Mario
Mario (Caio)
Esponente del ceto equestre e valente generale, divenne tribuno nel 119 a.C. e pretore nel 115 a.C.
Si distinse nella guerra giugurtina nel 106 a.C. e l’anno dopo ottenne il consolato grazie all’appoggio dei populàres (classe cui facevano capo i soldati e i cavalieri che ne condividevano la politica antinobiliare).
Dopo aver scongiurato la minaccia africana, (—) fu chiamato a difendere Roma dalle popolazioni germaniche (Cimbri e Tèutoni), cui fece fronte con un ingente numero di uomini, disponibili dopo la sua riforma del reclutamento.
Tale riforma apriva le fila delle legioni ai nullatenenti, i quali, in cambio del servizio prestato come volontari per una lunga ferma, ottenevano, all’atto del congedo, terre da coltivare.
All’esercito costituito da una milizia cittadina si sostituì così un esercito professionale, tecnicamente addestrato e organizzato.
Valendosi dell’esercito, così rinnovato, (—) sconfisse i Teutoni ad Aquæ Sextiæ (102 a.C.) e i Cimbri ai Campi Raudii (101 a.C.) inaugurando con queste vittorie un periodo di pace per Roma.
Acerrimo oppositore di (—) fu Silla [vedi] sostenuto, invece, dalla classe nobiliare senatoria; così già agli inizi del I sec. a.C. si profilò lo scontro tra i due esponenti delle fazioni opposte, nòbiles e populares.
Dopo alterne vicende, che culminarono con la morte di Mario (86 a.C.), Silla, sconfitti i sostenitori di lui, prevaleva sui populares, rimanendo padrone indiscusso di Roma.
Esponente del ceto equestre e valente generale, divenne tribuno nel 119 a.C. e pretore nel 115 a.C.
Si distinse nella guerra giugurtina nel 106 a.C. e l’anno dopo ottenne il consolato grazie all’appoggio dei populàres (classe cui facevano capo i soldati e i cavalieri che ne condividevano la politica antinobiliare).
Dopo aver scongiurato la minaccia africana, (—) fu chiamato a difendere Roma dalle popolazioni germaniche (Cimbri e Tèutoni), cui fece fronte con un ingente numero di uomini, disponibili dopo la sua riforma del reclutamento.
Tale riforma apriva le fila delle legioni ai nullatenenti, i quali, in cambio del servizio prestato come volontari per una lunga ferma, ottenevano, all’atto del congedo, terre da coltivare.
All’esercito costituito da una milizia cittadina si sostituì così un esercito professionale, tecnicamente addestrato e organizzato.
Valendosi dell’esercito, così rinnovato, (—) sconfisse i Teutoni ad Aquæ Sextiæ (102 a.C.) e i Cimbri ai Campi Raudii (101 a.C.) inaugurando con queste vittorie un periodo di pace per Roma.
Acerrimo oppositore di (—) fu Silla [vedi] sostenuto, invece, dalla classe nobiliare senatoria; così già agli inizi del I sec. a.C. si profilò lo scontro tra i due esponenti delle fazioni opposte, nòbiles e populares.
Dopo alterne vicende, che culminarono con la morte di Mario (86 a.C.), Silla, sconfitti i sostenitori di lui, prevaleva sui populares, rimanendo padrone indiscusso di Roma.