PIL
PIL [Prodotto Interno Lordo]
Misura del valore di tutti i beni e servizi finali prodotti all'interno di un paese in un determinato periodo di tempo.
L'espressione beni e servizi finali sta ad indicare che dal computo del PIL sono da escludere tutti quei beni e servizi intermedi che sono stati distrutti, o comunque incorporati in altri prodotti, durante il processo produttivo; questa operazione è resa necessaria al fine di evitare le cd. duplicazioni, ovvero la duplice contabilizzazione dello stesso prodotto.
Poiché i beni finali rappresentano il valore aggiuntivo delle imprese, cioè il valore che le imprese hanno aggiunto ai beni acquistati ed utilizzati per la produzione, il PIL può essere altresì definito valore aggiunto (v.).
I beni e servizi finali vengono valutati al loro prezzo di mercato, anche se alcuni servizi, come quelli degli impiegati della pubblica amminsitrazione, non hanno prezzo. In questi casi i servizi vengono valutati al loro costo.
Quando si calcola il PIL di un dato anno usando i prezzi di quell'anno, si dice che il PIL è una grandezza nominale.
Il PIL nominale viene usato frequentemente, ma pone non pochi problemi quando si tratta di istituire dei confronti fra i PIL relativi ad anni diversi. Si immagini, infatti, che si voglia sapere se il PIL italiano è cresciuto fra il 1990 ed il 1995; poniamo che si consultino le apposite statistiche e si constati che è aumentato di un decimo. Come si deve interpretare questa informazione, sapendo che, da un anno all'altro, il PIL nominale cambia per due motivi: primo, perché cambiano le quantità prodotte e, secondo, perché cambiano i prezzi?
Si capisce dunque che, se si vogliono avere informazioni sul prodotto in senso fisico, cioè sapere se in Italia nel 1995 si sono prodotti più o meno beni e servizi che nel 1994, il PIL nominale è di scarso aiuto: non è possibile sapere quanta parte della variazione è dovuta ai prezzi e quanta all'ammontare prodotto. Un modo di aggirare il problema è usare il PIL reale, calcolato usando sempre gli stessi prezzi, anche per anni diversi. In pratica, si scelgono i prezzi di un anno qualsiasi, denominato anno base (ad esempio il 1994) poi, si calcola il PIL per un altro anno, ad esempio il 1995, usando i prezzi del 1994; in tal modo, si isola l'effetto delle variazioni del prodotto fisico, cioè si è certi che qualsiasi cambiamento del PIL è dovuto ad un cambiamento delle quantità prodotte e non dei prezzi.
Il PIL per quanto precedentemente detto è pari alla somma del valore aggiunto prodotto da tutte le imprese, comprese le amministrazioni pubbliche. Se il valore aggiunto viene distribuito sotto forma di reddito ai fattori della produzione, allora il PIL coincide con il Reddito interno lordo. A questo proposito è necessaria però una precisazione: l'identità fra il PIL e Reddito interno lordo è vera solo se il valore aggiunto viene calcolato al costo dei fattori. Ciò non è strano se si pensa alla particolare natura della attività svolta dalla Pubblica Amministrazione.
Il PIL così determinato (al costo dei fattori) se depurato dagli ammortamenti (quota di PIL che deve essere accantonata per mantenere la capacità produttiva inalterata) che costituiscono un costo, prende il nome di PIN (v.) ed è uguale al reddito netto interno disponibile.
Il PIL è spesso confuso con un'altra grandezza che in contabilità nazionale (v.) viene definita prodotto nazionale lordo (v. PNL). Quest'ultimo a differenza del PIL tiene conto del reddito prodotto dai cittadini di un determinato Paese all'estero.
L'importanza della determinazione del Prodotto interno lordo dovrebbe essere, per quanto detto, chiara: il PIL costituisce una misura importante dello stato di salute del sistema economico nazionale.
Non a caso esso è utilizzato, oltre che per valutare la crescita economica di un paese, anche per misurare il suo tasso di inflazione.
Dividendo infatti il PIL reale per il PIL nominale si ottiene la misura della variazione dei prezzi intervenuta nel periodo intercorrente fra un determinato anno e l'anno base. Rapportando tale misura a 100 si ottiene il deflatore del PIL (v. Deflatore implicito) che può essere utilizzato per calcolare il tasso di inflazione registrato negli anni considerati.
