Economie di scala
Economie di scala
Riduzione del costo medio (v.) di produzione che è possibile ottenere in seguito all'aumento delle dimensioni aziendali.
Le economie di scala si distinguono in reali e pecuniarie: le prime si realizzano nel caso in cui la riduzione dei costi derivi dalla maggiore divisione del lavoro, della specilizzazione dei compiti ecc., mentre le seconde si verificano qualora l'impresa, grazie alle accresciute dimensioni, è in grado di influenzare le negoziazioni riguardanti condizioni di prezzo, di pagamento e di credito.
La tendenza alla crescita delle dimensioni delle imprese è, dunque, un fenomeno complesso perché influenzato da molteplici cause, le quali interferiscono fra loro.
L'economista britannica J. Robinson (v.) ne individua cinque:
— le forze tecniche (macchinari, impianti, ecc.);
— le forze direzionali (managerial forces);
— le forze finanziarie (capitali);
— le forze promozionali (marketing);
— le forze della sopravvivenza (cioè le riserve economiche che tendono a preservare l'impresa dai rischi e dalle fluttuazioni della congiuntura).
Ciascuna di queste forze, inoltre, non opera sempre concordemente con le altre nella definizione di una dimensione ottimale; infatti, può accadere che la dimensione ottima sotto l'aspetto tecnico non lo sia dal punto di vista della gestione, ad esempio per le difficoltà di amministrare impianti giganteschi.
Non va, poi, dimenticato che il superamento della dimensione ottimale dell'impresa può generare diseconomie di scala che comportano maggiori sprechi in termini di risorse materiali, umane ed organizzative.
Riduzione del costo medio (v.) di produzione che è possibile ottenere in seguito all'aumento delle dimensioni aziendali.
Le economie di scala si distinguono in reali e pecuniarie: le prime si realizzano nel caso in cui la riduzione dei costi derivi dalla maggiore divisione del lavoro, della specilizzazione dei compiti ecc., mentre le seconde si verificano qualora l'impresa, grazie alle accresciute dimensioni, è in grado di influenzare le negoziazioni riguardanti condizioni di prezzo, di pagamento e di credito.
La tendenza alla crescita delle dimensioni delle imprese è, dunque, un fenomeno complesso perché influenzato da molteplici cause, le quali interferiscono fra loro.
L'economista britannica J. Robinson (v.) ne individua cinque:
— le forze tecniche (macchinari, impianti, ecc.);
— le forze direzionali (managerial forces);
— le forze finanziarie (capitali);
— le forze promozionali (marketing);
— le forze della sopravvivenza (cioè le riserve economiche che tendono a preservare l'impresa dai rischi e dalle fluttuazioni della congiuntura).
Ciascuna di queste forze, inoltre, non opera sempre concordemente con le altre nella definizione di una dimensione ottimale; infatti, può accadere che la dimensione ottima sotto l'aspetto tecnico non lo sia dal punto di vista della gestione, ad esempio per le difficoltà di amministrare impianti giganteschi.
Non va, poi, dimenticato che il superamento della dimensione ottimale dell'impresa può generare diseconomie di scala che comportano maggiori sprechi in termini di risorse materiali, umane ed organizzative.