Impresa
Impresa
Organizzazione di risorse umane e materiali per la produzione o lo scambio di beni e servizi. Si suole distinguere tra impresa pubblica (v.) e impresa privata a seconda del tipo di struttura e di gestione ma soprattutto a seconda del fine che esse si propongono. Le prime infatti gestiscono, generalmente, la produzione di beni e servizi considerati di pubblica utilità (v. Public utilities); le seconde svolgono, invece, attività produttive allo scopo di conseguire un profitto.
La teoria tradizionale dell'impresa è fondata sull'ipotesi neoclassica della massimizzazione dei profitti (v.) subordinatamente ai vincoli rappresentati dalle condizioni di domanda e di costo vigenti sul mercato.
L'elevato grado di astrazione dell'indirizzo tradizionale e la mancata considerazione di molte caratteristiche della grande impresa moderna (la dissociazione fra proprietà e gestione, il grado di imperfezione del mercato e la conseguente incertezza ambientale in cui agisce l'impresa) hanno determinato il sorgere, a partire dai primi anni Cinquanta, di numerose posizioni critiche e di nuove elaborazioni teoriche volte al superamento e al miglioramento del modello tradizionale. Peraltro è stata sottolineata l'indeterminatezza della teoria tradizionale dell'impresa in condizioni di oligopolio (v.), nelle quali è difficile fare previsioni sul comportamento delle imprese.
La maggior parte delle teorie moderne hanno posto in discussione l'assunzione della massimizzazione del profitto quale obiettivo unico del comportamento aziendale, e ciò sulla base della considerazione della scissione esistente all'interno dell'impresa capitalistica tra gestione e proprietà, tra azionisti e gruppo dirigenziale. In quest'ottica importanti sono i contributi di W.J. Baumol, O.E. Williamson, R.L. Marris (v. Teoria dell'impresa di Baumol; Teoria dell'impresa di Williamson; Teoria dell'impresa di Marris).
Tali teorie, però, pur muovendo da un'analisi più prossima alla realtà della grande impresa, non si discostano, nella loro impostazione generale, dalla teoria tradizionale, sia perché accentrate sugli obiettivi d'impresa, senza un'adeguata considerazione dei problemi organizzativi, sia perché in linea con l'ipotesi del comportamento massimizzante.
Viceversa, alcuni economisti (H. Simon, e poi R. M. Cyert e S. G. March) hanno sostenuto che il fine delle imprese, le quali si trovano ad operare in condizioni di incertezza (v.), è quello di ottenere profitti soddisfacenti e non massimi, e di soddisfare determinati livelli di profitto, che peraltro vanno periodicamente rivisti (v. Teoria comportamentale dell'impresa).
Infine, J. K. Galbraith (v.) ritiene che l'impresa moderna, dominata dalla tecnostruttura (v.), ha come obiettivo principale quello della sopravvivenza, che trova la sua prima condizione di verifica nell'autonomia decisionale del gruppo dirigente. Di conseguenza l'impresa cerca di realizzare un livello stabile di profitto, evitando così rischi eccessivi, e di destinare risorse sufficienti all'autofinanziamento in funzione della menzionata autonomia.
Organizzazione di risorse umane e materiali per la produzione o lo scambio di beni e servizi. Si suole distinguere tra impresa pubblica (v.) e impresa privata a seconda del tipo di struttura e di gestione ma soprattutto a seconda del fine che esse si propongono. Le prime infatti gestiscono, generalmente, la produzione di beni e servizi considerati di pubblica utilità (v. Public utilities); le seconde svolgono, invece, attività produttive allo scopo di conseguire un profitto.
La teoria tradizionale dell'impresa è fondata sull'ipotesi neoclassica della massimizzazione dei profitti (v.) subordinatamente ai vincoli rappresentati dalle condizioni di domanda e di costo vigenti sul mercato.
L'elevato grado di astrazione dell'indirizzo tradizionale e la mancata considerazione di molte caratteristiche della grande impresa moderna (la dissociazione fra proprietà e gestione, il grado di imperfezione del mercato e la conseguente incertezza ambientale in cui agisce l'impresa) hanno determinato il sorgere, a partire dai primi anni Cinquanta, di numerose posizioni critiche e di nuove elaborazioni teoriche volte al superamento e al miglioramento del modello tradizionale. Peraltro è stata sottolineata l'indeterminatezza della teoria tradizionale dell'impresa in condizioni di oligopolio (v.), nelle quali è difficile fare previsioni sul comportamento delle imprese.
La maggior parte delle teorie moderne hanno posto in discussione l'assunzione della massimizzazione del profitto quale obiettivo unico del comportamento aziendale, e ciò sulla base della considerazione della scissione esistente all'interno dell'impresa capitalistica tra gestione e proprietà, tra azionisti e gruppo dirigenziale. In quest'ottica importanti sono i contributi di W.J. Baumol, O.E. Williamson, R.L. Marris (v. Teoria dell'impresa di Baumol; Teoria dell'impresa di Williamson; Teoria dell'impresa di Marris).
Tali teorie, però, pur muovendo da un'analisi più prossima alla realtà della grande impresa, non si discostano, nella loro impostazione generale, dalla teoria tradizionale, sia perché accentrate sugli obiettivi d'impresa, senza un'adeguata considerazione dei problemi organizzativi, sia perché in linea con l'ipotesi del comportamento massimizzante.
Viceversa, alcuni economisti (H. Simon, e poi R. M. Cyert e S. G. March) hanno sostenuto che il fine delle imprese, le quali si trovano ad operare in condizioni di incertezza (v.), è quello di ottenere profitti soddisfacenti e non massimi, e di soddisfare determinati livelli di profitto, che peraltro vanno periodicamente rivisti (v. Teoria comportamentale dell'impresa).
Infine, J. K. Galbraith (v.) ritiene che l'impresa moderna, dominata dalla tecnostruttura (v.), ha come obiettivo principale quello della sopravvivenza, che trova la sua prima condizione di verifica nell'autonomia decisionale del gruppo dirigente. Di conseguenza l'impresa cerca di realizzare un livello stabile di profitto, evitando così rischi eccessivi, e di destinare risorse sufficienti all'autofinanziamento in funzione della menzionata autonomia.