Preferenza per la liquidità
Preferenza per la liquidità
Espressione utilizzata da J.M. Keynes (v.) per indicare i diversi motivi che spingono gli individui a conservare scorte monetarie, ed in seguito impiegata in riferimento all'intera teoria keynesiana della moneta (v.) che trova i suoi presupposti proprio nelle diverse funzioni attribuite dall'economista inglese e dai neoclassici (v.) alla moneta.
Per i neoclassici, infatti, l'unica funzione della moneta è quella di fungere da intermediario negli scambi; per Keynes invece la moneta ha anche un'altra funzione che gli economisti neoclassici di solito sottovalutano. La moneta in un sistema di mercato è anche ricchezza, è una riserva di valore. Chi possiede moneta può farla valere in ogni momento, può convertirla come vuole in questa o in quella merce. Il possesso della moneta procura il vantaggio della liquidità, poiché essa gode della proprietà di convertirsi all'istante in qualsiasi altro bene.
Secondo gli economisti neoclassici il bisogno di moneta, la domanda di scorte liquide che gli operatori trattengono presso di loro, è giustificato esclusivamente dal motivo delle transazioni (v. Moneta transattiva): poiché gli incassi ed i pagamenti non si verificano per tutti gli operatori nel medesimo istante, nel sistema economico vi sarà sempre una certa quota di moneta circolante.
Per Keynes, invece, gli operatori economici sono posti di fronte a due diverse scelte, da operare avendo a disposizione un certo reddito. Esse sono:
— fissare la quota del reddito disponibile da impiegare in consumi e quella destinata al risparmio;
— una volta operata tale scelta, decidere come impiegare il risparmio accumulato. Questo, infatti, può essere trattenuto in forma liquida oppure essere investito in qualche attività finanziaria. È chiaro che nel primo caso il vantaggio è quello di avere sempre una certa somma immediatamente disponibile che tuttavia non frutta alcun interesse ed è inoltre soggetta a deprezzamenti a causa dell'inflazione (v.). Nel secondo caso, pur producendo un certo interesse, la somma investita non può essere immediatamente disponibile in caso di necessità.
Mentre la prima decisione non è strettamente legata al saggio di interesse (il reddito di una famiglia serve in primo luogo a soddisfare le necessità quotidiane), la seconda ne è fortemente influenzata.
I motivi che spingono i soggetti economici a domandare moneta possono quindi essere distinti in:
— transattivo, connesso alla mancanza di sincronia tra la periodicità degli incassi ed il ritmo quotidiano dei pagamenti. La quantità di moneta domandata per fini transattivi è evidentemente influenzata dal reddito (Y), poiché essa cresce all'aumentare delle entrate della famiglia;
— precauzionale, ovvero la quantità di moneta che viene trattenuta per far fronte ad eventi incerti.
La maniera più diretta con cui imprese e famiglie possono far fronte ad eventi sfavorevoli e imprevedibili è accantonare una certa somma di moneta da utilizzare all'occorrenza.
Si può supporre che anche questa domanda dipenda direttamente dal reddito (Y) nazionale: quanto più una collettività è ricca, tanto più essa può permettersi di trattenere moneta per scopo precauzionale;
— motivo speculativo, che riguarda in particolare i risparmiatori ed è legato all'opportunità di avere delle somme a disposizione per poter effettuare investimenti finanziari qualora lo si reputi conveniente.
Il movente speculativo è quello più importante per lo sviluppo dell'analisi keynesiana in quanto l'alternativa tra il detenere moneta infruttifera ed investirla, dipende, in questo caso, unicamente dal saggio d'interesse (i) corrisposto.
Keynes affermò che l'acquisto delle varie forme di attività finanziarie (depositi, buoni del Tesoro, obbligazioni, azioni ecc.) fosse influenzato dalle aspettative (v.) degli operatori circa il livello futuro dei tassi di interessi. Se il prezzo dei titoli infatti è alto (tasso di interesse basso) si determinerà la tendenza a vendere titoli ed a conservare moneta in forma liquida; d'altro canto se il prezzo dei titoli è basso (alto saggio di interesse) la tendenza sarà quella di comprare. In definitiva, il tesoreggiamento di moneta per scopi speculativi (v. Moneta speculativa) varierà con il tasso di interesse: quanto più basso sarà il saggio di interesse, tanto maggiore sarà l'ammontare di contante che il pubblico desidererà detenere.
