Còrpus iùris civìlis
Còrpus iùris civìlis
L’espressione (—), coniata da Dionisio Gotofredo alla fine del XVI secolo, indica l’intera opera realizzata su impulso di Giustiniano [vedi] (527-565 d.C.) al fine di raccogliere, in un complesso organico, gli iùra [vedi ius] e le lèges [vedi lex] vigenti, operando un armonico raccordo tra tutte le fonti di produzione del diritto romano e tra tutto il relativo materiale legislativo.
Il (—) ricomprendeva il Còdex Iustinianus [vedi], i Digesta seu Pandèctæ [vedi], le Institutiònes Iustiniani [vedi] ed il (novus Iustinianus) Codex repetìtæ prælectiònis [vedi].
Il (—) rispondeva alle esigenze pratiche, fortemente sentite: di ovviare alla difficoltà di conoscere la plurisecolare produzione legislativa e giurisprudenziale delle epoche storiche precedenti; di sopperire alla mancata conoscenza del latino nelle province orientali ed alle incertezze derivanti dalle divergenze dei manoscritti: di porre rimedio agli sconvolgimenti prodotti dalla decadenza del processo formulare. L’opera fu compiuta da una commissione di esperti scelti dal curatore dell’intera opera, il quæstor sacri palatii [vedi]. Triboniano [vedi] cui Giustiniano affidò l’incarico il 15 dicembre 530 con la constitutio [vedi] “Deo auctore”.
L’espressione (—), coniata da Dionisio Gotofredo alla fine del XVI secolo, indica l’intera opera realizzata su impulso di Giustiniano [vedi] (527-565 d.C.) al fine di raccogliere, in un complesso organico, gli iùra [vedi ius] e le lèges [vedi lex] vigenti, operando un armonico raccordo tra tutte le fonti di produzione del diritto romano e tra tutto il relativo materiale legislativo.
Il (—) ricomprendeva il Còdex Iustinianus [vedi], i Digesta seu Pandèctæ [vedi], le Institutiònes Iustiniani [vedi] ed il (novus Iustinianus) Codex repetìtæ prælectiònis [vedi].
Il (—) rispondeva alle esigenze pratiche, fortemente sentite: di ovviare alla difficoltà di conoscere la plurisecolare produzione legislativa e giurisprudenziale delle epoche storiche precedenti; di sopperire alla mancata conoscenza del latino nelle province orientali ed alle incertezze derivanti dalle divergenze dei manoscritti: di porre rimedio agli sconvolgimenti prodotti dalla decadenza del processo formulare. L’opera fu compiuta da una commissione di esperti scelti dal curatore dell’intera opera, il quæstor sacri palatii [vedi]. Triboniano [vedi] cui Giustiniano affidò l’incarico il 15 dicembre 530 con la constitutio [vedi] “Deo auctore”.