CAPM
CAPM [Capital Asset Pricing Model]
Elaborato da W. Sharpe (v.), è un modello che, ponendo in relazione rendimento (v.) e rischio di un investimento in titoli, individua la composizione ottimale di portafoglio e l'efficienza dei mercati finanziari.
Per comprendere il meccanismo del CAPM, posto alla base della moderna teoria dei prezzi nei mercati finanziari, bisogna fare riferimento all'assunto di Markowitz (v.) secondo cui gli investitori nelle scelte di portafoglio (v.) sono condizionati da due fattori: rendimento e rischio connesso all'investimento. Classificando tutti i probabili portafogli in base al massimo rendimento atteso per un dato rischio, si giunge alla definizione della cosiddetta frontiera dei portafogli efficienti. L'investitore opterà per quel portafoglio caratterizzato dalla combinazione rendimento-rischio da lui reputata ottimale.
Con il modello CAPM, Sharpe ha introdotto un'ulteriore specificazione, fermo restando che i fattori che influenzano l'investitore nella scelta del portafoglio sono il rendimento ed il rischio. Egli, considerando il rischio connesso ad ogni titolo come il rapporto esistente tra la non prevedibilità del rendimento del titolo e la non prevedibilità del rendimento del portafoglio sul mercato, ha distinto il rischio non sistematico (rischio insito in ogni titolo) dal rischio sistematico o di mercato (riferito a tutti i titoli).
Così, mentre è possibile annullare il rischio sistematico mediante una diversificazione dei portafogli (rischio diversificabile), non è invece possibile annullare quello non sistematico (rischio non diversificabile).
Di conseguenza, nella gestione del portafoglio titoli sarà necessario considerare il valore che detto rischio assume; valore che è espresso dall'indice beta (v.), il quale misura la variazione del rendimento di un titolo rispetto alla variazione del rendimento medio del mercato.
Nel grafico sono riportati sull'asse delle ascisse il rischio di mercato dei titoli azionari e sull'asse dell'ordinate il rendimento atteso dall'investimento. La linea del mercato dei capitali ha origine nel punto r0, in quanto fino a quel punto il rendimento del titolo è certo ed il rischio di mercato è nullo (è il tipico caso dei titoli di Stato). In questo punto il coefficiente b, che misura il rischio di mercato, è pari a 0. Procedendo sulla linea di mercato dei capitali si dimostra come in un mercato competitivo i rendimenti attesi, posti a confronto con i rischi addizionali, sono proporzionati all'indice b; per questo motivo nel punto A vi è perfetta correlazione (v.) tra l'andamento generale del mercato ed un particolare investimento. Invero per tutti i punti sulla linea del mercato vi è perfetta correlazione tra queste due grandezze; il rischio non sistematico può essere annullato attraverso la diversificazione del portafoglio azionario.
L'unico rischio non diversificabile è quello legato all'andamento del mercato ed è appunto misurato attraverso il coefficiente b.
Elaborato da W. Sharpe (v.), è un modello che, ponendo in relazione rendimento (v.) e rischio di un investimento in titoli, individua la composizione ottimale di portafoglio e l'efficienza dei mercati finanziari.
Per comprendere il meccanismo del CAPM, posto alla base della moderna teoria dei prezzi nei mercati finanziari, bisogna fare riferimento all'assunto di Markowitz (v.) secondo cui gli investitori nelle scelte di portafoglio (v.) sono condizionati da due fattori: rendimento e rischio connesso all'investimento. Classificando tutti i probabili portafogli in base al massimo rendimento atteso per un dato rischio, si giunge alla definizione della cosiddetta frontiera dei portafogli efficienti. L'investitore opterà per quel portafoglio caratterizzato dalla combinazione rendimento-rischio da lui reputata ottimale.
Con il modello CAPM, Sharpe ha introdotto un'ulteriore specificazione, fermo restando che i fattori che influenzano l'investitore nella scelta del portafoglio sono il rendimento ed il rischio. Egli, considerando il rischio connesso ad ogni titolo come il rapporto esistente tra la non prevedibilità del rendimento del titolo e la non prevedibilità del rendimento del portafoglio sul mercato, ha distinto il rischio non sistematico (rischio insito in ogni titolo) dal rischio sistematico o di mercato (riferito a tutti i titoli).
Così, mentre è possibile annullare il rischio sistematico mediante una diversificazione dei portafogli (rischio diversificabile), non è invece possibile annullare quello non sistematico (rischio non diversificabile).
Di conseguenza, nella gestione del portafoglio titoli sarà necessario considerare il valore che detto rischio assume; valore che è espresso dall'indice beta (v.), il quale misura la variazione del rendimento di un titolo rispetto alla variazione del rendimento medio del mercato.
Nel grafico sono riportati sull'asse delle ascisse il rischio di mercato dei titoli azionari e sull'asse dell'ordinate il rendimento atteso dall'investimento. La linea del mercato dei capitali ha origine nel punto r0, in quanto fino a quel punto il rendimento del titolo è certo ed il rischio di mercato è nullo (è il tipico caso dei titoli di Stato). In questo punto il coefficiente b, che misura il rischio di mercato, è pari a 0. Procedendo sulla linea di mercato dei capitali si dimostra come in un mercato competitivo i rendimenti attesi, posti a confronto con i rischi addizionali, sono proporzionati all'indice b; per questo motivo nel punto A vi è perfetta correlazione (v.) tra l'andamento generale del mercato ed un particolare investimento. Invero per tutti i punti sulla linea del mercato vi è perfetta correlazione tra queste due grandezze; il rischio non sistematico può essere annullato attraverso la diversificazione del portafoglio azionario.
L'unico rischio non diversificabile è quello legato all'andamento del mercato ed è appunto misurato attraverso il coefficiente b.