Dollaro
Dollaro
Moneta ufficiale degli Stati Uniti e di altri paesi (tra cui l'Australia e il Canada) la cui unità divisionaria è il cent. Il termine trae origine dal tedesco thaler, un'antica moneta coniata in Sassonia; tale moneta fu in seguito utilizzata dagli spagnoli nelle loro colonie americane (ove la denominazione fu mutata in doleras) ed in seguito adottata anche dagli Stati nordamericani.
Nel 1792 gli Stati Uniti adottarono il bimetallismo (v.) fissando la parità del dollaro rispetto all'oro e all'argento; tale sistema fu abbandonato soltanto nel 1900 quando anche gli Stati Uniti adottarono la piena convertibilità in oro (v. Gold standard) fissando la parità del dollaro a 20,67 per oncia. Nel 1933, in seguito alla grave crisi mondiale del 1929, il dollaro fu svalutato del 41% e la nuova parità rispetto all'oro fu fissata a 35 dollari per oncia.
È, tuttavia, a partire dal secondo dopoguerra che la moneta statunitense diventa uno dei capisaldi del nuovo sistema internazionale dei cambi entrato in vigore dopo la conferenza di Bretton Woods (v.).
In tale sede, infatti, fu stabilita la convertibilità del dollaro nella misura di 35 dollari per oncia d'oro, mentre le altre monete (lira, marco ecc.) avevano un tasso di cambio (v.) fisso in termini di dollari e quindi erano indirettamente legate all'oro.
Furono fissate parità centrali (v.) tra le singole valute e il dollaro e la sterlina (v.), le quali divennero così le principali monete di riserva; successivamente, la sterlina inglese assunse un ruolo trascurabile mentre il dollaro s'impose come la moneta internazionale per eccellenza, cioè la moneta con la quale venivano regolati i pagamenti internazionali.
Il sistema di Bretton Woods fu messo in crisi nell'agosto del 1971, quando le autorità finanziarie degli Stati Uniti presero atto che la massa di dollari in circolazione fuori dei confini nazionali era cresciuta tanto da non avere più la garanzia della copertura in oro secondo la vecchia parità: in altri termini, le riserve auree americane non erano sufficienti a coprire la circolazione di dollari fuori degli USA.
Fu deciso allora di sospendere la convertibilità, facendo così venir meno uno dei capisaldi di Bretton Woods.
Tramontato il sistema di Bretton Woods, il valore del dollaro venne determinato solo dalla domanda ed offerta del mercato, in altre parole divenne fluttuante.
Ne derivò la fluttuazione di tutte le altre monete che avevano scelto il dollaro come metro di valutazione.
In attesa di raggiungere un nuovo accordo globale, il 18 dicembre di quello stesso anno, dopo quattro mesi di fluttuazione del dollaro, nella sede dello Smithsonian Institute di Washington venne raggiunto un accordo che costituiva un ultimo tentativo di salvare, per quanto possibile, il sistema monetario di Bretton Woods: il prezzo ufficiale dell'oro veniva fissato in 38 dollari l'oncia; veniva sancito il riallineamento dei tassi di cambio, fissando nuove parità sulla base dei risultati della fluttuazione di quei mesi; si ampliavano i margini di oscillazione dei tassi di cambio al 2,25%.
La situazione dei mercati finanziari continuò, però, ad essere estremamente incerta, tanto più che la politica monetaria restrittiva, adottata dalla Federal Reserve (v. Federal Reserve System) nel 1979, provocò una brusca rivalutazione dollaro.
D'altra parte la stessa Federal Reserve, con un comportamento senza precedenti nella storia delle Banche Centrali, decise che i tassi di cambio dovessero essere completamente flessibili, astenendosi da qualsiasi intervento sul mercato valutario.
Le ripercussioni non si fecero attendere: la caduta del prezzo in dollari delle materie prime e la forte ascesa della valuta di conto della maggior parte dei debiti del Terzo Mondo strangolò praticamente le deboli economie dei PVS (v.) rendendo necessari accordi internazionali per un progressivo ripiano del loro debito estero (v. Piano Brady; Piano Baker).
A questo si aggiunga che il forte debito pubblico americano ed il deficit (v.) commerciale di questo paese portavano ad innalzare i tassi d'interesse (v.) nella speranza che i due paesi maggiormente creditori (Giappone e Germania) finanziassero con le loro eccedenze (v.) il deficit americano.
Nel corso degli anni ottanta le alterne vicende del dollaro hanno costituito un importante motivo di incertezza nel meccanismo dei cambi internazionali; sembra, tuttavia, potersi affermare che la centralità della moneta è parzialmente superata.
