certa somma a disposizione, la massima quantità possibile di prodotto.
La situazione può essere rappresentata graficamente (v.).
L'imprenditore otterrà la massima produzione possibile nel punto E, il quale è il punto di tangenza tra la sua funzione d'isocosto e l'isoquanto che gli assicura una quantità di produzione pari a 50. Egli, infatti, potrebbe anche decidere di produrre ad un livello che è pari a F, anch'esso compatibile con la funzione dell'isocosto. Tuttavia in questo caso la quantità prodotta sarebbe inferiore in quanto tale punto è situato sull'isoquanto «Q = 30».
In realtà il processo produttivo si discosta nettamente da questo schema puramente teorico, sia perché i fattori produttivi (quali ad esempio il lavoro ed il capitale) sono disponibili in quantità limitate, sia perché la scelta riguarda anche i possibili impieghi alternativi cui i medesimi fattori possono essere destinati.
Ne consegue che, nella realtà economica, il problema non è solo quello di ottenere la migliore combinazione dei fattori produttivi, ma anche quello di trarre il massimo reddito possibile dai diversi fattori presenti in quantità limitate, che devono essere destinate fra più usi alternativi.
Azione finalizzata ad ottenere, in termini di valore, un output superiore agli inputs.
Per inputs si intendono fattori naturali (terra, acqua ecc.), il lavoro ed i beni durevoli (macchinari, edifici ecc.). Con il termine outputs si definiscono beni e servizi ottenuti dal processo.
L'attività produttiva, come tutta l'attività economica, è essenzialmente attività di scelta fondata sulle leggi della razionalità dei comportamenti umani.
L'imprenditore deve, prima di affrontare una certa produzione, esaminare il mercato, studiarne la domanda (v.), i prezzi, valutare i costi e da questa analisi economica comprenderne le potenzialità.
Dopo la scelta del prodotto, all'imprenditore si presenta il problema della scelta del processo produttivo. I procedimenti tecnici per realizzare un dato prodotto, cioè l'insieme delle operazioni materiali da compiere per attuare una trasformazione produttiva, sono molteplici e si evolvono in relazione al progresso scientifico e al progresso organizzativo.
I fattori tecnici ed economici si intrecciano; ma è chiaro che la produzione è sempre un problema economico e fra tutte le operazioni tecnicamente possibili l'imprenditore sceglierà quella che è la più conveniente da quel punto di vista.
Anche per quanto riguarda la scelta tra le varie combinazioni dei fattori della produzione (v.), l'imprenditore si dirige verso quella che, a parità di prodotto ottenuto, comporta il minimo costo totale. Sceglie, cioè, la combinazione ottima dei fattori che gli permetta di realizzare l'unità di prodotto al minimo costo.
La selezione delle tecniche pone in evidenza un principio sul quale si regge il funzionamento del sistema economico, il principio di sostituzione fra i fattori. A parità di risultato produttivo, il fattore che risulta più caro viene eliminato e sostituito dal fattore meno costoso.
Il criterio che guiderà l'imprenditore in questa scelta è quello del livellamento delle produttività marginali ponderate.
La produttività marginale ponderata (v. Produttività ponderata) è data dal rapporto fra la produttività marginale (v.) del fattore considerato (calcolata in moneta) e la somma spesa per ottenere questa ulteriore unità di fattore produttivo.
Si deve tener presente che più l'imprenditore adopera ulteriori unità di un fattore produttivo in una data combinazione, più l'incremento di prodotto totale (dovuto all'impiego delle ulteriori unità del fattore produttivo considerato) va, dopo un periodo di crescita, diminuendo per il principio della decrescenza della produttività marginale (v. Legge dei rendimenti decrescenti).
Quando le produttività marginali ponderate dei fattori si saranno eguagliate (diminuendo per i fattori adoperati in misura elevata e crescendo per i fattori adoperati in misura esigua), l'imprenditore avrà trovato l'ottima combinazione produttiva.
Questa si realizza anche quando l'ultima unità monetaria spesa per l'acquisto di un fattore dà all'imprenditore un guadagno uguale a quello che gli dà l'ultima unità monetaria spesa per l'acquisto di ogni altro fattore produttivo adoperato.
Il problema dell'ottima combinazione dei fattori produttivi si può risolvere rapidamente con l'aiuto di altri strumenti di analisi: gli isoquanti e gli isocosti.
Un isoquanto (v.) è una curva che mostra le diverse combinazioni fra due fattori, ad esempio lavoro e capitale, con cui l'impresa può produrre una specifica quantità di bene.
L'isocosto (v.), invece, è la linea che rappresenta le diverse combinazioni fra i fattori produttivi che un'impresa può acquistare nei limiti delle sue disponibilità finanziarie, considerando dati i prezzi dei fattori.
Il punto di unione fra la curva dell'isocosto e la linea dell'isoquanto determina la combinazione dei fattori produttivi di equilibrio, ovvero la quantità dei due fattori necessari per ottenere, data una certa somma a disposizione, la massima quantità possibile di prodotto.
La situazione può essere rappresentata graficamente (v.).
L'imprenditore otterrà la massima produzione possibile nel punto E, il quale è il punto di tangenza tra la sua funzione d'isocosto e l'isoquanto che gli assicura una quantità di produzione pari a 50. Egli, infatti, potrebbe anche decidere di produrre ad un livello che è pari a F, anch'esso compatibile con la funzione dell'isocosto. Tuttavia in questo caso la quantità prodotta sarebbe inferiore in quanto tale punto è situato sull'isoquanto «Q = 30».
In realtà il processo produttivo si discosta nettamente da questo schema puramente teorico, sia perché i fattori produttivi (quali ad esempio il lavoro ed il capitale) sono disponibili in quantità limitate, sia perché la scelta riguarda anche i possibili impieghi alternativi cui i medesimi fattori possono essere destinati.
Ne consegue che, nella realtà economica, il problema non è solo quello di ottenere la migliore combinazione dei fattori produttivi, ma anche quello di trarre il massimo reddito possibile dai diversi fattori presenti in quantità limitate, che devono essere destinate fra più usi alternativi.