Concertazione

Concertazione

Particolare politica dei redditi (v.) basata sull'accordo e l'intesa preliminare con le parti sociali (sindacati dei lavoratori e degli imprenditori). Alla base di tale tipo di accordi è il ruolo dello Stato che agisce come mediatore nelle controversie economico-sociali.
Il ricorso ad accordi triangolari formalizzati ha fortemente caratterizzato, negli anni Settanta ed Ottanta, le politiche antinflazionistiche di alcuni paesi europei (in particolare l'Austria, la Svezia e l'Olanda), tanto da far parlare alcuni di neocorporativismo; in realtà, a differenza del corporativismo tipico degli Stati totalitari degli anni trenta, queste intese avevano carattere eccezionale (dovuto alla necessità di tutelare la stabilità dei prezzi) e non si basavano su una compiuta teoria organicista dello Stato.
In Italia il ricorso a forme di concertazione non è mai stato sistematizzato o reso permanente; convinti sostenitori di questa prassi, però, si sono dimostrati i Governi Amato e Ciampi (accordo del luglio 1993 sull'abolizione della scala mobile), Dini e Prodi (riforma del sistema pensionistico e del Welfare State). In tali circostanze la concertazione preventiva fra Governo e parti sociali ha mostrato una sostanziale validità nell'assicurare il consenso a misure «impopolari» e nel permettere il riequilibrio dei conti pubblici. I critici di queste forme di accordi, da parte loro, sottolineano:
— che il ruolo del Parlamento (luogo istituzionalmente deputato alla conciliazione degli opposti interessi) ne risulta svilito. La Corte Costituzionale si è però dimostrata di diverso parere, avallando (con sentenza n. 34 del 1985) la prassi della concertazione;
— che in tali tipi di intese risultano poco o affatto rappresentati altri tipi di interesse (quelli, ad esempio, dei lavoratori autonomi o delle generazioni future).