Job search theory

Job search theory [teoria della ricerca dell'impiego]

Modello di analisi economica riguardante il funzionamento del mercato del lavoro.
Secondo tale teoria gli individui sono disposti a lavorare solo ad un ben determinato livello di salario, al di sotto del quale essi non accettano le offerte di lavoro. Questa forma di disoccupazione volontaria (v.) viene spiegata dagli autori della job search theory mediante due diversi approcci (non sempre distinti):
— secondo alcuni (Phelps, Mortensen, Lucas), ciascun individuo cerca di massimizzare la propria utilità suddividendo l'ammontare di tempo a sua disposizione fra tempo di lavoro e tempo libero; se il salario reale di mercato è inferiore al saggio marginale di sostituzione fra lavoro e tempo libero, l'individuo attenderà di trovare una nuova occupazione a condizioni migliori in un periodo successivo;
— altri autori (Alchian, Holt) combinano l'approccio all'equilibrio generale di Walras (v.) con la teoria dei mercati imperfetti; in questo caso si suppone che l'informazione, come qualsiasi altro bene economico sia una risorsa scarsa il cui uso comporta dei costi (si abbandona, cioè, l'ipotesi di Walras secondo cui ogni indiviuo è perfettamente informato). Coloro che sono alla ricerca di un impiego, pertanto, possono giudicare razionale essere «temporaneamente» disoccupati ed impiegare il proprio tempo nella ricerca di informazioni (infatti, la ricerca è più costosa quando si è già impiegati). Col passare del tempo, il costo della ricerca aumenta e, contemporaneamente, il livello atteso del salario (le aspettative dell'individuo) diminuisce: la ricerca terminerà quando le offerte di lavoro sono pari alle aspettative dell'individuo.
Sia che la disoccupazione volontaria venga spiegata come disoccupazione di attesa (primo approccio) o come disoccupazione di ricerca (secondo approccio), la job search theory affronta la ricerca dell'impiego come un problema di ottimizzazione: l'individuo è chiamato a comparare, di volta in volta, i costi sostenuti con i mancati guadagni.
Questo approccio, come è evidente, ha il pregio di spiegare il comportamento di categorie di lavoratori (come i liberi professionisti, ad esempio) per le quali lo schema keynesiano della disoccupazione involontaria (v.) risultava inadeguato. Ciò non toglie che l'approccio della nuova microeconomia si scontri molto spesso con la realtà.