Masse bluhmiane

Masse bluhmiane

Vengono così definiti i gruppi di brani di giuristi classici che compongono i Digesta [vedi] giustinianei.
Il nome deriva dallo studioso tedesco Bluhme (vissuto nell’Ottocento), che per primo rilevò la non casualità del lavoro dei compilatori giustinianei: ciascuna delle tre sottocommissioni istituite da Giustiniano [vedi] lavorò, infatti, su una massa di brani ben individuata; tutto il materiale raccolto venne, poi, ricondotto ad unità in un secondo momento, dalla commissione plenaria, che avrebbe riordinato i singoli gruppi di frammenti già individuati dalle sottocommissioni, per tituli, cioè argomento per argomento.
Le (—) fondamentali sono tre:
massa sabiniana, formata da 576 e 1/2 libri, tra i quali spiccano commentarii ad opere sabiniane [vedi Sabino], più qualcuno tra i commentarii all’editto pretorio di Ulpiano [vedi], Paolo [vedi] e Gaio [vedi];
massa edictalis, formata da 579 e 1/2 libri, tra i quali rientrano tutti i commentarii all’editto pretorio, di Ulpiano, Paolo e Gaio non inseriti nella massa sabiniana;
massa papinianea, formata da 292 libri, tra i quali spiccano respònsa e quæstiònes di Papiniano [vedi].
I tituli dei Digesta [vedi] nel riportare i frammenti delle masse, utilizzarono per lo più brani tratti indifferentemente da tutte e tre i gruppi; brevi sono i tituli dove si riscontrano brani espunti da una o due di esse, o addirittura appartenenti ad una quarta massa (appèndix) più esigua e composta da opere residue.
Dal punto di vista sistematico, i frammenti sono ordinati per gruppi, anche se in maniera variabile; rara è la commistione tra passi estratti da masse diverse.