Teodosio
Teodosio (imp. 379-395 d.C.)
Valoroso generale nella guerra contro i Goti, fu nominato Augustus per la pars Orientis da Graziano [vedi] nel 379 d.C.
Alla morte dell’imperatore nel 383 d.C. a (—) rimaneva la prefettura d’Oriente, a Magno Massimo [vedi], nominato nuovo Augusto, passava la prefettura della Gallia e a Valentiniano II [vedi] quella d’Italia e dell’Illirico.
Questa situazione di relativo equilibrio dell’Impero, diviso in tre parti, fu ben presto minacciata da Magno Massimo, che nel 387 d.C. si impadroniva, a danno di Valentiniano II, delle prefetture d’Italia e d’Africa; ma nel 388 d.C. veniva ucciso ad Aquileia da (—) che riportava in Occidente una relativa tranquillità ben presto incrinata dall’uccisione di Valentiniano II a Vienna nel 392 d.C.
Nel 394 d.C., eliminato anche l’ultimo Augusto Eugenio, (—) rimaneva solo al potere.
La sua opera fu diretta essenzialmente al rafforzamento dell’Impero, pressato all’esterno dalle invasioni dei barbari e all’interno dai vari tentativi di usurpazioni. Proprio allo scopo di rinsaldare l’unità dell’impero, (—) volle imporre il cattolicesimo come unica religione di Stato, avversando apertamente il paganesimo e condannando l’arianesimo nel Concilio di Costantinopoli del 381 d.C.
Con (—), l’Impero Romano ritornava per l’ultima volta alla reggenza di un unico imperatore. Alla sua morte, avvenuta il 17 gennaio del 395 d.C., gli successero i figli Arcadio [vedi], (Augusto dal 383 d.C.) reggente della pars orientale, ed Onorio ([vedi] Augusto dal 393 d.C.) reggente di quella occidentale.
Con l’intensificarsi dei contrasti religiosi tra l’Oriente, dove predominava l’eresia ariana, e l’Occidente fedele alla tradizione cattolica, la morte di (—) non segnò una semplice divisione amministrativa, ma una definitiva frattura dell’Impero.
Il complesso delle tradizioni storico-culturali delle due partes, era infatti giunto all’apice della sua diversificazione.
Valoroso generale nella guerra contro i Goti, fu nominato Augustus per la pars Orientis da Graziano [vedi] nel 379 d.C.
Alla morte dell’imperatore nel 383 d.C. a (—) rimaneva la prefettura d’Oriente, a Magno Massimo [vedi], nominato nuovo Augusto, passava la prefettura della Gallia e a Valentiniano II [vedi] quella d’Italia e dell’Illirico.
Questa situazione di relativo equilibrio dell’Impero, diviso in tre parti, fu ben presto minacciata da Magno Massimo, che nel 387 d.C. si impadroniva, a danno di Valentiniano II, delle prefetture d’Italia e d’Africa; ma nel 388 d.C. veniva ucciso ad Aquileia da (—) che riportava in Occidente una relativa tranquillità ben presto incrinata dall’uccisione di Valentiniano II a Vienna nel 392 d.C.
Nel 394 d.C., eliminato anche l’ultimo Augusto Eugenio, (—) rimaneva solo al potere.
La sua opera fu diretta essenzialmente al rafforzamento dell’Impero, pressato all’esterno dalle invasioni dei barbari e all’interno dai vari tentativi di usurpazioni. Proprio allo scopo di rinsaldare l’unità dell’impero, (—) volle imporre il cattolicesimo come unica religione di Stato, avversando apertamente il paganesimo e condannando l’arianesimo nel Concilio di Costantinopoli del 381 d.C.
Con (—), l’Impero Romano ritornava per l’ultima volta alla reggenza di un unico imperatore. Alla sua morte, avvenuta il 17 gennaio del 395 d.C., gli successero i figli Arcadio [vedi], (Augusto dal 383 d.C.) reggente della pars orientale, ed Onorio ([vedi] Augusto dal 393 d.C.) reggente di quella occidentale.
Con l’intensificarsi dei contrasti religiosi tra l’Oriente, dove predominava l’eresia ariana, e l’Occidente fedele alla tradizione cattolica, la morte di (—) non segnò una semplice divisione amministrativa, ma una definitiva frattura dell’Impero.
Il complesso delle tradizioni storico-culturali delle due partes, era infatti giunto all’apice della sua diversificazione.