La domanda di moneta (v.) può essere perciò sintetizzata nell'equazione:
MD = L1 (Y) + L2 (i)
dove la domanda di moneta (MD) è data dalla somma della domanda di moneta per scopi transattivi e precauzionali (L1) che sono influenzati dal reddito (Y) mentre la domanda di moneta per fini speculativi (L2) è influenzata dal saggio di interesse.
Poiché la domanda di moneta per motivi precauzionali e transattivi è generalmente stabile nel breve periodo (essendo influenzata dal reddito che è generalmente costante) ogni aumento dell'offerta di moneta (MS) dovrà essere assorbito dal movente speculativo. Nondimeno, ciò è possibile soltanto se il tasso di interesse è basso.
Nella figura è illustrato l'equilibrio sul mercato monetario dato dal punto di intersezione tra la retta dell'offerta di moneta (v.) MS1 che corrisponde ad una quantità di moneta in circolazione pari a OMS1 e la curva della domanda di moneta (MD); il tasso d'interesse che porta in equilibrio la domanda e l'offerta di moneta è, in questo caso, i1.
Se la Banca centrale acquista titoli sul mercato aperto, aumentando in tal modo la base monetaria, il prezzo dei titoli salirà e cadrà il saggio di interesse (da i1 a i2), se le aspettative degli operatori rimangono costanti.
Ad un certo livello del saggio d'interesse, però, ulteriori aumenti dell'offerta di moneta non avranno nessun effetto su questa variabile: nel grafico, ad una offerta MS3 continua a corrispondere un saggio di interesse i2. Keynes spiegava questa situazione di trappola della liquidità (v.) affermando che, quando il saggio d'interesse è molto basso, le aspettative sono tutte per un suo rialzo; di conseguenza, anche se la banca centrale continua ad acquistare titoli sul mercato aperto, troverà sempre speculatori disposti a vendere senza motivo, il saggio d'interesse rimarrà costante e l'offerta di moneta aggiuntiva verrà tesaurizzata in attesa di un rialzo dei tassi.
Espressione utilizzata da J.M. Keynes (v.) per indicare i diversi motivi che spingono gli individui a conservare scorte monetarie, ed in seguito impiegata in riferimento all'intera teoria keynesiana della moneta (v.) che trova i suoi presupposti proprio nelle diverse funzioni attribuite dall'economista inglese e dai neoclassici (v.) alla moneta.
Per i neoclassici, infatti, l'unica funzione della moneta è quella di fungere da intermediario negli scambi; per Keynes invece la moneta ha anche un'altra funzione che gli economisti neoclassici di solito sottovalutano. La moneta in un sistema di mercato è anche ricchezza, è una riserva di valore. Chi possiede moneta può farla valere in ogni momento, può convertirla come vuole in questa o in quella merce. Il possesso della moneta procura il vantaggio della liquidità, poiché essa gode della proprietà di convertirsi all'istante in qualsiasi altro bene.
Secondo gli economisti neoclassici il bisogno di moneta, la domanda di scorte liquide che gli operatori trattengono presso di loro, è giustificato esclusivamente dal motivo delle transazioni (v. Moneta transattiva): poiché gli incassi ed i pagamenti non si verificano per tutti gli operatori nel medesimo istante, nel sistema economico vi sarà sempre una certa quota di moneta circolante.
Per Keynes, invece, gli operatori economici sono posti di fronte a due diverse scelte, da operare avendo a disposizione un certo reddito. Esse sono:
— fissare la quota del reddito disponibile da impiegare in consumi e quella destinata al risparmio;
— una volta operata tale scelta, decidere come impiegare il risparmio accumulato. Questo, infatti, può essere trattenuto in forma liquida oppure essere investito in qualche attività finanziaria. È chiaro che nel primo caso il vantaggio è quello di avere sempre una certa somma immediatamente disponibile che tuttavia non frutta alcun interesse ed è inoltre soggetta a deprezzamenti a causa dell'inflazione (v.). Nel secondo caso, pur producendo un certo interesse, la somma investita non può essere immediatamente disponibile in caso di necessità.
