Seleucidi
Seleucidi
Dinastia che, dopo lo smembramento dell’impero di Alessandro Magno, dominò la Siria e la maggior parte delle terre asiatiche conquistate da Alessandro.
Il fondatore dei (—) fu Seleuco I (358-281a.C.), che aveva ricevuto il governo di Babilonia nel 321. Alla fine del IV sec. egli aveva esteso il suo potere verso est, su tutte le province conquistate da Alessandro fino alle rive dell’Indo. Successivamente, sconfisse Antigone I di Macedonia e Lisimaco di Tracia. Tentando di conquistare la Macedonia, Seleuco fu assassinato da Tolomeo Cerauno, figlio di Tolomeo I.
Gli successero Antioco I (281-261a.C.), quindi Antioco II (261-246), Seleuco II (246-225), Seleuco III (225-223). Gli ultimi due sovrani combatterono contro i Tolomei per la conquista della Palestina.
Nel 200 a.C. Antioco III il Grande (223-187) riuscì nell’impresa.
Egli si dimostrò un sovrano energico. Represse la rivolta dei suoi governatori orientali, quindi intraprese la riconquista dei territori perduti dai suoi predecessori. Tra il 212 e il 206 conquistò l’Armenia e riannesse la terra dei Parti e la Bactriana, giungendo fino all’Indo.
Tale impresa non ebbe un risultato durevole. Nel 196, nel tentativo di riconquistare la Tracia, allarmò i Romani, preoccupati dalla sua politica espansiva. Dopo avere invaso la Grecia (192), Antioco fu sconfitto dai Romani per tre volte, in particolare alla battaglia di Magnesia (189) da un esercito guidato da Lucio. In seguito a tale evento, Antioco fu costretto a cedere la maggior parte dell’Asia Minore.
Gli successe Seleuco IV Filopatore (187-175), il quale oppresse gli Ebrei, combatté Eumene, re di pergamo, a favore di Farnace, re del Ponto, e per questo dovette pagare ai Romani un’ingente somma di danaro; fu ucciso dal suo ministro Eliodoro, che usurpò la corona. Antioco IV Epifano (175-163), ardente filoelleno invase l’Egitto (169) ma fu costretto dall’ambasciatore romano Popilio Lena alla ritirata. Tentò l‘unificazione culturale e religiosa del regno, attraverso l’ellenizzazione degli Ebrei e l’abolizione della religione ebraica. Tale tentativo provocò la rivolta dei Maccabei, narrata nel libro di Daniele della Bibbia.
Dopo la morte di Antioco IV il potere dei (—) declinò progressivamente con i successori Antioco V (163-162), Demetrio I (162-150), Antioco VI (150-145) Demetrio I (re dal 149 al 139 e dal 129 al 125). In una battaglia contro i Parti, Demetrio II, fu fatto prigioniero per 10 anni, durante i quali regnò il fratello Antioco VII. Quest’ultimo tentò per l’ennesima volta di conquistare il regno dei Parti ma fu sconfitto nel 129, portando alla perdita definitiva dei territori dei (—) in Oriente. Successivamente, Seleuco V (125-123), figlio di Cleopatra Thea e Demetrio II, salì al trono col fratello Antioco VIII ma fu ucciso dalla madre che aspirava al trono.
La dinastia dei (—) durò circa due secoli e mezzo, dal 311 al 64 a.C., fino ad Antioco l’Asiatico, spogliato del regno da Pompeo Magno.
Dinastia che, dopo lo smembramento dell’impero di Alessandro Magno, dominò la Siria e la maggior parte delle terre asiatiche conquistate da Alessandro.
Il fondatore dei (—) fu Seleuco I (358-281a.C.), che aveva ricevuto il governo di Babilonia nel 321. Alla fine del IV sec. egli aveva esteso il suo potere verso est, su tutte le province conquistate da Alessandro fino alle rive dell’Indo. Successivamente, sconfisse Antigone I di Macedonia e Lisimaco di Tracia. Tentando di conquistare la Macedonia, Seleuco fu assassinato da Tolomeo Cerauno, figlio di Tolomeo I.
Gli successero Antioco I (281-261a.C.), quindi Antioco II (261-246), Seleuco II (246-225), Seleuco III (225-223). Gli ultimi due sovrani combatterono contro i Tolomei per la conquista della Palestina.
Nel 200 a.C. Antioco III il Grande (223-187) riuscì nell’impresa.
Egli si dimostrò un sovrano energico. Represse la rivolta dei suoi governatori orientali, quindi intraprese la riconquista dei territori perduti dai suoi predecessori. Tra il 212 e il 206 conquistò l’Armenia e riannesse la terra dei Parti e la Bactriana, giungendo fino all’Indo.
Tale impresa non ebbe un risultato durevole. Nel 196, nel tentativo di riconquistare la Tracia, allarmò i Romani, preoccupati dalla sua politica espansiva. Dopo avere invaso la Grecia (192), Antioco fu sconfitto dai Romani per tre volte, in particolare alla battaglia di Magnesia (189) da un esercito guidato da Lucio. In seguito a tale evento, Antioco fu costretto a cedere la maggior parte dell’Asia Minore.
Gli successe Seleuco IV Filopatore (187-175), il quale oppresse gli Ebrei, combatté Eumene, re di pergamo, a favore di Farnace, re del Ponto, e per questo dovette pagare ai Romani un’ingente somma di danaro; fu ucciso dal suo ministro Eliodoro, che usurpò la corona. Antioco IV Epifano (175-163), ardente filoelleno invase l’Egitto (169) ma fu costretto dall’ambasciatore romano Popilio Lena alla ritirata. Tentò l‘unificazione culturale e religiosa del regno, attraverso l’ellenizzazione degli Ebrei e l’abolizione della religione ebraica. Tale tentativo provocò la rivolta dei Maccabei, narrata nel libro di Daniele della Bibbia.
Dopo la morte di Antioco IV il potere dei (—) declinò progressivamente con i successori Antioco V (163-162), Demetrio I (162-150), Antioco VI (150-145) Demetrio I (re dal 149 al 139 e dal 129 al 125). In una battaglia contro i Parti, Demetrio II, fu fatto prigioniero per 10 anni, durante i quali regnò il fratello Antioco VII. Quest’ultimo tentò per l’ennesima volta di conquistare il regno dei Parti ma fu sconfitto nel 129, portando alla perdita definitiva dei territori dei (—) in Oriente. Successivamente, Seleuco V (125-123), figlio di Cleopatra Thea e Demetrio II, salì al trono col fratello Antioco VIII ma fu ucciso dalla madre che aspirava al trono.
La dinastia dei (—) durò circa due secoli e mezzo, dal 311 al 64 a.C., fino ad Antioco l’Asiatico, spogliato del regno da Pompeo Magno.