Legge di Wagner
Legge di Wagner
Definita anche legge dell'incremento progressivo della spesa pubblica, è la formulazione, elaborata dal tedesco A. Wagner (v.), secondo cui l'incidenza della spesa pubblica (v.) sul reddito nazionale (v.) è destinata ad aumentare.
L'assunto si giustifica col fatto che lo sviluppo della spesa pubblica è determinato dal reddito: all'aumentare del reddito, le relazioni economiche fra privati divengono sempre più complesse e, d'altra parte, i cittadini cercheranno di soddisfare bisogni secondari. Ciò comporta, per lo Stato, un continuo incremento del suo intervento in economia.
La validità di tale tesi è ampiamente confermata dalla realtà storica, ed altri autori hanno cercato di individuare ulteriori spiegazioni. Così, nel 1961, Peacock e Wiseman hanno affermato che periodi di crisi profonda (guerre, gravi recessioni ecc.) fanno compiere alla spesa pubblica, che di per sé tenderebbe ad aumentare in misura proporzionale all'aumento del reddito, un salto. Al termine della crisi, però, la spesa pubblica mantiene il nuovo livello per l'opposizione dei cittadini ad una sua riduzione.
Vedi grafico.
Altri, invece, come Baumol (v.), mettono l'accento sui fattori interni della spesa pubblica. Quest'ultima si compone soprattutto di servizi ad alta intensità di lavoro, che solo in modo limitato sono soggetti ad incrementi di produttività. Poiché però gli stipendi del settore pubblico crescono più o meno allo stesso ritmo di quelli del settore privato (che, invece, è caratterizzato da una più alta produttività), un volume di risorse sempre maggiore sarà destinato alla spesa pubblica.
Definita anche legge dell'incremento progressivo della spesa pubblica, è la formulazione, elaborata dal tedesco A. Wagner (v.), secondo cui l'incidenza della spesa pubblica (v.) sul reddito nazionale (v.) è destinata ad aumentare.
L'assunto si giustifica col fatto che lo sviluppo della spesa pubblica è determinato dal reddito: all'aumentare del reddito, le relazioni economiche fra privati divengono sempre più complesse e, d'altra parte, i cittadini cercheranno di soddisfare bisogni secondari. Ciò comporta, per lo Stato, un continuo incremento del suo intervento in economia.
La validità di tale tesi è ampiamente confermata dalla realtà storica, ed altri autori hanno cercato di individuare ulteriori spiegazioni. Così, nel 1961, Peacock e Wiseman hanno affermato che periodi di crisi profonda (guerre, gravi recessioni ecc.) fanno compiere alla spesa pubblica, che di per sé tenderebbe ad aumentare in misura proporzionale all'aumento del reddito, un salto. Al termine della crisi, però, la spesa pubblica mantiene il nuovo livello per l'opposizione dei cittadini ad una sua riduzione.
Vedi grafico.
Altri, invece, come Baumol (v.), mettono l'accento sui fattori interni della spesa pubblica. Quest'ultima si compone soprattutto di servizi ad alta intensità di lavoro, che solo in modo limitato sono soggetti ad incrementi di produttività. Poiché però gli stipendi del settore pubblico crescono più o meno allo stesso ritmo di quelli del settore privato (che, invece, è caratterizzato da una più alta produttività), un volume di risorse sempre maggiore sarà destinato alla spesa pubblica.