Mentre la prima decisione non è strettamente legata al saggio di interesse (il reddito di una famiglia serve in primo luogo a soddisfare le necessità quotidiane), la seconda ne è fortemente influenzata.
I motivi che spingono i soggetti economici a domandare moneta possono quindi essere distinti in:
— transattivo, connesso alla mancanza di sincronia tra la periodicità degli incassi ed il ritmo quotidiano dei pagamenti. La quantità di moneta domandata per fini transattivi è evidentemente influenzata dal reddito (Y), poiché essa cresce all'aumentare delle entrate della famiglia;
— precauzionale, ovvero la quantità di moneta che viene trattenuta per far fronte ad eventi incerti.
La maniera più diretta con cui imprese e famiglie possono far fronte ad eventi sfavorevoli e imprevedibili è accantonare una certa somma di moneta da utilizzare all'occorrenza.
Si può supporre che anche questa domanda dipenda direttamente dal reddito (Y) nazionale: quanto più una collettività è ricca, tanto più essa può permettersi di trattenere moneta per scopo precauzionale;
— motivo speculativo, che riguarda in particolare i risparmiatori ed è legato all'opportunità di avere delle somme a disposizione per poter effettuare investimenti finanziari qualora lo si reputi conveniente.
Il movente speculativo è quello più importante per lo sviluppo dell'analisi keynesiana in quanto l'alternativa tra il detenere moneta infruttifera ed investirla, dipende, in questo caso, unicamente dal saggio d'interesse (i) corrisposto.
Keynes affermò che l'acquisto delle varie forme di attività finanziarie (depositi, buoni del Tesoro, obbligazioni, azioni ecc.) fosse influenzato dalle aspettative (v.) degli operatori circa il livello futuro dei tassi di interessi. Se il prezzo dei titoli infatti è alto (tasso di interesse basso) si determinerà la tendenza a vendere titoli ed a conservare moneta in forma liquida; d'altro canto se il prezzo dei titoli è basso (alto saggio di interesse) la tendenza sarà quella di comprare. In definitiva, il tesoreggiamento di moneta per scopi speculativi (v. Moneta speculativa) varierà con il tasso di interesse: quanto più basso sarà il saggio di interesse, tanto maggiore sarà l'ammontare di contante che il pubblico desidererà detenere.
La domanda di moneta (v.) può essere perciò sintetizzata nell'equazione:
MD = L1 (Y) + L2 (i)
dove la domanda di moneta (MD) è data dalla somma della domanda di moneta per scopi transattivi e precauzionali (L1) che sono influenzati dal reddito (Y) mentre la domanda di moneta per fini speculativi (L2) è influenzata dal saggio di interesse.
Poiché la domanda di moneta per motivi precauzionali e transattivi è generalmente stabile nel breve periodo (essendo influenzata dal reddito che è generalmente costante) ogni aumento dell'offerta di moneta (MS) dovrà essere assorbito dal movente speculativo. Nondimeno, ciò è possibile soltanto se il tasso di interesse è basso.
Nella figura è illustrato l'equilibrio sul mercato monetario dato dal punto di intersezione tra la retta dell'offerta di moneta (v.) MS1 che corrisponde ad una quantità di moneta in circolazione pari a OMS1 e la curva della domanda di moneta (MD); il tasso d'interesse che porta in equilibrio la domanda e l'offerta di moneta è, in questo caso, i1.
Se la Banca centrale acquista titoli sul mercato aperto, aumentando in tal modo la base monetaria, il prezzo dei titoli salirà e cadrà il saggio di interesse (da i1 a i2), se le aspettative degli operatori rimangono costanti.
Ad un certo livello del saggio d'interesse, però, ulteriori aumenti dell'offerta di moneta non avranno nessun effetto su questa variabile: nel grafico, ad una offerta MS3 continua a corrispondere un saggio di interesse i2. Keynes spiegava questa situazione di trappola della liquidità (v.) affermando che, quando il saggio d'interesse è molto basso, le aspettative sono tutte per un suo rialzo; di conseguenza, anche se la banca centrale continua ad acquistare titoli sul mercato aperto, troverà sempre speculatori disposti a vendere senza motivo, il saggio d'interesse rimarrà costante e l'offerta di moneta aggiuntiva verrà tesaurizzata in attesa di un rialzo dei tassi.