Imposta sul reddito come entrata
Imposta sul reddito come entrata
Imposta che grava su tutte le entrate percepite da un soggetto, dove il termine entrata indica oltre i redditi prodotti attraverso l'attività lavorativa o imprenditoriale, anche gli incrementi patrimoniali (v. Capital gain).
Il problema della scelta della nozione di reddito entrata come base imponibile (v.) è, a giudizio dei teorici di economia pubblica, legato alla risoluzione di un altro problema: l'opportunità di tassare gli incrementi patrimoniali come reddito.
Le motivazioni a favore della tassazione di tali entrate sono diverse:
— il rispetto del principio dell'equità orizzontale e verticale, infatti, le imposte vengono stabilite in base alla capacità contributiva dei soggetti passivi, per cui coloro che beneficiano di entrate derivanti da incrementi patrimoniali hanno una maggiore capacità contributiva e, dunque, possono sopportare un onere tributario maggiore;
— la tassazione come reddito degli incrementi patrimoniali limita l'elusione (v. Elusione fiscale) e l'elisione dell'imposta (v.). I soggetti passivi, infatti, potrebbero trasformare in incrementi forme di reddito che altrimenti sarebbero tassabili;
— la discriminazione qualitativa dei redditi e la progressività derivante dall'applicazione dell'imposta.
D'altro canto, non mancano motivi che spingono ad essere contrari alla tassazione degli incrementi patrimoniali:
— l'onerosità dell'imposta, la quale genera dei costi aggiuntivi sia riguardo la sua gestione amministrativa sia riguardo gli ulteriori oneri sopportati dai contribuenti;
— l'irrisorietà del gettito dell'imposta, determinata dalla circostanza che la tassazione delle plusvalenze è controbilanciata dalla possibilità di detrazione anche se parziale delle minusvalenze;
— gli effetti distorsivi dell'imposta sull'allocazione delle risorse, essa infatti, influenza le decisioni degli investitori in vario modo. Innanzitutto, poiché il suo pagamento avviene nel momento in cui le plusvalenze si realizzano, la vendita ad esempio del cespite patrimoniale potrebbe essere differita, determinando una stasi delle risorse collettive. L'immobilità delle risorse, inoltre, stimola gli investitori a vendere nei periodi di depressione quando cioè gli incrementi di valore dei cespiti sono minori.
In definitiva, questo comportamento, contribuendo a rendere forti le variazioni di prezzo, rende instabile il consumo e, quindi, l'andamento del prodotto nazionale.
Imposta che grava su tutte le entrate percepite da un soggetto, dove il termine entrata indica oltre i redditi prodotti attraverso l'attività lavorativa o imprenditoriale, anche gli incrementi patrimoniali (v. Capital gain).
Il problema della scelta della nozione di reddito entrata come base imponibile (v.) è, a giudizio dei teorici di economia pubblica, legato alla risoluzione di un altro problema: l'opportunità di tassare gli incrementi patrimoniali come reddito.
Le motivazioni a favore della tassazione di tali entrate sono diverse:
— il rispetto del principio dell'equità orizzontale e verticale, infatti, le imposte vengono stabilite in base alla capacità contributiva dei soggetti passivi, per cui coloro che beneficiano di entrate derivanti da incrementi patrimoniali hanno una maggiore capacità contributiva e, dunque, possono sopportare un onere tributario maggiore;
— la tassazione come reddito degli incrementi patrimoniali limita l'elusione (v. Elusione fiscale) e l'elisione dell'imposta (v.). I soggetti passivi, infatti, potrebbero trasformare in incrementi forme di reddito che altrimenti sarebbero tassabili;
— la discriminazione qualitativa dei redditi e la progressività derivante dall'applicazione dell'imposta.
D'altro canto, non mancano motivi che spingono ad essere contrari alla tassazione degli incrementi patrimoniali:
— l'onerosità dell'imposta, la quale genera dei costi aggiuntivi sia riguardo la sua gestione amministrativa sia riguardo gli ulteriori oneri sopportati dai contribuenti;
— l'irrisorietà del gettito dell'imposta, determinata dalla circostanza che la tassazione delle plusvalenze è controbilanciata dalla possibilità di detrazione anche se parziale delle minusvalenze;
— gli effetti distorsivi dell'imposta sull'allocazione delle risorse, essa infatti, influenza le decisioni degli investitori in vario modo. Innanzitutto, poiché il suo pagamento avviene nel momento in cui le plusvalenze si realizzano, la vendita ad esempio del cespite patrimoniale potrebbe essere differita, determinando una stasi delle risorse collettive. L'immobilità delle risorse, inoltre, stimola gli investitori a vendere nei periodi di depressione quando cioè gli incrementi di valore dei cespiti sono minori.
In definitiva, questo comportamento, contribuendo a rendere forti le variazioni di prezzo, rende instabile il consumo e, quindi, l'andamento del prodotto nazionale.