Imprenditore
Imprenditore
Colui che utilizza i fattori della produzione organizzandoli, a proprio rischio, nel processo produttivo di beni o servizi. Egli è, dunque, l'intermediario tra quanti offrono capitale e lavoro e quanti domandano beni o servizi.
Storicamente, la figura dell'imprenditore sorge e si afferma con la prima rivoluzione industriale.
In tale epoca, infatti, si assiste al passaggio dalla bottega, ove l'artigiano era titolare di tutti i mezzi di produzione, all'opificio, ove i fattori produttivi si dissociano, originando due classi contrapposte di soggetti economici: i capitalisti, cioè i proprietari degli strumenti di produzione, ed i lavoratori la cui unica fonte di reddito è data dalla propria capacità lavorativa.
Talvolta, è lo stesso capitalista che assume alle proprie dipendenze lavoratori ed organizza i fattori della produzione. Nella maggior parte dei casi, però, è un terzo soggetto (diverso sia dal capitalista che dal lavoratore) che provvede a ciò, prendendo in prestito il capitale ed assumendo i lavoratori, utilizzando l'uno e gli altri nel processo produttivo e lucrando la differenza tra il ricavato del prodotto finito e quanto deve pagare per interessi (al capitalista) e per salari (ai lavoratori). A tale soggetto gli economisti moderni, a partire dal Say (v.), danno il nome di imprenditore.
Con Schumpeter (v.) assume rilievo la figura dell'imprenditore puro definito come colui che introduce le innovazioni (v.) cioè nuove combinazioni dei fattori di produzione. Tali innovazioni possono consistere nella produzione di un nuovo bene o nell'introduzione di una nuova tecnica produttiva o di nuovi metodi di organizzazione, nella conquista di nuove fonti di offerta di materie prime o nell'apertura di un nuovo mercato.
Nella realtà economica attuale la figura dell'imprenditore come soggetto che organizza e coordina fattori di produzione, assumendo in prima persona i rischi di tale attività, sopravvive quasi esclusivamente nell'impresa di tipo individuale. L'unità di produzione oggi prevalente è la grande impresa (v. Impresa), costituita sotto forma di società per azioni e caratterizzata da una netta separazione tra la proprietà, che è degli azionisti, e la gestione, affidata ai dirigenti (managers) che si occupano della pianificazione dell'impresa, del controllo e della direzione del personale.
Tutto ciò complica notevolmente l'analisi economica poiché, in aziende di questo tipo, difficilmente si riscontra che il comportamento effettivo dell'impresa è teso alla massimizzazione del profitto: prevalgono, invece, altri obiettivi, quali il consolidamento della posizione di mercato, la realizzazione di profitti sicuri e regolari ecc.
Approfondimento: Il comportamento delle imprese.
Colui che utilizza i fattori della produzione organizzandoli, a proprio rischio, nel processo produttivo di beni o servizi. Egli è, dunque, l'intermediario tra quanti offrono capitale e lavoro e quanti domandano beni o servizi.
Storicamente, la figura dell'imprenditore sorge e si afferma con la prima rivoluzione industriale.
In tale epoca, infatti, si assiste al passaggio dalla bottega, ove l'artigiano era titolare di tutti i mezzi di produzione, all'opificio, ove i fattori produttivi si dissociano, originando due classi contrapposte di soggetti economici: i capitalisti, cioè i proprietari degli strumenti di produzione, ed i lavoratori la cui unica fonte di reddito è data dalla propria capacità lavorativa.
Talvolta, è lo stesso capitalista che assume alle proprie dipendenze lavoratori ed organizza i fattori della produzione. Nella maggior parte dei casi, però, è un terzo soggetto (diverso sia dal capitalista che dal lavoratore) che provvede a ciò, prendendo in prestito il capitale ed assumendo i lavoratori, utilizzando l'uno e gli altri nel processo produttivo e lucrando la differenza tra il ricavato del prodotto finito e quanto deve pagare per interessi (al capitalista) e per salari (ai lavoratori). A tale soggetto gli economisti moderni, a partire dal Say (v.), danno il nome di imprenditore.
Con Schumpeter (v.) assume rilievo la figura dell'imprenditore puro definito come colui che introduce le innovazioni (v.) cioè nuove combinazioni dei fattori di produzione. Tali innovazioni possono consistere nella produzione di un nuovo bene o nell'introduzione di una nuova tecnica produttiva o di nuovi metodi di organizzazione, nella conquista di nuove fonti di offerta di materie prime o nell'apertura di un nuovo mercato.
Nella realtà economica attuale la figura dell'imprenditore come soggetto che organizza e coordina fattori di produzione, assumendo in prima persona i rischi di tale attività, sopravvive quasi esclusivamente nell'impresa di tipo individuale. L'unità di produzione oggi prevalente è la grande impresa (v. Impresa), costituita sotto forma di società per azioni e caratterizzata da una netta separazione tra la proprietà, che è degli azionisti, e la gestione, affidata ai dirigenti (managers) che si occupano della pianificazione dell'impresa, del controllo e della direzione del personale.
Tutto ciò complica notevolmente l'analisi economica poiché, in aziende di questo tipo, difficilmente si riscontra che il comportamento effettivo dell'impresa è teso alla massimizzazione del profitto: prevalgono, invece, altri obiettivi, quali il consolidamento della posizione di mercato, la realizzazione di profitti sicuri e regolari ecc.
Approfondimento: Il comportamento delle imprese.