Legge bronzea dei salari

Legge bronzea dei salari

Espressione coniata da F. Lassalle per indicare la tendenza dei salari (v.) reali a non discostarsi dal livello di sussistenza (v.), cioè da un livello pari al valore delle merci e dei beni necessari a soddisfare i bisogni più urgenti del lavoratore e della sua famiglia (nutrimento, vestiario ecc.).
Il mantenimento di questo livello era assicurato dall'operare della trappola malthusiana (v.): la pressione demografica avrebbe impedito qualsiasi variazione di lungo periodo. Ogni qual volta il reddito supera il livello di sussistenza, infatti, vi è una tendenza ad un aumento della natalità. Nondimeno, nel lungo periodo, ciò provoca una maggiore offerta di lavoro per soddisfare la quale è necessaria una riduzione delle retribuzioni che, inevitabilmente, riporta il reddito al livello di sussistenza.
La teoria fu criticata da K. Marx (v.) che pure riteneva il salario fissato al livello minimo di sussistenza; tale livello, però, è strettamente connesso all'esistenza di un esercito industriale di riserva (v.), i disoccupati, che alimentato sia dal progresso tecnologico sia dall'espulsione dal mercato delle aziende marginali, con le sue pressioni fa cadere il saggio dei salari.