Disequilibrio
Disequilibrio
Situazione di mercato in cui non viene raggiunta una perfetta corrispondenza tra quantità domandata ed offerta o, qualora tale corrispondenza sia stata raggiunta, il mercato se ne allontana.
Per poter sviluppare efficacemente il concetto di disequilibrio è indispensabile fare riferimento alla nozione di equilibrio economico generale (v.) ed in particolare all'analisi walrasiana e a quella marshalliana. Partendo dalla nozione di equilibrio di Walras (v.) e di Marshall (v.), esiste sempre un sistema dei prezzi che garantisce la perfetta corrispondenza tra quantità offerte e quantità domandate, è relativamente agevole determinare il concetto di disequilibrio insito in tale teoria. Si avrà, infatti, una situazione di non equilibrio nel caso in cui la quantità offerta supera quella domandata o viceversa. Attraverso variazioni del prezzo è comunque possibile abbandonare tale posizione.
Se è agevole determinare la condizione di equilibrio in un’analisi statica, è ben più difficile determinare le variabili che da una situazione di squilibrio permettono di giungere ad una condizione di equilibrio; in questo caso, infatti, è necessario ricercare un prezzo che permetta di bilanciare la domanda e l’offerta delle merci. Il problema consiste nell’individuare le variabili che consentono al sistema dei prezzi di muoversi verso una situazione di equilibrio in senso walrasiano o marshalliano. La soluzione generalmente accolta è quella che individuava un generico processo di tatônnement (v.) per la determinazione dei prezzi di equilibrio: secondo tale soluzione esiste un banditore che avvia gli scambi tra acquirenti e venditori soltanto quando, avendo ricevuto le rispettive offerte e domande, è possibile determinare un sistema di prezzi che garantisce l’equilibrio.
Abbandonando l’ipotesi walrasiana (d’altronde difficilmente sostenibile in presenza di mercati non perfettamente concorrenziali), i moderni autori della teoria del disequilibrio hanno tentato di porre in evidenza come funzionano mercati in cui non sia stata raggiunta una posizione di equilibrio e, soprattutto, come in tali mercati hanno comunque luogo degli scambi pur in presenza di una situazione di squilibrio, inteso in senso walrasiano come eccesso di domanda sull’offerta e viceversa.
La moderna analisi del disequilibrio si avvale dei contributi apportati negli anni ’50 da Patinkin (v.) e Clower (v.) che mettevano in luce gli effetti negativi che una situazione di squilibrio su un mercato (ed in particolare nel mercato del lavoro) può produrre anche su altri mercati. Il nucleo centrale di tale teoria è costituito dall’osservazione che, qualora su un mercato non è possibile, ai prezzi correnti, determinare una situazione di equilibrio tra quantità domandate e offerte, vi sarà una inevitabile ripercussione anche sugli altri mercati. Se, ad esempio, non è possibile creare un equilibrio tra domanda ed offerta di lavoro (sempre a prezzi correnti) vi sarà inevitabilmente una riduzione della domanda da parte dei consumatori che a sua volta genererà una produzione inferiore a quella ottimale.
Secondo questo modello, quindi, in un sistema economico esistono vincoli quantitativi, per cui non è possibile che ai prezzi correnti si determini un perfetto equilibrio tra quantità domandate ed offerte. In un modello walrasiano ciò avrebbe comportato un aggiustamento verso la posizione di equilibrio attraverso variazioni del prezzo e dei salari; in un moderno sistema economico, però, queste due grandezze non sono facilmente modificabili per cui una situazione di equilibrio può essere raggiunta soltanto attraverso variazioni delle quantità domandate ed offerte. È chiaro che attraverso variazioni nelle quantità è possibile giungere ad una situazione di equilibrio, che non sarà tuttavia un equilibrio in senso walrasiano, ovvero non vi sarà corrispondenza tra offerta e domanda potenziale: in altre parole sarà una situazione di equilibrio non ottimale.