Misura del valore di tutti i beni e servizi finali prodotti all'interno di un paese in un determinato periodo di tempo.
L'espressione beni e servizi finali sta ad indicare che dal computo del PIL sono da escludere tutti quei beni e servizi intermedi che sono stati distrutti, o comunque incorporati in altri prodotti, durante il processo produttivo; questa operazione è resa necessaria al fine di evitare le cd. duplicazioni, ovvero la duplice contabilizzazione dello stesso prodotto.
Poiché i beni finali rappresentano il valore aggiuntivo delle imprese, cioè il valore che le imprese hanno aggiunto ai beni acquistati ed utilizzati per la produzione, il PIL può essere altresì definito valore aggiunto (v.).
I beni e servizi finali vengono valutati al loro prezzo di mercato, anche se alcuni servizi, come quelli degli impiegati della pubblica amminsitrazione, non hanno prezzo. In questi casi i servizi vengono valutati al loro costo.
Quando si calcola il PIL di un dato anno usando i prezzi di quell'anno, si dice che il PIL è una grandezza nominale.
Il PIL nominale viene usato frequentemente, ma pone non pochi problemi quando si tratta di istituire dei confronti fra i PIL relativi ad anni diversi. Si immagini, infatti, che si voglia sapere se il PIL italiano è cresciuto fra il 1990 ed il 1995; poniamo che si consultino le apposite statistiche e si constati che è aumentato di un decimo. Come si deve interpretare questa informazione, sapendo che, da un anno all'altro, il PIL nominale cambia per due motivi: primo, perché cambiano le quantità prodotte e, secondo, perché cambiano i prezzi?
Si capisce dunque che, se si vogliono avere informazioni sul prodotto in senso fisico, cioè sapere se in Italia nel 1995 si sono prodotti più o meno beni e servizi che nel 1994, il PIL nominale è di scarso aiuto: non è possibile sapere quanta parte della variazione è dovuta ai prezzi e quanta all'ammontare prodotto. Un modo di aggirare il problema è usare il PIL reale, calcolato usando sempre gli stessi prezzi, anche per anni diversi. In pratica, si scelgono i prezzi di un anno qualsiasi, denominato anno base (ad esempio il 1994) poi, si calcola il PIL per un altro anno, ad esempio il 1995, usando i prezzi del 1994; in tal modo, si isola l'effetto delle variazioni del prodotto fisico, cioè si è certi che qualsiasi cambiamento del PIL è dovuto ad un cambiamento delle quantità prodotte e non dei prezzi.
Il PIL per quanto precedentemente detto è pari alla somma del valore aggiunto prodotto da tutte le imprese, comprese le amministrazioni pubbliche. Se il valore aggiunto viene distribuito sotto forma di reddito ai fattori della produzione, allora il PIL coincide con il Reddito interno lordo. A questo proposito è necessaria però una precisazione: l'identità fra il PIL e Reddito interno lordo è vera solo se il valore aggiunto viene calcolato al costo dei fattori. Ciò non è strano se si pensa alla particolare natura della attività svolta dalla Pubblica Amministrazione.
Il PIL così determinato (al costo dei fattori) se depurato dagli ammortamenti (quota di PIL che deve essere accantonata per mantenere la capacità produttiva inalterata) che costituiscono un costo, prende il nome di PIN (v.) ed è uguale al reddito netto interno disponibile.
Il PIL è spesso confuso con un'altra grandezza che in contabilità nazionale (v.) viene definita prodotto nazionale lordo (v. PNL). Quest'ultimo a differenza del PIL tiene conto del reddito prodotto dai cittadini di un determinato Paese all'estero.
L'importanza della determinazione del Prodotto interno lordo dovrebbe essere, per quanto detto, chiara: il PIL costituisce una misura importante dello stato di salute del sistema economico nazionale.
Non a caso esso è utilizzato, oltre che per valutare la crescita economica di un paese, anche per misurare il suo tasso di inflazione.
Dividendo infatti il PIL reale per il PIL nominale si ottiene la misura della variazione dei prezzi intervenuta nel periodo intercorrente fra un determinato anno e l'anno base. Rapportando tale misura a 100 si ottiene il deflatore del PIL (v. Deflatore implicito) che può essere utilizzato per calcolare il tasso di inflazione registrato negli anni considerati.