Free rider
Free rider
Individuo che beneficia di un servizio o di un bene collettivo senza sopportare alcun onere.
Nella letteratura economica la figura del free rider ha acquistato rilevanza dopo gli studi condotti dall'americano M. Olson sull'azione collettiva (1965). L'economista americano, infatti, dimostrò come fosse irrazionale (al di là di qualsiasi giudizio di merito) il comportamento di un individuo che partecipi ad un'azione collettiva (ad esempio, uno sciopero): se l'azione avrà successo (se, ad esempio, i lavoratori otterranno un aumento retributivo), del risultato positivo si avvantaggeranno anche coloro che si sono astenuti dalla protesta e che non avranno sopportato alcun costo.
La disciplina che più delle altre ha approfondito le implicazioni di questo comportamento strategico è, ovviamente, l'economia pubblica: i beni pubblici (v.), per definizione, sono indivisibili ed il beneficio che essi apportano non può essere limitato solo a coloro che sostengono le spese per la loro produzione. Ipotizziamo, che il prezzo del bene pubblico pagato da ciascun individuo debba corrispondere all'utilità marginale che l'ndividuo ricava dal consumo del bene stesso.
In questo caso, un individuo che volesse adottare un comportamento assolutamente razionale dovrà dichiarare una disponibilità a pagare pari a zero: poiché caratteristica dei beni pubblici è la non-escludibilità, ogni individuo tenderà a sottostimare le proprie preferenze così da limitare al minimo il proprio contributo. In questa situazione, pertanto, ciascuno tenterà di divenire un free rider che gode dei benefici di un bene pubblico senza condividerne le spese.
Il termine indica anche un piccolo paese che, pur non facendo alcuna concessione commerciale, beneficia di concessioni fatte da altri paesi. Date le sue limitate dimensioni il free rider non rappresenta una grande quota di mercato per i paesi con cui intrattiene rapporti commerciali.
Individuo che beneficia di un servizio o di un bene collettivo senza sopportare alcun onere.
Nella letteratura economica la figura del free rider ha acquistato rilevanza dopo gli studi condotti dall'americano M. Olson sull'azione collettiva (1965). L'economista americano, infatti, dimostrò come fosse irrazionale (al di là di qualsiasi giudizio di merito) il comportamento di un individuo che partecipi ad un'azione collettiva (ad esempio, uno sciopero): se l'azione avrà successo (se, ad esempio, i lavoratori otterranno un aumento retributivo), del risultato positivo si avvantaggeranno anche coloro che si sono astenuti dalla protesta e che non avranno sopportato alcun costo.
La disciplina che più delle altre ha approfondito le implicazioni di questo comportamento strategico è, ovviamente, l'economia pubblica: i beni pubblici (v.), per definizione, sono indivisibili ed il beneficio che essi apportano non può essere limitato solo a coloro che sostengono le spese per la loro produzione. Ipotizziamo, che il prezzo del bene pubblico pagato da ciascun individuo debba corrispondere all'utilità marginale che l'ndividuo ricava dal consumo del bene stesso.
In questo caso, un individuo che volesse adottare un comportamento assolutamente razionale dovrà dichiarare una disponibilità a pagare pari a zero: poiché caratteristica dei beni pubblici è la non-escludibilità, ogni individuo tenderà a sottostimare le proprie preferenze così da limitare al minimo il proprio contributo. In questa situazione, pertanto, ciascuno tenterà di divenire un free rider che gode dei benefici di un bene pubblico senza condividerne le spese.
Il termine indica anche un piccolo paese che, pur non facendo alcuna concessione commerciale, beneficia di concessioni fatte da altri paesi. Date le sue limitate dimensioni il free rider non rappresenta una grande quota di mercato per i paesi con cui intrattiene rapporti commerciali.