Comìtia curiàta
Comìtia curiàta [Comizi curiati]
Assemblea comiziale [vedi comitia] tipica della Roma arcaica.
I (—) assunsero contorni netti intorno al VI sec. a.C. anche se presumibilmente sono molto più antichi.
Originariamente i (—) rappresentavano l’assemblea della comunità ripartita in curiæ per riunioni di carattere sacrale, convocate nel Campidoglio da un magistrato munito di imperium [vedi].
Le curie in epoca arcaica fungevano da distretti di leva, dovendo ciascuna fornire alla civitas un contingente fisso di cento fanti e dieci cavalieri.
I (—) partecipavano alla nomina del rex. La dottrina ritiene che questi non votavano effettivamente il re, ma si limitavano a svolgere un ruolo di testimonianza e di adesione.
Tra i più importanti atti effettuati di fronte alle curie vi era l’enunciazione che il rex faceva ogni mese — con l’ausilio dei pontefici — in cui indicava i giorni fasti e nefasti.
Rientravano, infine, nelle competenze dei (—) le scelte concernenti la guerra e la pace, la nomina dei magistrati ausiliari del re ed, ancora, il voto delle leggi regie. Anche tali poteri, tuttavia, che avessero più un carattere formale che sostanziale.
Più tardi, in età repubblicana, videro ridimensionato il loro rilievo: mantenute in vita per rispetto della tradizione, svolsero esclusivamente funzioni di diritto sacro o relative ad atti solenni arcaici (adrogatio [vedi], lex curiata de imperio [vedi]), per lo più sotto la guida del pòntifex màximus [vedi].
Scomparsa l’organizzazione per curie, i (—) si riunirono senza l’effettivo intervento dei cittadini e dunque solo simbolicamente, per mezzo di littori, di numero corrispondente a quello delle curie.
Assemblea comiziale [vedi comitia] tipica della Roma arcaica.
I (—) assunsero contorni netti intorno al VI sec. a.C. anche se presumibilmente sono molto più antichi.
Originariamente i (—) rappresentavano l’assemblea della comunità ripartita in curiæ per riunioni di carattere sacrale, convocate nel Campidoglio da un magistrato munito di imperium [vedi].
Le curie in epoca arcaica fungevano da distretti di leva, dovendo ciascuna fornire alla civitas un contingente fisso di cento fanti e dieci cavalieri.
I (—) partecipavano alla nomina del rex. La dottrina ritiene che questi non votavano effettivamente il re, ma si limitavano a svolgere un ruolo di testimonianza e di adesione.
Tra i più importanti atti effettuati di fronte alle curie vi era l’enunciazione che il rex faceva ogni mese — con l’ausilio dei pontefici — in cui indicava i giorni fasti e nefasti.
Rientravano, infine, nelle competenze dei (—) le scelte concernenti la guerra e la pace, la nomina dei magistrati ausiliari del re ed, ancora, il voto delle leggi regie. Anche tali poteri, tuttavia, che avessero più un carattere formale che sostanziale.
Più tardi, in età repubblicana, videro ridimensionato il loro rilievo: mantenute in vita per rispetto della tradizione, svolsero esclusivamente funzioni di diritto sacro o relative ad atti solenni arcaici (adrogatio [vedi], lex curiata de imperio [vedi]), per lo più sotto la guida del pòntifex màximus [vedi].
Scomparsa l’organizzazione per curie, i (—) si riunirono senza l’effettivo intervento dei cittadini e dunque solo simbolicamente, per mezzo di littori, di numero corrispondente a quello delle curie.