Debito pubblico

Debito pubblico

Ammontare dei mezzi finanziari che in ogni periodo il settore pubblico (v.) destina alla copertura del proprio fabbisogno. Più precisamente, il debito pubblico, costituito dal valore dei titoli di Stato (v.) emessi nel periodo osservato e in quelli precedenti, è uno strumento di copertura del deficit pubblico (v.).
I titoli di Stato hanno scadenza diversa e possono essere acquistati da operatori economici diversi: Banca centrale (v.), famiglie e imprese. In Italia in relazione alla scadenza si suole distinguere tra debito fluttuante (v.) e debito consolidato (v.).
L'analisi degli effetti del debito pubblico soprattutto alla luce del possibile trasferimento intergenerazionale del suo onere, si basa sulla rivisitazione del teorema dell'equivalenza di Ricardo (v. Equivalenza ricardiana). Secondo Ricardo (v.) il finanziamento della spesa pubblica (v.) con il debito pubblico è del tutto equivalente al finanziamento con imposte; infatti, nella visione ricardiana i titoli di Stato non costituiscono ricchezza privata, per cui i loro detentori, allo stesso tempo consumatori e contribuenti, sconteranno al presente non solo gli interessi sui titoli versati dallo Stato, ma anche le imposte necessarie a finanziarie nel futuro la spesa per interessi e per la restituzione del capitale preso a prestito. Se vi è una perfetta corrispondenza fra coloro che hanno sottoscritto il prestito e i contribuenti futuri e in assenza di illusione finanziaria (v.), allora il debito pubblico è neutrale, non incide cioè sulle generazioni future, ma è equivalente ad un'imposizione fiscale di eguale ammontare.
Lo stesso Ricardo, però, dubitava della rilevanza empirica del suo teorema.
In effetti, è ragionevole presumere che un incremento del debito pubblico provochi rilevanti effetti sulla struttura dei tassi d'interesse: la necessità per lo Stato di offrire titoli con rendimenti sempre più competitivi, comporta allora un drenaggio di risorse a discapito degli investimenti privati (v. Crowding out).
Il postulato della neutralità del debito pubblico è stato riproposto da Barro (v.) e dagli altri sostenitori della nuova macroeconomica classica (v.). A loro avviso il ricorso al debito pubblico, più che pericoloso, è inutile poiché i consumatori si limiteranno ad accumulare risorse (maggior risparmio) in previsione delle maggiori imposte che saranno chiamati a pagare per finanziare, il servizio del debito. Tuttavia, se le minori imposte (rese possibili dal finanziamento della spesa pubblica con titoli) non provocano un aumento dei consumi, ne consegue (ed è quanto Barro in realtà vuol dimostrare) che la politica economica è inefficace.
L'abbandono del postulato della neutralità del debito pubblico (postulato che, a giudizio di molti, è subordinato a troppe condizioni irrealistiche) porta ad interrogarsi sui limiti e sulla sostenibilità del debito pubblico (v.). L'esperienza storica indica che la variabile rilevante, in questo caso, è costituita dal rapporto debito pubblico/PIL; non è però possibile indicare un valore critico oltre il quale il sistema finanziario entra automaticamente in crisi.

COMPOSIZIONE DEI TITOLI DI STATO
al 31 Agosto 2000

Tipologia titolo mln. Euro mld. Lire %

BOT 110.143 213.267 9,67%
CCT 240.125 464.947 21,07%
CTE 2.000 3.873 0,18%
CTZ 73.765 142.829 6,47%
BTP 593.114 1.148.429 52.05
estero 76.288 147.714 6,69%
Estero valuta EMU 204.485 39.664 1,80%
Estero valuta non EMU 55.803 108.050 4,90%

F.S. 3.486 6.750 0,31%
BTP 1% 40.572 78.558 3,56%

Totale 1.139.493 2.206.366 100%

Fonte: Ministero del Tesoro


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