Politica monetaria dell’area euro
Politica monetaria dell’area euro
Dal 1° gennaio 1999 in seguito all’attuazione della fase finale dell’UEM (v.) la politica monetaria (v.) dei paesi che appartengono all’area dell’euro (v.) è competenza dell’Eurosistema (v.). Gli strumenti di cui si avvale il SEBC possono essere così individuati:
— operazioni di mercato aperto (v.) che manifestano gli orientamenti di politica monetaria e comprendono operazioni di rifinanziamento principale;
operazioni di rinnaziamento a lungo termine;
operazioni temporanee di fine turning;
operazioni di tipo strutturale;
— operazioni su iniziativa della controparte (v.) che si dividono in operazioni di rifinanziamento marginale che consentono alle controparti di ottenere liquidità a brevissimo termine, ed operazioni di deposito;
— manovra della riserva obbligatoria (v.) che prevede l’obbligo per le istituzioni creditizie che operano nell’area dell’euro di mantenere una riserva minima presso le banche centrali nazionali (v. BCN).
Obiettivi principale della politica monetaria dell’Eurosistema è il mantenimento della stabilità dei prezzi; al fine di esplicitare questo obiettivo, la BCE (v.) ha individuato obiettivi cosiddetti intermedi sulla cui base prendere le necessarie decisioni di politica monetaria. Il SEBC pertanto:
— ha dato una definizione quantitativa dell’obiettivo «stabilità dei prezzi»;
— ha individuato nell’aggregato M3 il valore cui fare riferimento per il controllo della crescita monetaria.
La stabilità dei prezzi è stata definita dal Consiglio direttivo della BCE come un aumento su 12 mesi dell’indice armonizzato dei prezzi al consumo (v. IAPC) per l’area dell’euro inferiore al 2%. Lo IAPC è un indice creato da EUROSTAT (l’ufficio statistico comunitario) al fine di rendere confrontabili i prezzi dei paesi comunitari nel corso della seconda fase dell’Unione Economica e Monetaria (1994-1998): variazioni di tale indice in misura superiore al limite massimo del 2%, dunque, non sono considerate compatibili con la stabilità dei prezzi.
La BCE ha chiarito inoltre che eccessive variazioni dei prezzi nel breve periodo non sono da considerarsi incompatibili con l’obiettivo della stabilità dei prezzi: la valutazione, infatti, va condotta sul medio periodo e considerando il complesso dell’area dell’euro.
L’altro obiettivo intermedio è stato individuato nella crescita dell’aggregato monetario (v.) M3: tale aggregato comprende il circolante, i depositi, le quote di fondi di investimento monetario e i titoli di debito emessi dalle Istituzioni monetarie finanziarie e sulla base delle sue variazioni il Consiglio direttivo della BCE orienterà la propria politica monetaria al fine di rendere compatibile la crescita monetaria con l’obiettivo della variazione dello IAPC inferiore al 2%.
La scelta di M3 quale valore di riferimento è stata motivata con la maggiore stabilità nel medio periodo di tale aggregato rispetto agli omologhi M1 e M2 e con la migliore capacità di anticipare gli andamenti del livello dei prezzi. La circostanza che esso sia meno controllabile mediante i tassi d’interesse a breve termine è stata considerata ininfluente: la BCE, infatti, ha già annunciato che non interverrà in modo automatico sui tassi d’interesse per correggere deviazioni della crescita monetaria nel breve periodo.
Dal 1° gennaio 1999 in seguito all’attuazione della fase finale dell’UEM (v.) la politica monetaria (v.) dei paesi che appartengono all’area dell’euro (v.) è competenza dell’Eurosistema (v.). Gli strumenti di cui si avvale il SEBC possono essere così individuati:
— operazioni di mercato aperto (v.) che manifestano gli orientamenti di politica monetaria e comprendono operazioni di rifinanziamento principale;
operazioni di rinnaziamento a lungo termine;
operazioni temporanee di fine turning;
operazioni di tipo strutturale;
— operazioni su iniziativa della controparte (v.) che si dividono in operazioni di rifinanziamento marginale che consentono alle controparti di ottenere liquidità a brevissimo termine, ed operazioni di deposito;
— manovra della riserva obbligatoria (v.) che prevede l’obbligo per le istituzioni creditizie che operano nell’area dell’euro di mantenere una riserva minima presso le banche centrali nazionali (v. BCN).
Obiettivi principale della politica monetaria dell’Eurosistema è il mantenimento della stabilità dei prezzi; al fine di esplicitare questo obiettivo, la BCE (v.) ha individuato obiettivi cosiddetti intermedi sulla cui base prendere le necessarie decisioni di politica monetaria. Il SEBC pertanto:
— ha dato una definizione quantitativa dell’obiettivo «stabilità dei prezzi»;
— ha individuato nell’aggregato M3 il valore cui fare riferimento per il controllo della crescita monetaria.
La stabilità dei prezzi è stata definita dal Consiglio direttivo della BCE come un aumento su 12 mesi dell’indice armonizzato dei prezzi al consumo (v. IAPC) per l’area dell’euro inferiore al 2%. Lo IAPC è un indice creato da EUROSTAT (l’ufficio statistico comunitario) al fine di rendere confrontabili i prezzi dei paesi comunitari nel corso della seconda fase dell’Unione Economica e Monetaria (1994-1998): variazioni di tale indice in misura superiore al limite massimo del 2%, dunque, non sono considerate compatibili con la stabilità dei prezzi.
La BCE ha chiarito inoltre che eccessive variazioni dei prezzi nel breve periodo non sono da considerarsi incompatibili con l’obiettivo della stabilità dei prezzi: la valutazione, infatti, va condotta sul medio periodo e considerando il complesso dell’area dell’euro.
L’altro obiettivo intermedio è stato individuato nella crescita dell’aggregato monetario (v.) M3: tale aggregato comprende il circolante, i depositi, le quote di fondi di investimento monetario e i titoli di debito emessi dalle Istituzioni monetarie finanziarie e sulla base delle sue variazioni il Consiglio direttivo della BCE orienterà la propria politica monetaria al fine di rendere compatibile la crescita monetaria con l’obiettivo della variazione dello IAPC inferiore al 2%.
La scelta di M3 quale valore di riferimento è stata motivata con la maggiore stabilità nel medio periodo di tale aggregato rispetto agli omologhi M1 e M2 e con la migliore capacità di anticipare gli andamenti del livello dei prezzi. La circostanza che esso sia meno controllabile mediante i tassi d’interesse a breve termine è stata considerata ininfluente: la BCE, infatti, ha già annunciato che non interverrà in modo automatico sui tassi d’interesse per correggere deviazioni della crescita monetaria nel breve periodo.