Dilemma di Disneyland

Dilemma di Disneyland

Espressione con la quale si indica, nell'ambito dell'analisi microeconomica, l'esempio usato per spiegare come le imprese monopolistiche (v. Monopolio) giungono alla fissazione della c.d. tariffa in due parti (v.).
A questo particolare tipo di tariffa ricorrono solitamente le imprese monopolistiche che producono beni complementari (si pensi a quelle che producono rasoi e lamette): quasi certamente esse fisseranno dei prezzi diversi per i due prodotti. Il prezzo delle lamette probabilmente sarà inferiore a quello delle altre marche presenti sul mercato, in quanto l'impresa sa che esso può influenzare la domanda di rasoi.
Il problema della scelta dei prezzi dei beni, che possiamo considerare complementari, può essere risolto appunto nel contesto dell'esempio del c.d. dilemma di Disneyland. Si assume, per semplicità, che nel parco dei divertimenti esiste solo un gioco, l'otto volante; inoltre si suppone che le persone hanno un solo desiderio: quello di fare un giro sull'otto volante.
La disponibilità a pagare di coloro che vogliono fare x giri è misurata dal cosiddetto surplus del consumatore (v.).
Scopo del monopolista è quello di massimizzare il proprio profitto, appropriandosi del surplus del consumatore. Ciò è realizzabile fissando un prezzo più basso, per accedere all'otto voltante e un prezzo più alto, invece, per accedere al luna park.
In questo modo si determina una tariffa composta di due parti:
— la prima è pari al costo marginale dei giri sull'otto volante;
— la seconda, la tariffa d'entrata, va ad incidere sul surplus del consumatore.
Quando, come nel caso di Disneyland, il costo marginale è più basso del costo necessario a far pagare un biglietto per ogni giro sull'otto volante, il proprietario del luna park massimizzerà il proprio profitto imponendo il biglietto d'entrata mentre l'accesso ai singoli divertimenti è gratuito.