Marco Aurelio
Marco Aurelio (imp. 161-180 d.C.)
Fu uno dei più importanti imperatori romani. Salito al trono nel 161 d.C., (—) fece nominare coreggente il fratello Lucio Vero [vedi], instaurando, in tal modo, fino alla morte di quest’ultimo (169 d.C.) un principato a due, basato sul principio della collegialità di marca consolare.
Durante il suo principato, (—) al fine di rimpinguare le casse statali depauperate dalle spese sostenute per le guerre contro i Parti e le popolazioni germaniche dei Quadi e dei Marcomanni, dovette operare un inasprimento della pressione fiscale.
Con (—) si registrò la fine del periodo del c.d. principato adottivo, nel corso del quale la successione era stata regolata dal criterio meritocratico del migliore fra i collaboratori del prìnceps a scapito di quello dinastico: difatti, alla sua morte, ascese al trono il figlio Commodo [vedi], precedentemente già associato al suo governo.
(—) fu detto anche l’imperatore filosofo. Fu autore infatti di un’opera dal titolo Pensieri (Colloqui con se stesso), sotto forma di diario.
Il lavoro, che in origine non era destinato alla pubblicazione, è pervaso dalla morale velatamente pessimista dello stoicismo, a cui l’imperatore aderì sin da giovane.
Fu uno dei più importanti imperatori romani. Salito al trono nel 161 d.C., (—) fece nominare coreggente il fratello Lucio Vero [vedi], instaurando, in tal modo, fino alla morte di quest’ultimo (169 d.C.) un principato a due, basato sul principio della collegialità di marca consolare.
Durante il suo principato, (—) al fine di rimpinguare le casse statali depauperate dalle spese sostenute per le guerre contro i Parti e le popolazioni germaniche dei Quadi e dei Marcomanni, dovette operare un inasprimento della pressione fiscale.
Con (—) si registrò la fine del periodo del c.d. principato adottivo, nel corso del quale la successione era stata regolata dal criterio meritocratico del migliore fra i collaboratori del prìnceps a scapito di quello dinastico: difatti, alla sua morte, ascese al trono il figlio Commodo [vedi], precedentemente già associato al suo governo.
(—) fu detto anche l’imperatore filosofo. Fu autore infatti di un’opera dal titolo Pensieri (Colloqui con se stesso), sotto forma di diario.
Il lavoro, che in origine non era destinato alla pubblicazione, è pervaso dalla morale velatamente pessimista dello stoicismo, a cui l’imperatore aderì sin da giovane.