Situazione di mercato in cui non viene raggiunta una perfetta corrispondenza tra quantità domandata ed offerta o, qualora tale corrispondenza sia stata raggiunta, il mercato se ne allontana.
Per poter sviluppare efficacemente il concetto di disequilibrio è indispensabile fare riferimento alla nozione di equilibrio economico generale (v.) ed in particolare all'analisi walrasiana e a quella marshalliana. Partendo dalla nozione di equilibrio di Walras (v.) e di Marshall (v.), esiste sempre un sistema dei prezzi che garantisce la perfetta corrispondenza tra quantità offerte e quantità domandate, è relativamente agevole determinare il concetto di disequilibrio insito in tale teoria. Si avrà, infatti, una situazione di non equilibrio nel caso in cui la quantità offerta supera quella domandata o viceversa. Attraverso variazioni del prezzo è comunque possibile abbandonare tale posizione.
Se è agevole determinare la condizione di equilibrio in un’analisi statica, è ben più difficile determinare le variabili che da una situazione di squilibrio permettono di giungere ad una condizione di equilibrio; in questo caso, infatti, è necessario ricercare un prezzo che permetta di bilanciare la domanda e l’offerta delle merci. Il problema consiste nell’individuare le variabili che consentono al sistema dei prezzi di muoversi verso una situazione di equilibrio in senso walrasiano o marshalliano. La soluzione generalmente accolta è quella che individuava un generico processo di tatônnement (v.) per la determinazione dei prezzi di equilibrio: secondo tale soluzione esiste un banditore che avvia gli scambi tra acquirenti e venditori soltanto quando, avendo ricevuto le rispettive offerte e domande, è possibile determinare un sistema di prezzi che garantisce l’equilibrio.
Abbandonando l’ipotesi walrasiana (d’altronde difficilmente sostenibile in presenza di mercati non perfettamente concorrenziali), i moderni autori della teoria del disequilibrio hanno tentato di porre in evidenza come funzionano mercati in cui non sia stata raggiunta una posizione di equilibrio e, soprattutto, come in tali mercati hanno comunque luogo degli scambi pur in presenza di una situazione di squilibrio, inteso in senso walrasiano come eccesso di domanda sull’offerta e viceversa.
La moderna analisi del disequilibrio si avvale dei contributi apportati negli anni ’50 da Patinkin (v.) e Clower (v.) che mettevano in luce gli effetti negativi che una situazione di squilibrio su un mercato (ed in particolare nel mercato del lavoro) può produrre anche su altri mercati. Il nucleo centrale di tale teoria è costituito dall’osservazione che, qualora su un mercato non è possibile, ai prezzi correnti, determinare una situazione di equilibrio tra quantità domandate e offerte, vi sarà una inevitabile ripercussione anche sugli altri mercati. Se, ad esempio, non è possibile creare un equilibrio tra domanda ed offerta di lavoro (sempre a prezzi correnti) vi sarà inevitabilmente una riduzione della domanda da parte dei consumatori che a sua volta genererà una produzione inferiore a quella ottimale.
Secondo questo modello, quindi, in un sistema economico esistono vincoli quantitativi, per cui non è possibile che ai prezzi correnti si determini un perfetto equilibrio tra quantità domandate ed offerte. In un modello walrasiano ciò avrebbe comportato un aggiustamento verso la posizione di equilibrio attraverso variazioni del prezzo e dei salari; in un moderno sistema economico, però, queste due grandezze non sono facilmente modificabili per cui una situazione di equilibrio può essere raggiunta soltanto attraverso variazioni delle quantità domandate ed offerte. È chiaro che attraverso variazioni nelle quantità è possibile giungere ad una situazione di equilibrio, che non sarà tuttavia un equilibrio in senso walrasiano, ovvero non vi sarà corrispondenza tra offerta e domanda potenziale: in altre parole sarà una situazione di equilibrio non ottimale.