Imposta sul patrimonio
Imposta sul patrimonio
Imposta diretta (v.) che colpisce il patrimonio di un individuo, intendendosi per patrimonio il valore attuale (v.) della somma dei redditi attesi.
L'esistenza e il ricorso delle imposte sul patrimonio discendono da varie considerazioni:
— il rispetto del principio di equità orizzontale (v.), infatti il patrimonio conferisce a chi lo possiede dei vantaggi economici rispetto a coloro che usufruiscono del solo reddito da lavoro. La sua tassazione affiancata a quella del reddito ristabilisce un certo equilibrio nella posizione economica dei diversi individui;
— l'incentivo all'investimento, che discende dall'impiego del patrimonio in attività più redditizie, ma più rischiose, alla scopo di recuperare l'imposta subita;
— il collegamento tra imposta sul reddito e quella sul patrimonio facilita i controlli incrociati del fisco sulla effettiva capacità contributiva (v.) dei soggetti passivi.
Le imposte patrimoniali possono essere distinte in ordinarie, straordinarie e saltuarie.
Le imposte ordinarie sono annuali e vengono commisurate al patrimonio netto dell'individuo. Tali tipi di imposta possono essere generali, applicabili cioè a tutti i cespiti patrimoniali, o specifiche, come quelle sulle proprietà immobiliari di cui beneficiano gli enti locali per il loro finanziamento (come ad esempio l'ICI in Italia).
Esse presentano il vantaggio di assicurare un corposo gettito grazie alla consistenza della base imponibile (v.). L'entità delle aliquote, inoltre, è tale da non intaccare la consistenza del patrimonio.
Le imposte straordinarie sul patrimonio, invece, sono state utilizzate in gran parte per far fronte a situazioni di emergenza.
Esse incidono direttamente sul patrimonio degli individui, anche se esso è difficilmente accertabile. Non è raro, infatti, che i contribuenti trasformino i beni patrimoniali in attività od altri beni facilmente evadibili.
Infine, le imposte saltuarie sono quelle relative al trasferimento del patrimonio con atto tra vivi (donazione) o a causa di morte (successione) (v. Imposta di successione e donazione).
L'imposta sul patrimonio, in particolare se essa è generale, tende a gravare su tutti i cespiti patrimoniali. Ciò significa che a differenza di quella sul reddito che ad esempio non colpisce le imprese marginali, le quali producono un reddito minimo, l'imposta patrimoniale sposta una parte di onere dalle imprese altamente produttive a quelle poco produttive generando una maggiore contrazione della produzione e una traslazione dell'imposta (v.) più accentuata.
Per quanto riguarda, i beni patrimoniali non fruttiferi di redditi monetari (oggetti di antiquariato, mobili antichi e così via) non c'è possibilità di traslazione dell'imposta, cosicché essa inciderà solamente sul loro possessore, anche nel caso in cui costui decida di venderli.
In tale circostanza, infatti, egli subirà una perdita in ragione del minor valore del bene, di ammontare pari alla capitalizzazione dell'imposta (v. Ammortamento dell'imposta). Nasce, quindi, la convenienza per il possessore dei beni in questione di ridurre il loro ammontare, disinvestendo il capitale in essi impiegato e utilizzandolo in attività più redditizie. Per questa via, quindi, un'imposta sul patrimonio favorirebbe un efficiente impiego del capitale.
Imposta diretta (v.) che colpisce il patrimonio di un individuo, intendendosi per patrimonio il valore attuale (v.) della somma dei redditi attesi.
L'esistenza e il ricorso delle imposte sul patrimonio discendono da varie considerazioni:
— il rispetto del principio di equità orizzontale (v.), infatti il patrimonio conferisce a chi lo possiede dei vantaggi economici rispetto a coloro che usufruiscono del solo reddito da lavoro. La sua tassazione affiancata a quella del reddito ristabilisce un certo equilibrio nella posizione economica dei diversi individui;
— l'incentivo all'investimento, che discende dall'impiego del patrimonio in attività più redditizie, ma più rischiose, alla scopo di recuperare l'imposta subita;
— il collegamento tra imposta sul reddito e quella sul patrimonio facilita i controlli incrociati del fisco sulla effettiva capacità contributiva (v.) dei soggetti passivi.
Le imposte patrimoniali possono essere distinte in ordinarie, straordinarie e saltuarie.
Le imposte ordinarie sono annuali e vengono commisurate al patrimonio netto dell'individuo. Tali tipi di imposta possono essere generali, applicabili cioè a tutti i cespiti patrimoniali, o specifiche, come quelle sulle proprietà immobiliari di cui beneficiano gli enti locali per il loro finanziamento (come ad esempio l'ICI in Italia).
Esse presentano il vantaggio di assicurare un corposo gettito grazie alla consistenza della base imponibile (v.). L'entità delle aliquote, inoltre, è tale da non intaccare la consistenza del patrimonio.
Le imposte straordinarie sul patrimonio, invece, sono state utilizzate in gran parte per far fronte a situazioni di emergenza.
Esse incidono direttamente sul patrimonio degli individui, anche se esso è difficilmente accertabile. Non è raro, infatti, che i contribuenti trasformino i beni patrimoniali in attività od altri beni facilmente evadibili.
Infine, le imposte saltuarie sono quelle relative al trasferimento del patrimonio con atto tra vivi (donazione) o a causa di morte (successione) (v. Imposta di successione e donazione).
L'imposta sul patrimonio, in particolare se essa è generale, tende a gravare su tutti i cespiti patrimoniali. Ciò significa che a differenza di quella sul reddito che ad esempio non colpisce le imprese marginali, le quali producono un reddito minimo, l'imposta patrimoniale sposta una parte di onere dalle imprese altamente produttive a quelle poco produttive generando una maggiore contrazione della produzione e una traslazione dell'imposta (v.) più accentuata.
Per quanto riguarda, i beni patrimoniali non fruttiferi di redditi monetari (oggetti di antiquariato, mobili antichi e così via) non c'è possibilità di traslazione dell'imposta, cosicché essa inciderà solamente sul loro possessore, anche nel caso in cui costui decida di venderli.
In tale circostanza, infatti, egli subirà una perdita in ragione del minor valore del bene, di ammontare pari alla capitalizzazione dell'imposta (v. Ammortamento dell'imposta). Nasce, quindi, la convenienza per il possessore dei beni in questione di ridurre il loro ammontare, disinvestendo il capitale in essi impiegato e utilizzandolo in attività più redditizie. Per questa via, quindi, un'imposta sul patrimonio favorirebbe un efficiente impiego del capitale.