Destinàtio magistràtuum
Destinàtio magistràtuum
Procedimento elettorale attraverso cui, nell’età del Principato, venivano designati i magistrati (consoli e pretori) da eleggere.
Tale designazione veniva effettuata da 15 centurie di cavalieri e di senatori. Delle 15 centurie, dieci erano state create da una lex Valeria Cornelia del 5 d.C. e intitolate a Caio e Lucio Cesare, mentre le altre cinque erano state aggiunte da un senatusconsùltum del 19 d.C. riportato dalla Tabula Hebana [vedi] ed intitolate a Germanico.
Le centurie si componevano, al momento del voto, mediante sorteggio da parte delle tribù; la scelta da queste compiuta era pregiudizievole per l’assemblea, che doveva votare solo per i candidati presentati.
Il voto espresso dalle centurie “destinatrici” era ancor più rilevante, dal momento che esso veniva, inoltre, calcolato, ai fini del computo della maggioranza.
Alla luce degli avvenimenti che motivarono l’emanazione della lex Valeria Cornelia del 5 d.C., la dottrina ritiene che l’attribuzione di tale potere di scelta fu certamente “legata alle rivendicazioni dell’aristocrazia verso Augusto”. La lex Valeria Cornelia fu, dunque, frutto di un compromesso con la nobiltà, che ottenne, in tal modo, di poter partecipare con poteri più ampi all’elezione dei magistrati.
Procedimento elettorale attraverso cui, nell’età del Principato, venivano designati i magistrati (consoli e pretori) da eleggere.
Tale designazione veniva effettuata da 15 centurie di cavalieri e di senatori. Delle 15 centurie, dieci erano state create da una lex Valeria Cornelia del 5 d.C. e intitolate a Caio e Lucio Cesare, mentre le altre cinque erano state aggiunte da un senatusconsùltum del 19 d.C. riportato dalla Tabula Hebana [vedi] ed intitolate a Germanico.
Le centurie si componevano, al momento del voto, mediante sorteggio da parte delle tribù; la scelta da queste compiuta era pregiudizievole per l’assemblea, che doveva votare solo per i candidati presentati.
Il voto espresso dalle centurie “destinatrici” era ancor più rilevante, dal momento che esso veniva, inoltre, calcolato, ai fini del computo della maggioranza.
Alla luce degli avvenimenti che motivarono l’emanazione della lex Valeria Cornelia del 5 d.C., la dottrina ritiene che l’attribuzione di tale potere di scelta fu certamente “legata alle rivendicazioni dell’aristocrazia verso Augusto”. La lex Valeria Cornelia fu, dunque, frutto di un compromesso con la nobiltà, che ottenne, in tal modo, di poter partecipare con poteri più ampi all’elezione dei magistrati.