Nazionalizzazione
Nazionalizzazione
Processo che attribuisce allo Stato la gestione e la proprietà di un'impresa privata che, generalmente, produce beni e servizi di interesse pubblico. Il ricorso alla nazionalizzazione trova nella teoria economica diverse giustificazioni.
Secondo alcuni essa costituisce uno degli strumenti impiegati dall'operatore pubblico per rimediare all'inefficienza generata dall'attività privata (v. Fallimento del mercato), inefficienza che si traduce nella perdita di benessere (v.) sociale.
Secondo altri la nazionalizzazione è giustificata dalla necessità di impedire che privati possano svolgere attività economiche godendo di una posizione di monopolio naturale (v.). In questo caso, infatti, la convenienza tecnica di un'offerta accentrata nelle mani di una sola impresa gestita da privati genererebbe una perdita di benessere sociale. Nell'esperienza italiana la nazionalizzazione ha riguardato i trasporti ferroviari nel 1905 e 1906; le reti telefoniche sono state nazionalizzate nel 1907, cedute ai privati nel 1923, poste dal dopoguerra sotto il controllo dell'Istituto per la Ricostruzione Industriale (v. IRI) e definitivamente privatizzate nel 1997.
Nell'Italia repubblicana la politica di nazionalizzazione ha trovato la sua principale disciplina normativa nell'art. 43 della Costituzione secondo cui, per legge, è possibile riservare o trasferire, mediante espropriazione e salvo indennizzo, allo Stato o ad enti pubblici, determinate imprese o categorie di imprese erogatrici di servizi pubblici essenziali. L'applicazione più nota del principio costituzionale è rappresentata dalla istituzione dell'ENI nel 1953 (cui fu riservato il monopolio dell'estrazione degli idrocarburi nella Valle padana) e la nazionalizzazione delle società elettriche (1962) con la fondazione dell'ENEL.
Molto spesso, però, gli interventi di nazionalizzazione hanno avuto ad oggetto il salvataggio di grandi gruppi bancari ed imprenditoriali: a giudizio unanime, questa costante della storia economica italiana va imputata alla debolezza del capitalismo nostrano.
All'inizio degli anni '90, però, nel nostro Paese si è delineata una netta inversione di tendenza con la privatizzazione (v.) di molte imprese pubbliche.
Processo che attribuisce allo Stato la gestione e la proprietà di un'impresa privata che, generalmente, produce beni e servizi di interesse pubblico. Il ricorso alla nazionalizzazione trova nella teoria economica diverse giustificazioni.
Secondo alcuni essa costituisce uno degli strumenti impiegati dall'operatore pubblico per rimediare all'inefficienza generata dall'attività privata (v. Fallimento del mercato), inefficienza che si traduce nella perdita di benessere (v.) sociale.
Secondo altri la nazionalizzazione è giustificata dalla necessità di impedire che privati possano svolgere attività economiche godendo di una posizione di monopolio naturale (v.). In questo caso, infatti, la convenienza tecnica di un'offerta accentrata nelle mani di una sola impresa gestita da privati genererebbe una perdita di benessere sociale. Nell'esperienza italiana la nazionalizzazione ha riguardato i trasporti ferroviari nel 1905 e 1906; le reti telefoniche sono state nazionalizzate nel 1907, cedute ai privati nel 1923, poste dal dopoguerra sotto il controllo dell'Istituto per la Ricostruzione Industriale (v. IRI) e definitivamente privatizzate nel 1997.
Nell'Italia repubblicana la politica di nazionalizzazione ha trovato la sua principale disciplina normativa nell'art. 43 della Costituzione secondo cui, per legge, è possibile riservare o trasferire, mediante espropriazione e salvo indennizzo, allo Stato o ad enti pubblici, determinate imprese o categorie di imprese erogatrici di servizi pubblici essenziali. L'applicazione più nota del principio costituzionale è rappresentata dalla istituzione dell'ENI nel 1953 (cui fu riservato il monopolio dell'estrazione degli idrocarburi nella Valle padana) e la nazionalizzazione delle società elettriche (1962) con la fondazione dell'ENEL.
Molto spesso, però, gli interventi di nazionalizzazione hanno avuto ad oggetto il salvataggio di grandi gruppi bancari ed imprenditoriali: a giudizio unanime, questa costante della storia economica italiana va imputata alla debolezza del capitalismo nostrano.
All'inizio degli anni '90, però, nel nostro Paese si è delineata una netta inversione di tendenza con la privatizzazione (v.) di molte imprese pubbliche.