Legge degli sbocchi
Legge degli sbocchi
Detta anche legge di Say, dal nome dell'economista che per primo ne ha dato una completa esposizione, afferma che l'offerta (v.) dei beni crea la propria domanda (v.). Questo fa sì che nel lungo periodo non vi sia mai sovrapproduzione.
Secondo la legge degli sbocchi, quindi, nel sistema economico (v.) sussiste una situazione di equilibrio economico permanente tra domanda globale di beni e servizi e la relativa offerta. A qualsiasi spostamento da questo equilibrio corrisponde un riaggiustamento automatico ad opera delle forze di mercato, fino al raggiungimento di un reddito nazionale di piena occupazione (v.).
Say (v.) sostiene che se su alcuni mercati si verifica una insufficienza di domanda, su qualche altro mercato vi sarà un'insufficienza dell'offerta, rispetto alla domanda. Questi squilibri parziali possono sempre essere corretti da opportuni movimenti dei relativi prezzi.
Se si accetta la legge degli sbocchi è gioco-forza dedurne che tutto ciò che viene prodotto sarà comunque venduto, qualunque sia il livello globale della produzione. Ogni imprenditore avrà, quindi, interesse a produrre al massimo della capacità del sistema economico. L'unico limite che l'imprenditore potrebbe trovare è dato dalla forza lavoro disponibile. La produzione globale (o reddito) sarà, quindi, data da:
Y = f(N)
che indica, appunto, che il reddito prodotto (Y) è una funzione (f) del numero dei lavoratori occupati (N).
La teoria neoclassica (v. Neoclassici) dell'equilibrio automatico tra domanda ed offerta fu criticata già da Malthus (v.) il quale affermò che un crescente volume di produzione pone l'esigenza di trovare sbocchi esterni al mercato e per nulla automatici, come, ad esempio, aumento delle esportazioni, aumento dei consumi delle classi ricche ecc.
Da Marx (v.) vennero ulteriori opposizioni a tale teoria, che fu definitivamente ridimensionata da J. M. Keynes (v.).
Nel suo libro più famoso (Teoria generale dell'occupazione, interesse e moneta), demolendo la teoria classica del raggiungimento automatico della piena occupazione, egli dimostrò che il livello di equilibrio di un'economia capitalista poteva trovarsi sia in una situazione di forte disoccupazione (v.), sia nella situazione opposta di pieno impiego.
Nella teoria keynesiana è la domanda globale o aggregata che determina il livello dell'attività economica e, quindi, il reddito nazionale (nel breve periodo).
Detta anche legge di Say, dal nome dell'economista che per primo ne ha dato una completa esposizione, afferma che l'offerta (v.) dei beni crea la propria domanda (v.). Questo fa sì che nel lungo periodo non vi sia mai sovrapproduzione.
Secondo la legge degli sbocchi, quindi, nel sistema economico (v.) sussiste una situazione di equilibrio economico permanente tra domanda globale di beni e servizi e la relativa offerta. A qualsiasi spostamento da questo equilibrio corrisponde un riaggiustamento automatico ad opera delle forze di mercato, fino al raggiungimento di un reddito nazionale di piena occupazione (v.).
Say (v.) sostiene che se su alcuni mercati si verifica una insufficienza di domanda, su qualche altro mercato vi sarà un'insufficienza dell'offerta, rispetto alla domanda. Questi squilibri parziali possono sempre essere corretti da opportuni movimenti dei relativi prezzi.
Se si accetta la legge degli sbocchi è gioco-forza dedurne che tutto ciò che viene prodotto sarà comunque venduto, qualunque sia il livello globale della produzione. Ogni imprenditore avrà, quindi, interesse a produrre al massimo della capacità del sistema economico. L'unico limite che l'imprenditore potrebbe trovare è dato dalla forza lavoro disponibile. La produzione globale (o reddito) sarà, quindi, data da:
Y = f(N)
che indica, appunto, che il reddito prodotto (Y) è una funzione (f) del numero dei lavoratori occupati (N).
La teoria neoclassica (v. Neoclassici) dell'equilibrio automatico tra domanda ed offerta fu criticata già da Malthus (v.) il quale affermò che un crescente volume di produzione pone l'esigenza di trovare sbocchi esterni al mercato e per nulla automatici, come, ad esempio, aumento delle esportazioni, aumento dei consumi delle classi ricche ecc.
Da Marx (v.) vennero ulteriori opposizioni a tale teoria, che fu definitivamente ridimensionata da J. M. Keynes (v.).
Nel suo libro più famoso (Teoria generale dell'occupazione, interesse e moneta), demolendo la teoria classica del raggiungimento automatico della piena occupazione, egli dimostrò che il livello di equilibrio di un'economia capitalista poteva trovarsi sia in una situazione di forte disoccupazione (v.), sia nella situazione opposta di pieno impiego.
Nella teoria keynesiana è la domanda globale o aggregata che determina il livello dell'attività economica e, quindi, il reddito nazionale (nel breve periodo).