Marshall, Alfred
Marshall, Alfred (vedi foto)
(Bermondsey, 1842 - Cambridge, 1924)
Economista inglese, vero e proprio punto di riferimento del pensiero economico nei decenni a cavallo tra il 1800 e il 1900.
Avviato alla carriera ecclesiale, il suo approccio all'economia rappresentò l'ultima tappa di un percorso culturale, iniziato a seguito di una crisi religiosa e alla frequentazione del Grote Club (circolo di intellettuali), che lo portò a interessarsi di psicologia, fisolofia e problemi sociali.
Docente nelle università inglesi più rinomate, come il St. John's College di Cambridge, Bristol e Oxford, fu iniziatore della corrente definita neoclassica (v. Neoclassici).
Marshall, infatti, diversamente dai suoi colleghi marginalisti (v. Marginalismo) che connettevano il valore di un bene all'utilità che da quel bene un soggetto trae (v. Utilità marginale), propose una teoria del valore che tenesse conto anche dei costi di produzione, richiamando, così, principi dettati da economisti classici (v.) come Smith (v.) o Ricardo (v.).
Marshall introdusse il concetto di elasticità della domanda (v.) e mise a punto dispositivi e teorie, come l'analisi temporale (distinzione tra breve e lungo periodo nell'equilibrio aziendale), i concetti di rendita del consumatore (v. Surplus del consumatore) e di quasi-rendita (v.), l'analisi dell'equilibrio economico parziale (v.) dei mercati, che fanno parte del bagaglio culturale di qualsiasi studioso dell'economia. Nel 1980 pubblicò i Principi di economia politica, volume che incontrò un successo immediato per la sua chiarezza e completezza. Operò, inoltre, una rivisitazione della teoria quantitativa della moneta (v.) che, nelle intenzioni, doveva essere pubblicata nel secondo volume di Principi di Economia Politica. Il libro, tuttavia, non vide mai la luce.
(Bermondsey, 1842 - Cambridge, 1924)
Economista inglese, vero e proprio punto di riferimento del pensiero economico nei decenni a cavallo tra il 1800 e il 1900.
Avviato alla carriera ecclesiale, il suo approccio all'economia rappresentò l'ultima tappa di un percorso culturale, iniziato a seguito di una crisi religiosa e alla frequentazione del Grote Club (circolo di intellettuali), che lo portò a interessarsi di psicologia, fisolofia e problemi sociali.
Docente nelle università inglesi più rinomate, come il St. John's College di Cambridge, Bristol e Oxford, fu iniziatore della corrente definita neoclassica (v. Neoclassici).
Marshall, infatti, diversamente dai suoi colleghi marginalisti (v. Marginalismo) che connettevano il valore di un bene all'utilità che da quel bene un soggetto trae (v. Utilità marginale), propose una teoria del valore che tenesse conto anche dei costi di produzione, richiamando, così, principi dettati da economisti classici (v.) come Smith (v.) o Ricardo (v.).
Marshall introdusse il concetto di elasticità della domanda (v.) e mise a punto dispositivi e teorie, come l'analisi temporale (distinzione tra breve e lungo periodo nell'equilibrio aziendale), i concetti di rendita del consumatore (v. Surplus del consumatore) e di quasi-rendita (v.), l'analisi dell'equilibrio economico parziale (v.) dei mercati, che fanno parte del bagaglio culturale di qualsiasi studioso dell'economia. Nel 1980 pubblicò i Principi di economia politica, volume che incontrò un successo immediato per la sua chiarezza e completezza. Operò, inoltre, una rivisitazione della teoria quantitativa della moneta (v.) che, nelle intenzioni, doveva essere pubblicata nel secondo volume di Principi di Economia Politica. Il libro, tuttavia, non vide mai la luce.