Sallustio Crispo
Sallustio Crispo
Storico del I sec. a.C., fu contemporaneo di Caio Giulio Cesare [vedi], e fiero sostenitore. Iniziò da giovane la carriera politica e, sostenuto da Cesare, percorse tutti i gradi del cursus honorum [vedi].
Dopo la guerra africana, fu nominato nel 46 a.C. proconsole per la nuova provincia Africa nova, formata dopo la conquista della Numidia.
Al suo ritorno a Roma, accusato di malversazione e senza più il sostegno di Cesare [assassinato da partigiani della fazione senatoria (Idi di marzo del 44 a.C.)] , (—) si ritirò a vita privata, ormai deluso della vita politica, dedicandosi alla sua attività di scrittore.
Tre sono le opere che hanno tramandato la sua fama alla storia: il Bellum Catilinæ, il Bellum Iugurthinum e le Historiæ, redatte in 5 libri, in cui sono narrati gli eventi storici compresi tra il 78 a.C., anno della morte di Silla, e il 67 a.C., anno del primo consolato di Pompeo.
Nella sua ricostruzione dei motivi e delle cause della crisi della Repubblica, non sempre (—) appare ricercatore scrupoloso o critico obiettivo, non mascherando affatto la sua posizione chiaramente antisenatoria.
Ma le sue analisi storiche non potrebbero essere più precise: egli si dimostra maestro nel ricercare le cause dei fatti e nello studio psicologico degli animi e dei sentimenti dei protagonisti delle singole vicende storiche, penetrando a fondo i fenomeni sociali ed economici.
Come in genere per tutte le opere storiografiche, il contributo di (—) appare, altresì, di notevole importanza ai fini di una ricostruzione più puntuale del diritto pubblico dell’epoca repubblicana, argomento su cui, per la sua valenza politica, non di rado lo storico si sofferma.
Storico del I sec. a.C., fu contemporaneo di Caio Giulio Cesare [vedi], e fiero sostenitore. Iniziò da giovane la carriera politica e, sostenuto da Cesare, percorse tutti i gradi del cursus honorum [vedi].
Dopo la guerra africana, fu nominato nel 46 a.C. proconsole per la nuova provincia Africa nova, formata dopo la conquista della Numidia.
Al suo ritorno a Roma, accusato di malversazione e senza più il sostegno di Cesare [assassinato da partigiani della fazione senatoria (Idi di marzo del 44 a.C.)] , (—) si ritirò a vita privata, ormai deluso della vita politica, dedicandosi alla sua attività di scrittore.
Tre sono le opere che hanno tramandato la sua fama alla storia: il Bellum Catilinæ, il Bellum Iugurthinum e le Historiæ, redatte in 5 libri, in cui sono narrati gli eventi storici compresi tra il 78 a.C., anno della morte di Silla, e il 67 a.C., anno del primo consolato di Pompeo.
Nella sua ricostruzione dei motivi e delle cause della crisi della Repubblica, non sempre (—) appare ricercatore scrupoloso o critico obiettivo, non mascherando affatto la sua posizione chiaramente antisenatoria.
Ma le sue analisi storiche non potrebbero essere più precise: egli si dimostra maestro nel ricercare le cause dei fatti e nello studio psicologico degli animi e dei sentimenti dei protagonisti delle singole vicende storiche, penetrando a fondo i fenomeni sociali ed economici.
Come in genere per tutte le opere storiografiche, il contributo di (—) appare, altresì, di notevole importanza ai fini di una ricostruzione più puntuale del diritto pubblico dell’epoca repubblicana, argomento su cui, per la sua valenza politica, non di rado lo storico si sofferma.