Imposta negativa

Imposta negativa

Strumento di politica fiscale (v.) proposto da alcuni studiosi, quali ad esempio il premio Nobel per l'economia M. Friedman (v.), al fine di limitare i casi tutelati dal sistema della protezione sociale. Cardine della proposta è la determinazione di un reddito minimo garantito: i contribuenti con un reddito inferiore a tale soglia percepiscono un sussidio (v.) pari alla differenza, mentre quelli con reddito superiore pagano l'imposta sul reddito.
In pratica, se il contribuente percepisce un reddito inferiore ad una somma stabilita, il sussidio copre, in parte, la differenza tra il reddito effettivamente percepito e l'ammontare del reddito standard minimo; al fine di scoraggiare forme parassitarie, la cifra corrisposta è, comunque, inferiore al livello minimo di reddito.
Man mano che i redditi percepiti in seguito all'espletamento di un'attività lavorativa aumentano, la differenza, tra reddito da lavoro e reddito standard minimo si annullerà. Al di sopra di tale soglia l'imposta diventa positiva (sarà cioè versata dal contribuente allo Stato) e contribuirà ad alimentare, a sua volta, entrate sufficienti per pagare i sussidi.
Nell'ottica dei proponenti l'imposta negativa presenta il vantaggio di sostituire la prestazione di servizi gratuiti da parte dello Stato con la distribuzione di potere d'acquisto a favore delle categorie protette; queste ultime spenderanno, quindi, sul mercato e secondo le proprie preferenze le risorse così acquisite, rendendo minimi gli effetti distorsivi della redistribuzione del reddito (v.).
Altri autori hanno invece posto in evidenza come tale strumento potrebbe avere effetti negativi sull'offerta di lavoro (disincentivando i percettori del sussidio).
Esperimenti di applicazione dell'imposta negativa, effettuati negli Stati Uniti nel corso degli anni Sessanta, non hanno né smentito né confermato tale ultima ipotesi.