Post-keynesiani

Post-keynesiani

Termine riferito a quegli economisti vicini alle idee di J.M. Keynes (v.) e che, in particolare, hanno cercato di distaccarsi dalla cosiddetta sintesi neoclassica (v.) ritenendo che quest'ultima tradisse il vero pensiero dell'economista di Cambridge assorbendolo in un paradigma sostanzialmente neoclassico (v. Neoclassici).
Partendo dalla considerazione che il modello neoclassico disconosce la natura monetaria dell'economia capitalistica e, dunque, la funzione di fondo valore della moneta (v.), autori come Davidson e Minsky (v.) hanno approfondito i nessi esistenti tra la produzione e la complessa rete finanziaria tipica di un moderno sistema economico.
Un secondo filone di questa scuola si è invece concentrato sul problema della distribuzione del reddito e sulla teoria marginalista dei prezzi: rivalutando il pensiero di Kalecki (v.) ed operando in stretto contatto con Sraffa (v.) e la sua scuola neoricardiana (v. Neoricardiani), autori come la Robinson (v.), Pasinetti e Garegnani criticarono i fondamenti della teoria marginalista della distribuzione e diedero vita ad un dibattito rimasto famoso fra la Cambridge inglese, dove aveva insegnato Keynes, e quella americana, nel Massachusetts, d'ispirazione tipicamente neoclassica (v. Cambridge controversy). I lavori della Robinson, di Galbraith (v.) e di Bain (v.) sul monopolio (v.), l'oligopolio (v.) e le forme di mercato diverse della concorrenza perfetta costituiscono, forse, uno dei contributi più alti dei post-keynesiani alla teoria economica.