Burocrazia

Burocrazia

Secondo Max Weber, uno dei teorici classici della burocrazia, forma di organizzazione (v.) basata sul principio della competenza (divisione del lavoro), della gerarchia degli uffici, della conformità degli atti a criteri prefissati e della qualificazione tecnica quale unico requisito per l'impiego.
I primi studi dal punto di vista economico sulla burocrazia risalgono agli anni Settanta quando autori statunitensi, rifiutando radicalmente la concezione di Weber, hanno tentato di spiegare il comportamento delle organizzazioni pubbliche giungendo alla conclusione che il funzionario pubblico tende ad incrementare il budget a propria disposizione.
Se, seguendo Niskanen e Downs (i maggiori esponenti della teoria), si suppone che i burocrati non si comportino diversamente da ogni altro individuo, e che quindi cerchino di massimizzare la propria utilità, è ragionevole supporre che essi, più che astratti doveri (quali il perseguimento dell'interesse pubblico, l'efficienza ecc.) cerchino di soddisfare propri interessi (prestigio, potere, autonomia decisionale, numero di sottoposti, quantità di risorse da gestire). Ciò significa che essi tenderanno a massimizzare le dimensioni del bilancio sotto il proprio controllo.
Il comportamento individualista dei burocrati genererebbe:
— eccessiva dimensione degli uffici e della produzione;
— inefficienza allocativa.
Ciò è spiegabile attraverso la considerazione che i funzionari pubblici godono di una posizione di monopolio informativo. Essi, infatti, sono i soli a conoscere l'effettivo fabbisogno finanziario e dimensionale degli uffici. Quest'ultimo dipenderebbe, secondo Niskanen, proprio dagli argomenti della funzione di utilità dei burocrati, e cioè da tutti i vantaggi non monetari, i quali aumentano al crescere delle dimensioni dell'ufficio.
La burocrazia costituisce, dunque, una delle cause per cui le imprese pubbliche hanno un'efficienza X (v.) minore delle imprese private.