Parità del dollaro rispetto all'oro
2 aprile 1792 20,59
28 giugno 1834 20,69
13 gennaio 1837 20,67
31 gennaio 1934 35
8 gennaio 1972 38
18 ottobre 1973 42,22
Moneta ufficiale degli Stati Uniti e di altri paesi (tra cui l'Australia e il Canada) la cui unità divisionaria è il cent. Il termine trae origine dal tedesco thaler, un'antica moneta coniata in Sassonia; tale moneta fu in seguito utilizzata dagli spagnoli nelle loro colonie americane (ove la denominazione fu mutata in doleras) ed in seguito adottata anche dagli Stati nordamericani.
Nel 1792 gli Stati Uniti adottarono il bimetallismo (v.) fissando la parità del dollaro rispetto all'oro e all'argento; tale sistema fu abbandonato soltanto nel 1900 quando anche gli Stati Uniti adottarono la piena convertibilità in oro (v. Gold standard) fissando la parità del dollaro a 20,67 per oncia. Nel 1933, in seguito alla grave crisi mondiale del 1929, il dollaro fu svalutato del 41% e la nuova parità rispetto all'oro fu fissata a 35 dollari per oncia.
È, tuttavia, a partire dal secondo dopoguerra che la moneta statunitense diventa uno dei capisaldi del nuovo sistema internazionale dei cambi entrato in vigore dopo la conferenza di Bretton Woods (v.).
In tale sede, infatti, fu stabilita la convertibilità del dollaro nella misura di 35 dollari per oncia d'oro, mentre le altre monete (lira, marco ecc.) avevano un tasso di cambio (v.) fisso in termini di dollari e quindi erano indirettamente legate all'oro.
Furono fissate parità centrali (v.) tra le singole valute e il dollaro e la sterlina (v.), le quali divennero così le principali monete di riserva; successivamente, la sterlina inglese assunse un ruolo trascurabile mentre il dollaro s'impose come la moneta internazionale per eccellenza, cioè la moneta con la quale venivano regolati i pagamenti internazionali.
Il sistema di Bretton Woods fu messo in crisi nell'agosto del 1971, quando le autorità finanziarie degli Stati Uniti presero atto che la massa di dollari in circolazione fuori dei confini nazionali era cresciuta tanto da non avere più la garanzia della copertura in oro secondo la vecchia parità: in altri termini, le riserve auree americane non erano sufficienti a coprire la circolazione di dollari fuori degli USA.
Fu deciso allora di sospendere la convertibilità, facendo così venir meno uno dei capisaldi di Bretton Woods.
Tramontato il sistema di Bretton Woods, il valore del dollaro venne determinato solo dalla domanda ed offerta del mercato, in altre parole divenne fluttuante.
Ne derivò la fluttuazione di tutte le altre monete che avevano scelto il dollaro come metro di valutazione.
In attesa di raggiungere un nuovo accordo globale, il 18 dicembre di quello stesso anno, dopo quattro mesi di fluttuazione del dollaro, nella sede dello Smithsonian Institute di Washington venne raggiunto un accordo che costituiva un ultimo tentativo di salvare, per quanto possibile, il sistema monetario di Bretton Woods: il prezzo ufficiale dell'oro veniva fissato in 38 dollari l'oncia; veniva sancito il riallineamento dei tassi di cambio, fissando nuove parità sulla base dei risultati della fluttuazione di quei mesi; si ampliavano i margini di oscillazione dei tassi di cambio al 2,25%.
La situazione dei mercati finanziari continuò, però, ad essere estremamente incerta, tanto più che la politica monetaria restrittiva, adottata dalla Federal Reserve (v. Federal Reserve System) nel 1979, provocò una brusca rivalutazione dollaro.
D'altra parte la stessa Federal Reserve, con un comportamento senza precedenti nella storia delle Banche Centrali, decise che i tassi di cambio dovessero essere completamente flessibili, astenendosi da qualsiasi intervento sul mercato valutario.
Le ripercussioni non si fecero attendere: la caduta del prezzo in dollari delle materie prime e la forte ascesa della valuta di conto della maggior parte dei debiti del Terzo Mondo strangolò praticamente le deboli economie dei PVS (v.) rendendo necessari accordi internazionali per un progressivo ripiano del loro debito estero (v. Piano Brady; Piano Baker).
A questo si aggiunga che il forte debito pubblico americano ed il deficit (v.) commerciale di questo paese portavano ad innalzare i tassi d'interesse (v.) nella speranza che i due paesi maggiormente creditori (Giappone e Germania) finanziassero con le loro eccedenze (v.) il deficit americano.
Nel corso degli anni ottanta le alterne vicende del dollaro hanno costituito un importante motivo di incertezza nel meccanismo dei cambi internazionali; sembra, tuttavia, potersi affermare che la centralità della moneta è parzialmente superata.
Parità del dollaro rispetto all'oro
2 aprile 1792 20,59
28 giugno 1834 20,69
13 gennaio 1837 20,67
31 gennaio 1934 35
8 gennaio 1972 38
18 ottobre 1973 42,22