Moltiplicatore degli investimenti

Moltiplicatore degli investimenti

Principio secondo il quale una variazione della componente autonoma degli investimenti produce una variazione più che proporzionale del reddito.
La formula matematica del moltiplicatore degli investimenti fu introdotta nel 1931 dall'economista inglese R.F. Kahn (v.) ed in seguito ampiamente utilizzata da Keynes (v.) soprattutto nella sua analisi delle fluttuazioni economiche (v. Ciclo economico).
Il moltiplicatore degli investimenti parte da una constatazione molto semplice: ogni aumento nell'acquisto di nuovi strumenti di produzione (ovvero ogni ulteriore aumento degli investimenti) dà vita ad una catena di relazioni causa-effetto:
— aumenta l'occupazione nel settore in cui si producono tali beni, o il salario (nel caso in cui quelli già occupati prestino ore di lavoro straordinario);
— cresce il reddito dei nuovi o maggiormente occupati (e, conseguentemente, quello nazionale);
— cresce, di conseguenza, la domanda dei beni di consumo (si tratta, di solito, di beni di consumo durevoli, come le automobili, gli elettrodomestici ecc.);
— ne consegue una maggiore attività delle imprese che producono i beni di cui la domanda è aumentata. Tali imprese, sulla spinta dell'aumento di domanda, richiedono (in proporzioni maggiori per l'effetto acceleratore) strumenti di produzione;
— le industrie fornitrici di questi strumenti di produzione, a loro volta, concedono aumenti salariali agli occupati ecc.
Il reddito addizionale dovuto all'originario investimento di strumenti di produzione genera la nascita di una serie di industrie (produttrici di beni di consumo e strumentali), aumenti di occupazione e di reddito.
In altri termini, un dato aumento dell'investimento netto (ossia acquisto di strumenti produttivi non destinati ai rimpiazzi) provoca un aumento sempre maggiore del reddito nazionale.
Matematicamente la formula del moltiplicatore degli investimenti può essere ottenuta tenendo presente le diverse componenti che nell'analisi keynesiana concorrono alla determinazione del reddito nazionale: la domanda per i consumi strettamente legata al reddito (cY) e gli investimenti, che essendo influenzati dal tasso di interesse (i) e dalle aspettative degli imprenditori (a) indichiamo con I (i, a).
Il reddito nazionale può, quindi, essere espresso come:

Y = cY + I(i, a)

Se indichiamo con DI l'incremento degli investimenti e con DY il conseguente aumento del reddito e con c la propensione marginale al consumo possiamo scrivere che:

DY = c DY + DI

da cui mettendo in evidenza DY otteniamo:

@

In questa formula finale 1/(1-c) rappresenta il moltiplicatore degli investimenti che è uguale all'inverso dell'unità meno la propensione marginale al consumo, vale a dire è uguale all'inverso della propensione marginale al risparmio (il risparmio non è altro che il non consumo, ovvero ciò che rimane del reddito dopo aver acquistato i beni necessari).


Il moltiplicatore degli investimenti


Gli effetti del moltiplicatore degli investimenti possono essere illustrati attraverso un esempio numerico. Se ipotizziamo un aumento della spesa pubblica (v.) da parte dello Stato di 10.000 miliardi ciò provocherà un aumento del reddito della collettività di importo pari; se, infatti, lo Stato decide di realizzare un programma di lavori pubblici e spende 10.000 miliardi di lire per eseguirlo, tale somma spesa dallo Stato rappresenta una entrata per le imprese appaltatrici che assumono nuovi operai e provvedono a pagare con tale somma i salari e gli stipendi ai lavoratori, gli interessi, i profitti.
In altre parole i miliardi spesi dallo Stato divengono un reddito aggiuntivo per le varie categorie di lavoratori, di capitalisti, di imprenditori.
Il reddito è aumentato grazie alla nuova spesa statale, ma coloro che lo hanno percepito sotto varie forme, cioè coloro cui esso è stato distribuito per le loro prestazioni, spenderanno una parte di questa somma.
Più precisamente, spenderanno la parte di tale somma determinata dalla propensione marginale al consumo e lo faranno per acquistare beni di consumo.
Se ad esempio la propensione marginale al consumo (v. Propensione al consumo) è di 0,80 (cioè si consuma l'80% degli incrementi del reddito), i lavoratori, i capitalisti e gli imprenditori nel loro complesso spenderanno 8.000 miliardi per l'acquisto di beni di consumo.
Ma questi 8.000 miliardi rappresentano un reddito aggiuntivo per coloro che hanno fornito i beni di consumo. Il reddito di tali fornitori è aumentato nel complesso di 8.000 miliardi e tale aumento del reddito consentirà loro di accrescere la spesa per l'acquisto di altri beni per il loro uso.
Con una propensione marginale al consumo sempre pari all'80% i fornitori destineranno 6.400 miliardi all'espansione dei loro consumi. Questa somma di 6.400 miliardi rappresenta reddito aggiuntivo per i loro fornitori e così via.


Periodi Spesa Reddito Consumo Risparmio

t1 10.000 10.000 8.000 2.000
t2 8.000 8.000 6.400 1.600
t3 6.400 6.400 5.120 1.280
t4 5.120 5.120 4.096 1.024
– – – – –
– – – – –
– – – – –
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totali 50.000 50.000 40.000 10.000

Al primo ciclo di reddito, considerando cioè il primo passaggio del denaro investito dallo Stato ai partecipanti all'esecuzione dei lavori pubblici, il reddito risulta cresciuto di 10.000 miliardi di lire. Se si considerano poi i primi due cicli, il reddito risulta aumentato di 18.000 miliardi; se si considerano invece i primi tre cicli il reddito è aumentato di 24.400 miliardi e così continuando.
L'effetto moltiplicativo della spesa iniziale terminerà soltanto quando essa sarà eguagliata dalla somma dei risparmi accumulati nei diversi cicli economici.
Applicando la formula del moltiplicatore, si può desumere facilmente l'aumento del reddito prodotto da una spesa addizionale di 10.000 miliardi, che sarà pari a:

@


L'incremento raggiunto dal reddito grazie all'aumento dell'investimento, così come viene calcolato mediante il moltiplicatore degli investimenti, può in realtà essere minore a causa dell'esistenza di attriti nel sistema.
Se, ad esempio, la disponibilità di taluni fattori della produzione è limitata o se la capacità produttiva è quasi sfruttata al massimo, la produzione in questo caso non può rispondere allo stimolo che proviene dall'espansione della domanda in ragione della scarsezza dei fattori produttivi.
È, inoltre, facilmente comprensibile che gli effetti moltiplicativi sarebbero diversi nel caso più realistico di una economia aperta (v.), in quanto potrebbe verificarsi che l'espansione della domanda di beni di consumo si rivolga a favore di quelli importati dall'estero e non prodotti localmente.