Modello di Mundell-Fleming

Modello di Mundell-Fleming

Modello di tipo keynesiano che costituisce un'estensione del modello IS-LM (v.) ad un'economia aperta.
In un'economia aperta, in cui si suppone che i prezzi interni e internazionali siano fissi, la curva IS tiene conto anche delle esportazioni e delle importazioni di beni.
Le esportazioni, poiché abbiamo assunto che i tassi di cambio sono fissi, dipendono soltanto dalle decisioni di acquisto del resto del mondo (legate, ad esempio, alla variazione dei gusti dei consumatori stranieri all'aumento del loro reddito).
Anche le importazioni condizionano la produzione e il reddito nazionale. In generale, le importazioni di un paese crescono al crescere del reddito: il che significa che se il reddito delle famiglie aumenta, una parte di questo reddito viene destinata all'acquisto di prodotti stranieri, incrementando quindi le importazioni.
La differenza tra importazioni ed esportazioni rappresenta il saldo di parte corrente della bilancia dei pagamenti, ed è detta bilancia commerciale (v.).
Un ulteriore elemento di cui Mundell e Fleming tengono conto nel loro modello è l'altra componente della bilancia dei pagamenti, rappresentata dai movimenti di capitale (v.). Gli spostamenti di capitale e quindi le decisioni di investire nel proprio paese o in un paese straniero dipendono dal tasso di interesse: a parità di ogni altra condizione, infatti, gli investitori spostano i loro capitali laddove i rendimenti sono più elevati.
La bilancia dei pagamenti, che indichiamo con BP, nel suo complesso è la somma algebrica tra il saldo della bilancia commerciale e il saldo dei movimenti di capitali.
In condizioni di equilibrio le due componenti di parte corrente e di conto capitale si compensano perfettamente e quindi abbiamo che BP = 0. Poiché le importazioni crescono al crescere del reddito e l'afflusso dei capitali cresce al crescere del tasso di interesse, possiamo rappresentare graficamente la curva BP di equilibrio con una retta crescente (figura a).
Tutti i punti che si trovano sulla retta BP esprimono possibili combinazioni di tassi di interesse e di livelli di produzione/reddito per cui la bilancia dei pagamenti è in equilibrio: il punto A, ad esempio, definisce una condizione di equilibrio della bilancia dei pagamenti, o equilibrio esterno, associata al tasso di interesse i0 e al livello di reddito Y0.
In sintesi: tutti i punti a destra della retta BP identificano un passivo della bilancia dei pagamenti. Per ritornare ad una condizione di equilibrio esterno, partendo dal punto C nel grafico, è allora necessario che i tassi di interesse aumentino favorendo l'afflusso di capitali (ad esempio spostandoci nel punto D) oppure che il reddito nazionale diminuisca e con esso si riducano le importazioni (tornando, in tal caso, nel punto A).
In modo del tutto simile tutti i punti che si collocano a sinistra della curva BP determinano un avanzo della bilancia dei pagamenti (BP > 0).
Se al tradizionale schema IS-LM si sovrappone la curva rappresentante l'equilibrio dei conti con l'estero può aversi una situazione come quella in figura b.
Nel grafico proposto, E' rappresenta un punto di equilibrio sia interno che esterno. Tuttavia, perché lo stato di duplice equilibrio non abbia conseguenze indesiderate nell'economia (recessione o inflazione) è necessaria una politica economica adeguata.
Secondo Mundell e Fleming l'efficacia delle due principali politiche cui i governi fanno ricorso, quella fiscale e quella monetaria, è strettamente legata al regime di cambi vigente e al grado di mobilità internazionale dei capitali.
In particolare in regime di cambi fissi si ha che:
— la politica fiscale è tanto più efficace quanto più è elevato il grado di mobilità dei capitali. Quest'ultima, infatti, influisce in modo determinante sulla quantità di moneta in circolazione;
— la politica monetaria è totalmente inefficace, se vi è un elevato grado di mobilità di capitali. Quest'ultima infatti determina consistenti e rapidi deflussi o afflussi di capitale.
In regime di cambi flessibili si ha che:
— la politica fiscale è tanto meno efficace quanto più è elevata la mobilità dei capitali.
Così ad esempio se in un Paese crescesse la spesa pubblica aumenterebbe il reddito nazionale ma anche i tassi di interesse. Se i tassi di interesse sono più elevati rispetto al resto del mondo vi sarà un afflusso di capitali, una maggior domanda di valuta nazionale e quindi una pressione sul tasso di cambio che porterà ad un apprezzamento della moneta nazionale; ciò significa, però, perdita di competitività, riduzione delle esportazioni ed aumento delle importazioni; il disavanzo di parte corrente, infatti, viene compensato da un afflusso di capitali (la bilancia dei pagamenti, come sempre, è in equilibrio) ma la produzione di equilibrio non è aumentata: vi è stata solo una variazione della composizione della domanda (è aumentata la spesa pubblica la quale però ha «spiazzato» le esportazioni nette);
— la politica monetaria mantiene un certo grado di efficacia. In particolare, una politica monetaria espansiva (ad esempio, un aumento dell'offerta di moneta che determina una riduzione dei tassi di interesse) equivale a svalutare il tasso di cambio e, rendendo più competitiva la produzione nazionale, permette di aumentare le esportazioni e quindi la produzione di equilibrio.
Se infatti i tassi di interesse sono più bassi ci sarà un deflusso di capitali verso l'estero poiché gli investitori sposteranno i loro investimenti in paesi che offrono remunerazioni maggiori; ciò comporta una minor domanda di valuta nazionale e quindi una pressione sul tasso di cambio che si svaluterà; la svalutazione rende più competitiva l'economia nazionale, le esportazioni aumentano e con esse anche la produzione di equilibrio. Una politica monetaria espansiva determina indirettamente una svalutazione, migliorando da un lato il saldo delle partite correnti e dall'altro la produzione di equilibrio e quindi l'occupazione.